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Inserito il - 06/08/2010 : 10:23:52 La consapevolezza del respiro
di Mario Thanavaro
(uno dei fondatori del Monastero Santacittarama)
Queste sono alcune istruzioni che il Buddha stesso, secondo le scritture contenute nel canone in lingua Pali della tradizione buddhista Theravada, ha dato sul metodo della piena consapevolezza e sulla tecnica del respiro che nella lingua páli viene chiamata Ánápánasati. La parola Ánápána indica il respiro nelle due fasi di inspirazione ed espirazione; Sati, parola importante nella pratica spirituale, significa consapevolezza. La consapevolezza viene coltivata in meditazione attraverso oggetti specifici per riportarci alla presenza mentale; uno di questi è il respiro. La sua particolarità è che caratterizza la vita di tutti gli esseri senzienti o almeno di quelli che respirano. Respirare bene ci dà un profondo senso di benessere. Quando non è così a causa di una malattia o anche di un’agitazione emotiva, tutto l’organismo ne risente e conseguentemente il nostro stato d’animo viene danneggiato da questa mancanza di ossigeno e di circolazione libera dell’energia. Il respiro infatti, nel suo aspetto più sottile, convoglia l’energia all’interno del nostro corpo; questa viene chiamata prana, secondo la tradizione indiana (nella tradizione taoista si parla di chi/vapore, mentre nel buddhismo tibetano lo si chiama rlung/vento; gli antichi greci lo chiamavano pneuma/spirito-vento e gli ebrei ruach/soffio-vento). Il prana, ci infonde vitalità grazie all’aria che viene immessa nel corpo attraverso la respirazione e questa energia è simile all’elettricità e ci infonde luce. Dunque noi portiamo energia vitale, luce, vita all’interno del nostro corpo, affinché tutto ciò che non fluisce, a partire dall’aria stagnante e dall’anidride carbonica all’interno dei polmoni, possa fuoriuscire. Con questa particolare consapevolezza possiamo cogliere il senso della vita nel suo alternarsi di prendere e lasciare, pieno e vuoto, inizio e fine, vita e morte. Il Buddha afferma che la meditazione della piena consapevolezza del respiro, se applicata costantemente e sviluppata, porta grandi vantaggi e grandi ricompense, calma e concentra la mente e la predispone al Risveglio.
MEDITAZIONE GUIDATA SUL RESPIRO
Respira pure profondamente.
Permetti all’aria di entrare e di ripulire il corpo. Ad ogni espirazione lascia andare l’aria stagnante e, sempre con l’espirazione, lascia andare le tensioni, le preoccupazioni e gli affanni della vita.
Entra nell’esperienza dell’abbandono lasciando andare ogni resistenza.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Permetti all’aria di entrare e di ripulire il corpo. Ad ogni espirazione lascia andare l’aria stagnante e fai spazio ad un nuovo respiro.
Inspira ed espira.
Rilassa tutto il corpo.
Inspira ed espira.
Calma e rasserena la mente.
Inspira ed espira.
Apri il cuore all’amore e alla compassione
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Ad ogni espirazione lascia andare ogni tensione, preoccupazione ed affanno e lascia pure andare i pensieri.
I pensieri sono come nuvole nel cielo e le nuvole non possono annientare il sole.
Hai mai visto il sole?
Hai mai visto il sole?
Hai mai visto il sole?
I pensieri sono come nuvole nel cielo che appaiono, veleggiano per un attimo e poi scompaiono.
Senza né trattenerli né respingerli, senza aggiungere o sottrarre alcunché, abbandonando ogni attrazione e repulsione nel qui ed ora in piena consapevolezza osserva, non distrarti.
Osserva, non distrarti.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Respira pure profondamente. Lascia che il respiro scenda fino ad interessare la zona addominale. Fino a diventare calmo e profondo.
Calmo e profondo.
Calmo e profondo.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Cogli il ritmo del tuo respiro. Ascoltalo.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Lascia pure andare i pensieri. I pensieri sono come le nuvole nel cielo e le nuvole non possono annientare il sole. Senza né trattenerli né respingerli, senza aggiungere o sottrarre alcunché. Abbandonando ogni attrazione e repulsione nel qui ed ora in piena consapevolezza osserva.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira.
Inspira ed espira, rilassa tutto il corpo.
Inspira ed espira, calma e rasserena la mente.
Inspira ed espira.
Apri il cuore all’amore e alla compassione
La consapevolezza del respiro in 16 fasi
Quando il praticante ha raggiunto una certa familiarità con il respiro e una maggiore consapevolezza del suo movimento può iniziare la pratica della consapevolezza del respiro in 16 fasi che viene insegnata dal Buddha nel modo seguente:
- Primo respiro: Inspirando un respiro lungo so di inspirare un respiro lungo. Espirando un respiro lungo so di espirare un respiro lungo.
Proprio in questa semplice istruzione c’è la chiave della consapevolezza. Per quanto sia sottile l’azione di un respiro, la presenza mentale ci permette di essere pienamente coscienti di quanto accade.
