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 I vostri cuori all’unisono con le mie parole

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 25/09/2009 : 09:55:48
Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole

di Mohandas Karamchand Gandhi

(Agosto 2008 - In questi giorni è stato ritrovato l’audio completo di
questo discorso di Gandhi: oggi più che mai, un omaggio alla
riflessione di tutti.)

(Discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni
interasiatiche, New Delhi, 2 aprile 1947. Traduzione e commento a cura
di Tara Gandhi)

Signora Presidente e amici, non credo di dovermi scusare con voi per
il fatto che sono costretto a parlare in una lingua straniera. Chissà
se questi altoparlanti porteranno la mia voce fino ai confini di
questo immenso pubblico. Quelli di voi che sono lontani possono alzare
la mano, se sentono quello che dico? Sentite? Bene. Bene, se la mia
voce non vi giunge, non è colpa mia, ma colpa degli altoparlanti.

Quello che volevo dirvi è che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti
i delegati che si sono riuniti qua da tutta l’Asia, e gli osservatori
– ho imparato questa parola pronunciata da un amico americano che
disse: “Non sono un delegato, sono un osservatore”. Di primo impatto
con lui, vi assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a
me un americano e gli dico: “Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi
lasciassi stare”. Potete immaginare un americano che mi lasci stare?
Non lui e, quindi, ho dovuto parlargli.
Quello che volevo dirvi è che il mio idioma per me madrelingua, non lo
potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il
linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo prima di
rivaleggiare con un linguaggio internazionale.

Se ci deve essere rivalità, c’è rivalità tra francese e inglese. Per
il commercio internazionale, indubbiamente l’inglese occupa il primo
posto. Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando
studiavo da ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e
se volevi andare da una parte all’altra dell’Europa dovevi provare ad
imparare un po’ di francese, e quindi ho provato ad imparare qualche
parola di francese per riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve
essere rivalità, la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese.
Quindi, avendo imparato l’inglese, è naturale che faccia ricorso a
questa parlata internazionale per rivolgermi a voi.

Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei
pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il
tempo. Però ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi
qualche parola. Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo
pezzo di carta ed una matita. Ho ricevuto una penna invece di una
matita. Ho provato a scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà
sentirmi dire che quel pezzo di carta non è qui con me. Ma questo non
importa, ricordo cosa volevo enunciare, e mi sono detto: “I miei amici
non hanno visto la vera India, e non ci stiamo incontrando in una
conferenza nel cuore della vera India”.
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte grandi
città e quindi, hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state
fatte, magari eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli
inglesi. Poi ho pensato ad un breve saggio – credo che dovrei
chiamarlo così – che era in francese.

Era stato tradotto per me da un amico anglo-francese, e lui era un
filosofo, era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la
sua amicizia senza che io lo conoscessi, perché lui parteggiava per le
minoranze ed io rappresentavo, assieme ai miei connazionali, una
minoranza senza speranze, e non solo senza speranze ma una minoranza
disprezzata.

Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo
tutti “coolies” [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un
insignificante avvocato “coolie”. A quei tempi non avevamo dottori
“coolie”, non avevamo avvocati “coolie”. Ero il primo nel campo. Ma
sempre un “coolie”.
Magari sapete cosa si intende con la parola “coolie” ma questo mio
amico, si chiamava Krof – sua madre era francese, suo padre inglese –
disse: “Voglio tradurre per te una storia francese”. Mi perdonerete,
chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli errori qua e
là, ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento principale.

C’erano tre scienziati e – ovviamente è una storia inventata – tre
scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall’Europa alla ricerca
della “Verità”. Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato
quella storia, che se bisogna cercare la verità, non la si trova su
suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche in America. Questi tre
grandi scienziati andarono in parti diverse dell’Asia.

Uno trovò la strada per l’India e diede inizio alla sua ricerca.
Raggiunse le cosiddette città di quei tempi. Naturalmente, ciò avvenne
prima dell’occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, così è
come ha illustrato la storia l’autore francese, ma visitò comunque le
città, vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino
a che non si addentrò in un’umile casa, in un umile villaggio, e
quella casa era una casa Bhangi, e trovò la verità che stava cercando,
in quella casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse 2 o 3
bambini (lo dico come me lo ricordo) e poi lui descrive come la trovò.

