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 La disumanizzazione della medicina

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 20/11/2009 : 10:54:58
La disumanizzazione della medicina
dalla vivisezione animale a quella umana

di Marcello Pamio, dal libro "Imperatrice nuda" di Hans Ruesch

Malattie in costante crescita
Gli esperti in televisione ci confortano dicendo che le malattie sono in diminuzione, che la vita media si è allungata e quindi dobbiamo essere tutti felici e contenti.
Eppure, dati alla mano, le patologie cardiovascolari e tumorali stanno decimando l’opulento occidente (nel 2005 i morti per cardiopatie sono stati oltre 17 milioni, mentre nel 2007 per cancro circa 9 milioni); le malattie artritiche e reumatiche stanno invalidando sempre più persone; il diabete porta alla morte circa 3 milioni di persone ogni anno; le leucemie, soprattutto infantili, sono in paurosa crescita e quelle persone che arrivano intorno agli ottanta, sono imbottite di farmaci e sempre più spesso presentano l'Alzheimer.
E allora, come la mettiamo con le parole degli esperti? Chi ha ragione: gli esperti o la vita stessa?
L’altra cosa interessante è che stiamo parlando proprio di quelle malattie per le quali la “ricerca scientifica”, l’unica riconosciuta vera, più si è accanita su poveri animali.
Domanda: a cosa serve allora, torturare, vivisezionare e massacrare ogni anno milioni di vittime innocenti, per non risolvere assolutamente nulla? E se anche ci fosse stato un risultato, dal punto di vista umano, morale e spirituale avrebbe senso “curare” da una parte e produrre sofferenza dall’altra?
Cerchiamo di fare un po’ d’ordine mentale.

Durata della vita
La durata media della vita, verso fine XIX° secolo, si era prodigiosamente allungata con la reintroduzione dell’igiene ippocratica, a seguito delle migliorate condizioni economiche e alimentari, per poi cessare di crescere. Questo è il motivo per cui in molte nazioni del mondo si accusa da qualche anno una leggera flessione, smentendo le ottimistiche previsioni dell’OMS stessa.
Le persone più longeve del mondo sono quelle che vivono lontane dalle farmacie e che adottano uno stile di vita sano, moderato e sobrio!
Negli Stati Uniti, la durata media della vita non è aumentata nell’ultimo ventennio, nonostante l’arsenale terapeutico a disposizione; quello che invece è aumentato è il periodo di degenza medio. Quindi gli americani oggi non vivono più a lungo dei loro padri, ma soffrono di più, cioè trascorrono più giorni in ospedale prima di morire (mantenuti in vita – se così si può chiamare – con flebo, trasfusioni, farmaci, polmoni artificiali, dialisi, trapianti, ecc.).
Secondo Ivan Illich, autore del discusso libro “Nemesi medica”, un inglese su cinque che soffre d’insufficienza renale riceve il raro privilegio di morire a fuoco lento grazie a quello strumento di tortura che è il rene artificiale.
La storia insegna che c’erano molti più longevi nell’antichità, quando non si parlava di medicine, esami clinici, screening, esami diagnostici, ecc.
Pitagora per esempio giunse all’età di 91 anni, Sofocle a 92, Seneca a 94 anni, Eraclito a 96.
A quei tempi chi moriva giovane, moriva quasi sempre in battaglia o perché veniva avvelenato. Oggi è molto difficile morire in guerra, ma è assai più facile morire per avvelenamento da farmaci e/o vaccini!

La dietetica e igiene di Ippocrate
Ippocrate di Cos è considerato il più grande medico dell’antichità e probabilmente la sua sapienza non è mai stata sorpassata!
Visse tra il 5 e 4 secolo a.C. e gli studiosi concordano che da lui provengono tutti i migliori insegnamenti antichi sulle epidemie, le febbri, l’epilessia, la differenza tra tumori maligni e benigni, la salute in genere e soprattutto l’importanza dell’igiene e dei valori etici in medicina.
Grande clinico, osservava attentamente il malato e lo aiutava a lasciarsi guarire dalla Vis Suprema Guaritrix, la Natura.
Solo la Natura può guarire! Il compito del medico dovrebbe essere quello di accompagnare per mano il suo assistito, di rafforzare le sue capacità risanatrici naturali ( la Vis Medicratix Naturae), di guidarle e soprattutto di non ostacolarle (Primum non nocere).
Oggi il medico, avendo perduto questa importantissima Arte (“ars medica”), imbottisce di farmaci il malato fino alla morte.
Il trattamento medico secondo Ippocrate è essenzialmente quello dietetico, perché attraverso il cibo corretto e il non-cibo, cioè il digiuno, le forze interiori dell’uomo si rigenerano. L’altra cosa fondamentale è l’igiene, cioè la pulizia esterna del corpo e interna dell’anima.