- Secondo respiro: Inspirando un respiro corto so di inspirare un respiro corto, espirando un respiro corto so di espirare un respiro corto.
Sembra una cosa molto facile, ma chi ha fatto la pratica della meditazione può sapere quanto sia difficile a volte essere consapevoli del respiro. Questi due respiri ci permettono di eliminare la distrazione e i vari pensieri. Dunque la pratica fa del respiro un oggetto della concentrazione-consapevolezza allo scopo di riportare la mente allo stato di calma concentrata, permettendo alla presenza mentale di metterci in contatto con la vita nel momento presente. Respirare con consapevolezza ci fa tornare a noi stessi e alla vita. La distrazione è l’assenza di presenza mentale, è la via della morte, mentre la consapevolezza è la via del Dhamma[1].
- Terzo respiro: Inspirando sono consapevole di tutto il corpo, espirando sono consapevole di tutto il corpo.
Questo respiro ci mette in grado di contemplare il corpo, di essere in contatto diretto con il corpo. La consapevolezza del corpo nella sua interezza e nelle sue varie parti ci consente di vederne la meravigliosa presenza e il processo di nascita e morte che nel corpo si dispiega. Nella pratica di cui parlavamo in precedenza si può arrivare per mancanza di saggezza alla negazione, alla soppressione del corpo. Qui invece si arriva, con la consapevolezza del corpo, al senso di presenza del corpo e alla consapevolezza della nascita e della morte che nel corpo si realizza. In medicina si parla di un continuo cambiamento delle cellule e di tutta la struttura fisica del corpo, per cui non possiamo mai dire di essere noi stessi o sempre gli stessi perché anche biologicamente c’è un continuo cambiamento.
- Quarto respiro: Inspirando calmo e rassereno tutto il corpo, espirando calmo e rassereno tutto il corpo.
Questo respiro instaura tranquillità e pace in tutto il corpo e porta a uno stato in cui la mente, il corpo e il respiro sono un’unica, armoniosa realtà.
- Quinto respiro: Inspirando provo gioia, espirando provo gioia.
Chi lo direbbe che basta un solo respiro in piena consapevolezza per darci gioia!
- Sesto respiro: Inspirando provo felicità, espirando provo felicità.
Con questi due respiri entriamo nel dominio delle sensazioni: gioia e felicità sono sensazioni molto diffuse in tutto il corpo. Questi due respiri creano pace e gioia che sono di nutrimento alla mente e al corpo. Grazie alla cessazione della distrazione e dei vari pensieri, ritorniamo a noi stessi, consapevoli del momento presente. Gioia e felicità nascono allora, dentro di noi. Dimoriamo nelle meraviglie della vita, assaporando la pace e la gioia che dona la presenza mentale. Grazie al contatto con le meraviglie della vita, possiamo trasformare le sensazioni neutre in sensazioni piacevoli. Ecco come questi due respiri danno origine a sensazioni piacevoli.
- Settimo respiro: Inspirando sono consapevole dell’attività della mente, espirando sono consapevole dell’attività della mente.
- Ottavo respiro: Inspirando calmo e rassereno le attività della mente, espirando calmo e rassereno le attività della mente.
Questi due respiri mettono in grado di vedere in profondità nelle sensazioni spiacevoli, piacevoli e in quelle neutre, consentendo di rasserenarle e calmarle. Qui, attività della mente significa sensazione. Se siamo consapevoli delle sensazioni e ne vediamo in profondità le cause e la natura, possiamo controllarle e renderle calme e serene anche in presenza di pensieri spiacevoli sorti dal desiderio, dall’ira e dall’invidia.
- Nono respiro: Inspirando sono consapevole della mente, espirando sono consapevole della mente.
Cosa si intende per la mente? Tutto ciò che ci può apparire sullo schermo mentale: ricordi, immagini, pensieri.
- Decimo respiro: Inspirando calmo e rassereno la mente, espirando calmo e rassereno la mente.
Dunque, prima consapevolezza della mente e poi un’azione calmante. È importante saper fare questo per non subire passivamente le condizioni che si vengono a creare nel nostro organismo, e acquisire una minima capacità di intervento per pilotare la propria mente.
- Undicesimo respiro: Inspirando concentro la mente, espirando concentro la mente.
Di solito vengono date istruzioni dettagliate per concentrare la mente, servendosi del respiro. Normalmente l’attenzione viene rivolta al respiro all’entrata delle narici, nell’area compresa tra il labbro superiore e la punta del naso ed è qui che va focalizzata l’attenzione. In questo caso specifico l’attenzione va rivolta alla sensazione in questo punto poiché, nel momento dell’inspirazione, è particolarmente sensibile. La concentrazione sulla sensazione ci permette di individuare la consistenza vibratoria energetica in questo punto preciso, mentre l’osservazione del respiro non come sensazione ma come vero e proprio flusso di aria che entra ed esce dalle narici, ci permette di entrare in contatto con l’elemento aria, che è l’elemento più vicino alla natura del nostro pensiero. L’aria è in continuo movimento, in continuo mutamento e questo avviene anche nei nostri pensieri. Non a caso una delle pratiche meditative in cui si rivolge l’attenzione al respiro e successivamente ai pensieri, ci indica, per analogia, che i pensieri sono simili alle nuvole che si formano nel cielo ma non possono mai essere considerate fisse in una forma perché sono in continuo, lento mutamento, senza sosta, così come i nostri pensieri sono in perenne trasformazione.