Tralascio tutto questo. Voglio collegare questa storia a quello che
voglio dire a voi, che se volete vedere il meglio dell’India, dovete
trovarlo in una casa Bhangi, in un’umile casa Bhangi, o villaggi
simili, 700.000 come ci insegnano gli storici inglesi. Un paio di
città qua e là, non ospitano neanche qualche crore [unità di misura
indiana che equivale a 10 milioni] di persone. Ma i 700.000 villaggi
ospitano quasi 40 crore di persone. Ho detto quasi perché potremmo
togliere una o due crore che stanno in città, comunque sarebbero 38
crore. E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la
vera India, per cosa saranno venuti?

Ho poi pensato che vi pregherò di immaginare quest’India, non dal
punto di vista di questo immenso pubblico ma per come potrebbe essere.
Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei francesi o altre
ancora. Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche villaggio
dell’India e allora troverà la vera India. Oggi farò anche questa
ammissione: non ne sarete affascinati alla vista. Dovrete raschiare
sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi. Non voglio
dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono veramente dei
mucchi di letame; non erano così prima, di questo sono abbastanza
certo.

Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto io stesso
dell’India, fisicamente con i miei occhi; e io ho viaggiato da una
parte all’altra dell’India, ho visto i villaggi, i miserabili
esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita, eppure sono l’India, e
ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame
troviamo gli umili Bhangis, dove troverete un concentrato di saggezza.
Come? Questa è una grande domanda. Bene, allora voglio illustrarvi un
altro scenario. Di nuovo, ho imparato dai libri, libri scritti da
storici inglesi, tradotti per me.

Tutta questa ricca conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in
India attraverso i libri inglesi, attraverso gli storici inglesi, non
che non ci siano storici indiani ma neanche loro scrivono nella loro
madrelingua, o nella loro lingua nazionale, Hindustani, o se preferite
chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu, due forme della stessa lingua. No,
ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi, magari gli
originali, ma attraverso gli inglesi in inglese, questa è la conquista
culturale dell’India, che l’India ha subito. Ma ci dicono che la
saggezza è arrivata dall’Occidente verso l’Oriente. E chi erano questi
saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente. Fu seguito dal Buddha.
Lui apparteneva all’Oriente, apparteneva all’India. Chi ha seguito il
Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia. Prima di Gesù ci fu Musa, Mosè, che
apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con Badshah Khan e
Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mosè appartenesse alla
Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesù, poi Mohammad.

Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir,
tralascio le altre luci, non le chiamerò luci minori, ma sconosciute
in Occidente, sconosciute al mondo letterario. In ogni modo, non
conosco una singola persona che possa uguagliare questi uomini d’Asia.
E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente, si è
trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia lettura. Non
dirò altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi e
per farvi capire, se il mio povero discorso può farvi capire, che lo
splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le città indiane
non è la vera India.

Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace,
vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di
questo massacro non deve oltrepassare i confini dell’India, ma quello
che voglio voi capiate, se potete, è che il messaggio dell’Oriente,
dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o
imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica
dell’Occidente. Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente,
deve essere un messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”.

Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per
favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche
con la vostra comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non
voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori
all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà
compiuto. Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba
conquistare l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico
ieri: “Se credevo in un mondo unico?”. Certo, credo in un mondo unico.
Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di
amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato?
Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di
democrazia, nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete
esprimere questo messaggio con maggiore enfasi.

Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente, non attraverso la
vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento voglio
ovviamente includere l’Africa, e spero che quando vi reincontrerete in
India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi, nazioni
sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno
ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre
menti, e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente
ci hanno lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo
degni di questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la
conquista dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista
sarà amata anche dall’Occidente stesso.

L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi è
disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa
una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione
del mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un
vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel
diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta
a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare
il mondo dalla malvagità, da quel peccato. Questa è la preziosa
eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato.

M. K. Gandhi







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