Galeno
Galeno (130-200 d.C.) entusiastico vivisettore, fu il primo medico della storia a dimostrare, suo malgrado, la dannosità delle esperienze vivisezioniste per la scienza medica; esperienze purtroppo che divennero fonte di errori clamorosi, che si protrarranno per oltre 1500 anni.
Le convinzioni monoteistiche di Galeno fecero sì che più tardi la Chiesa eleggesse il suo lascito scientifico a “dottrina medica ufficiale”. Per secoli, chi metteva in dubbio un’affermazione galenica era un eretico e doveva ricredersi sotto la scure o il fuoco della Santa Inquisizione. Questo assicurò all’umanità per quindici secoli la perpetuazione di errori fatali, provenienti dalle osservazioni che Galeno aveva fatto nel corso delle sue vivisezioni animali.

Gli errori galenici
Col passare del tempo, i precetti umani e igienici e dietetici di Ippocrate vennero spazzati via, dimenticati.
Secondo Plinio, il romano era stato un popolo sano durante il periodo iniziale dell’Impero e anche prima, grazie all’igiene assicurata dagli acquedotti, fognature e dall’uso delle terme.
A poco a poco, le regole semplici come una dieta sana e una rigorosa pulizia del corpo, non fecero più presa su un popolo a cui i nuovi medici predicavano la necessità della magia, degli amuleti e dell’astrologia.
Il graduale abbandono dell’igiene ippocratica rendevano sempre più pericolosi gli interventi chirurgici, che non solo in Oriente e nell’antico Egitto, ma anche nella Roma del Primo Impero avevano raggiunto un alto livello di sviluppo. Per questo vennero ridotti al minimo.
Nel Medioevo l’evoluzione culturale era ancora lentissima e in molte arti e tecnologie si era addirittura andati a ritroso: il progresso umano si è alternato con lunghi periodi d’inspiegabile regresso.
Gli insegnanti di anatomia non conoscevano altri testi che quelli di Galeno: la donna per esempio aveva due uteri, uno per i figli maschi e l’altro per le femmine!
Molti altri errori ebbero gravissime conseguenze nei secoli seguenti, come l’insegnamento che il pus era un buon segno ed essenziale alla guarigione di una ferita e che la frutta era dannosa per la salute!
Forse l’errore più catastrofico per l’umanità, l’errore che diede avvio alle grandi epidemie del Medioevo, fu l’abbandono delle regole igieniche di Ippocrate. Galeno le considerava come una antica superstizione, avendo osservato che gli animali vivevano benissimo senza lavarsi le zampe e le loro ferite si rimarginavano anche senza alcuna cura.

Paracelso
Il medico-filosofo-alchimista Paracelso aveva compreso questi pericolosi errori e in aula bruciò le opere di Galeno. Per questo affronto alla scienza considerata ufficiale dalla chiesa, fu cacciato dall’Università di Basilea dove insegnava anatomia.
Invano lo svizzero Paracelso aveva tentato di rispolverare l’igiene e la dietetica ippocratica, ma nel Medioevo, magia, superstizione e religione, in mezzo ad una sporcizia inconcepibile, dominavano l’arte medica.

Il nuovo galenismo
Si può datare l’inizio della dottrina incentrata sulla vivisezione nel 1865, allorché apparve l’opera che in Francia viene considerata uno dei due capolavori della sua letteratura scientifica, a pari merito con il “Discorso sul metodo” di Cartesio, e cioè l’ ”Introduzione allo studio della medicina sperimentale” di Claude Bernard.
Considerato genio universale, Claude Bernard, fu invece uno scrittore drammaturgo fallito che s’indirizzo verso la medicina, dove però non ebbe migliori risultati, quando venne bocciato – come molti colleghi vivisettori – all’esame di abilitazione per l’esercizio della professione medica.
Le sue numerosissime vivisezioni con animali vivi lo portarono a risultati assolutamente contradditori, che lo spinsero a moltiplicare gli esperimenti e con questi le confusioni.
Il suo metodo preferito per scoprire i segreti della vita, era quello di distruggere un organo, ossia estirparlo, per poi osservare l’animale tenendolo in vita il più a lungo possibile, sino a praticargli la respirazione artificiale. Il tutto ovviamente in nome della “scienza”.
Nel suo “capolavoro” letterario, troviamo riportato il suo motto: “tutto ciò che si ottiene con gli animali è perfettamente concludente per l’uomo”[1]