- Dodicesimo respiro: Inspirando libero la mente, espirando libero la mente.
Quando noi diamo maggiore attenzione al momento dell’esalazione dell’aria, abbiamo un vero e proprio senso di liberazione. Questo senso di liberazione viene fatto anche spontaneamente nei momenti di tensione o quando ci lasciamo andare; mentre l’accelerazione o il trattenere il respiro è un indice di conflittualità, di sforzo, di attrito. Ripetere: inspirando libero la mente, espirando libero la mente.
Con questi quattro respiri entriamo nel dominio della mente. Il nono respiro consente di riconoscere tutti gli stati mentali quali le percezioni, il pensiero, la discriminazione, la felicità, la tristezza, il dubbio.
Che cos’è la mente? Secondo l’analisi del Buddha è percezioni, pensieri e formazioni mentali. Secondo la tradizione orientale per mente si intende l’insieme di mente-cuore. Questi stati vengono riconosciuti e osservati per vedere, in profondità, l’attività mentale. L’osservazione e il riconoscimento dell’attività mentale porta alla concentrazione della mente che si calma e si rasserena. Ciò avviene nel decimo e undicesimo respiro. Il dodicesimo consente di sciogliere tutti gli ostacoli mentali. Illuminando la mente possiamo vedere le cause delle formazioni mentali e superare gli ostacoli.
- Tredicesimo respiro: Inspirando osservo la natura impermanente di tutti i dhamma, espirando osservo la natura impermanente di tutti i dhamma.
In questo contesto per dhamma si intende tutti i fenomeni, tutto ciò che è percepibile, tutto ciò che viene vissuto sul piano esperienziale. In questo caso si intende la verità ultima di questi fenomeni, dunque non solo la verità causale per quello che appare e per come viene concepita, ma anche la verità più profonda.
- Quattordicesimo respiro: Inspirando osservo la cessazione di tutti i dhamma, espirando osservo la cessazione di tutti i dhamma.
A volte si accende in noi improvvisamente la rabbia o la gelosia, emozioni molto profonde che si innescano sulla base di una percezione. Ma se noi siamo in grado di comprendere la natura del dhamma e riconoscerlo come accensione sul piano della percezione, saremo in grado anche di sdrammatizzare, cioè di non scaricare sull’azione scorretta di un’altra persona tutto il nostro bagaglio emotivo che in molti casi non farà che aggiungere petrolio sul fuoco.
Ma il voler cancellare le emozioni, la nostalgia, il rimorso, il malumore, il rammarico, è un grosso pericolo, perché sono una porta di accesso alla conoscenza di noi stessi e soprattutto di apertura del nostro cuore, perché quando si supera la barriera di fuoco delle emozioni, ci si ritrova nella luce. Le emozioni si presentano nella loro passionalità come fuoco fuligginoso e quindi accecano. Però se sappiamo vedere oltre, e qui sta la nostra capacità di discernimento, non ci intrappolano all’incidente, al contingente.
- Quindicesimo respiro: Inspirando contemplo la liberazione, espirando contemplo la liberazione.
- Sedicesimo respiro: Inspirando contemplo il lasciare andare, espirando contemplo il lasciare andare.
Con questi quattro respiri entriamo nel dominio degli oggetti mentali e concentriamo la mente per vedere la vera natura dei dhamma. Prima viene l’osservazione della natura impermanente: essendo impermanenti, devono cessare. Comprendendo con chiarezza la natura impermanente e rivolta alla dissoluzione di tutti i dhamma, ci sleghiamo dal ciclo infinito di nascita e morte. Così facendo, lasciamo andare e otteniamo la liberazione. Lasciare andare non significa rifiutare o fuggire la vita, ma non trattenere desiderio e attaccamento, liberandoci dalla sofferenza del ciclo infinito di nascita e morte a cui tutti i dhamma sono soggetti. Solo lasciando andare e sperimentando la liberazione, possiamo vivere gioiosi e in pace dentro la vita stessa. Nulla ci lega più.
Così il Buddha insegnò a osservare in profondità il corpo, le sensazioni, la mente e gli oggetti mentali attraverso sedici tipi di respiro consapevole.
1
[1] In questo contesto il termine Dhamma in páli (sanscrito Dhamma) viene adoperato non nel suo significato di insegnamento del Buddha, ma nel significato di verità ultima, imperitura. Nei testi antichi della tradizione buddhista, infatti, ricorre sovente la definizione Aankhata Dhamma, ‘la Verità Incondizionata’, o Amata Dhamma, la ‘Verità Immortale’.
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