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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E
admin
Inserito il - 30/07/2010 : 11:25:56 La rinuncia
di Pema Chodron
Traduzione di Paola Guidetti
(Tratto da Awakening Loving-kindness, Shambhala Publications, Boston 1996, pp. 111- 122.)
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Lasciar andare è rinunciare a chiudersi e a tenere lontana la vita. Si può dire che è lo stesso che aprirsi agli insegnamenti del momento presente.
Riusciamo a farlo se ci rendiamo conto che abbiamo già esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in ogni momento. Lasciare andare è rendersi conto che il desiderio di rimanere in un mondo piccino e protetto è insano. Quando iniziamo a sentire quanto è vasto il mondo e quanto sono grandi le nostre potenzialità di sperimentare la vita, allora capiamo realmente cosa sia il lasciare andare.
Quando sediamo in meditazione, sentiamo il nostro respiro mentre esce e abbiamo la sensazione di voler essere aperti al momento presente.
Poi la nostra mente vola via dietro ogni genere di storie, di pensieri e di immagini, e allora diciamo a noi stessi "pensieri". Lo diciamo con gentilezza e precisione. Mentre lasciamo andare, è rinuncia, è imparare a lasciare andare il trattenere e a lasciare andare il respingere.
Il fiume scorre veloce giù dalla montagna e poi d'un tratto rimane bloccato da grossi massi e tronchi d'albero. L'acqua non riesce più ad andare avanti malgrado la sua enorme forza ed energia. Rimane semplicemente bloccata in quel punto. È ciò che capita anche a noi. Rimaniamo bloccati allo stesso modo.
Lasciare andare alla fine dell'espirazione, lasciando andare i pensieri, è come spostare uno di quei grossi sassi, così che il fiume possa continuare a scorrere, così che la nostra energia e la nostra forza vitale possano continuare a evolvere e ad andare avanti. Non dobbiamo, per paura di ciò che ci è sconosciuto, accumulare questi massi, queste barriere, che in pratica dicono "no" alla vita.
Così, lasciare andare è vedere chiaramente come noi ci tiriamo indietro, come ci chiudiamo, come teniamo lontane certe cose, e poi è imparare ad aprire. È dire sì a tutto ciò che ci viene messo nel piatto, a tutto ciò che bussa alla nostra porta.
Come riuscire a farlo ha a che fare col venire in contatto con i nostri limiti, con i nostri ostacoli.
C'è una storia di un gruppo di persone che si arrampicano verso la cima di una montagna. La montagna è ripida. Arrivate a una certa altezza due persone guardano giù e rimangono congelate dalla paura. Non riescono ad andare oltre. Altri vanno più su ridendo e scherzando, ma man mano che la salita si fa più ripida, alcuni si spaventano e si fermano. Così proseguendo verso l'alto, molti incontrano il loro limite e si fermano.
Quelli che arrivano in cima sono felici di avercela fatta.
La morale della storia è che in realtà non fa alcuna differenza dove incontriamo il nostro limite, ma "incontrarlo", confrontarsi con esso, è la cosa importante.
La vita è un viaggio ininterrotto in cui di continuo ci confrontiamo con il nostro limite. È a quel punto che, se siamo persone che vogliono vivere, cominciamo a farci domande del tipo:
"Perché sono così spaventato? Cos'è che non voglio vedere? Perché non posso andare più avanti di così?".
Le persone che nella storia sono arrivate in cima non sono gli eroi del giorno.
Semplicemente non temono l'altezza.
Incontreranno altrove il loro limite. Quelli che si sono fermati giù in basso non sono i perdenti.
Semplicemente si sono fermati prima e così hanno imparato prima ciò che era necessario imparare.
Comunque, prima o poi, ognuno è destinato ad incontrare il suo limite.
In meditazione, creiamo una situazione in cui c'è molto spazio e possibilità di vedere con chiarezza e perciò incontriamo più facilmente i nostri ostacoli.
Come lavoriamo con questa tendenza a bloccarci e a rifiutare di fare un altro passo verso ciò che non piace o che è ignoto? Se il nostro limite, il nostro ostacolo è come un grosso muro di pietra con una porta, come possiamo imparare ad aprire quella porta e ad andare oltre, cosicché la vita diventi un processo di crescita, in cui si diventa sempre più flessibili e privi di timore?
Ogni volta che sentiamo che abbiamo incontrato il nostro ostacolo, e siamo spaventati e bloccati, possiamo riconoscerlo, se siamo abbastanza aperti da vedere ciò che sta accadendo. È già un segno della nostra vitalità il fatto che riusciamo a vederlo in modo chiaro e vivido.
Invece di pensare che abbiamo sbagliato, possiamo riconoscere il momento presente e il suo insegnamento. Possiamo ascoltare il messaggio, che consiste nel fatto che semplicemente stiamo dicendo "no".
Allora, le istruzioni non sono di farsi avanti a testa bassa per sistemare tutta la faccenda, ma di ammorbidirsi, di mettersi in contatto col nostro cuore e sviluppare un atteggiamento di generosit à e di empatia verso noi stessi. Il viaggio del risveglio è un viaggio in cui di continuo ci si trova a confrontarsi con grosse sfide e proprio in quei momenti si impara ad ammorbidirsi e ad aprirsi.
In altre parole, ciò che ci paralizza è qualcosa che ha a che fare con l'irrigidimento e il rifiuto. E il lasciare andare, la rinuncia a quell'atteggiamento, consiste semplicemente nel sentire nel cuore quello che sta accadendo, lasciare che ciò che sta accadendo tocchi il cuore.
Ti ammorbidisci e provi empatia per la situazione un po' difficile in cui ti trovi e per la comune condizione umana. Ti ammorbidisci al punto che puoi stare veramente lì seduto in compagnia di quelle sensazioni o sentimenti di disagio e permettere che essi ti ammorbidiscano ancora di più.
Tutto il viaggio del lasciare andare, o meglio dell'iniziare a dire sì alla vita, è prima di tutto rendersi conto che ci si è scontrati col proprio limite, che tutto in noi sta dicendo no, e allora, a quel punto, cominciare ad ammorbidirsi.
Questa è ancora un'altra opportunità di sviluppare affettuosa gentilezza nei nostri confronti, il che si trasformerà poi in un giocoso senso di libertà.