Nessuno dei tanti errori che il galenismo aveva imposto in quindici secoli al mondo occidentale (dimenticando l’igiene e la dietetica di Ippocrate) è paragonabile, per gravità e conseguenze, a questo errore fondamentale che Claude Bernard ha tramandato a generazioni di medici, fisiologici e biologi. Errore purtroppo assurto a dogma dalla medicina ufficiale, quasi interamente basata sulla disumana e ascientifica vivisezione animale.
In pratica tutto quanto concerneva l’organismo vivente poteva essere ridotto a formula precisa, ossia a materia inerte.
Il quadro si è complicato ulteriormente da quando la ricerca medica si è data totalmente alla biologia: ossia pretende di applicare una scienza esatta come la chimica, alla vita organica (biologia), e per di più estrapolando all’uomo i risultati ottenuti su animali (altro regno della Natura).
Questo è il motivo per cui la medicina ufficiale - basata su tali gravissimi errori – non ottiene risultati nella cura delle malattie; questo è anche il motivo per cui è destinata al fallimento totale. In biologia non esiste standardizzazione, le reazioni individuali variano sempre, sia tra uomini, che tra animali, che tra le piante.

La gabbia mentale
“L’uomo è sempre incline ad accettare come una verità ciò che gli è stato insegnato”[2], parola di Claude Bernard!
Essendo per natura un animale gregario e conformista, l’uomo tende ad adattarsi alla maggioranza, sia nell’ambito mentale che in quello materiale.
Il pensiero umano si è sempre mosso entro una gabbia ben delimitata, in conformità alla propria epoca.
Ecco un esempio per tutti: il grande filosofo e pensatore Aristotele, affermava che un grosso sasso cade più velocemente di uno piccolo. Più che l’errore in sé, oggi quello che appare stupefacente è come non sia venuto in mente a nessuno per secoli e secoli di controllare questa affermazione con un semplicissimo esperimento. Si dovette attendere l’enunciazione di Cartesio e le prove di Galileo.
La gabbia si sposta nel corso dei secoli, ma il pensiero umano, tranne poche eccezioni, continua a rimanere confinato entro i limiti della gabbia stessa, da cui non può evadere.

Il metodo cartesiano
Scrollatisi di dosso il giogo oscurantista del Medioevo, gli uomini si davano anima e corpo alla sperimentazione.
La scienza cosiddetta sperimentale aveva cominciato a modificare la faccia del mondo con l’apparizione nel 1637 del “Discorso sul metodo” di Cartesio, che insegnava all’uomo un nuovo modo di pensare, dando l’avvio alla moderna tecnologia.
Ma questo “nuovo mondo” nascondeva il pericolo di un sapere freddo e meccanicista.
Cartesio (che praticò tra le altre cose anche la vivisezione) credendo in una biologia meccanicista diede inizio al più grande errore della scienza moderna.
Il metodo di Cartesio allargò rapidamente i confini del sapere, ma sprezzando deliberatamente il pensiero filosofico e l’intuito, sostituì un nuovo e macroscopico errore agli errori precedenti: errore che conteneva il seme della futura disfatta perché indusse gli scienziati ad allontanarsi, dalla Verità.
Negando l’esistenza di tutto ciò che non è dimostrabile (metodo empirico), essi si separarono dalla realtà della vita.

La disumanizzazione
Nemmeno Claude Bernard poteva immaginare che solo cinquant’anni dopo la disumanizzazione alla quale aveva tanto contribuito con l’esempio e la parola, si sarebbe sperimentata la vivisezione umana su decine di migliaia di individui (i prigionieri nei campi di sterminio nazisti), e non da parte di spietati aguzzini carcerari, ma da parte di medici titolati e cattedratici, allevati e istruiti nella scuola vivisezionista di cui egli era stato il principale apostolo.
Possiamo affermare che la disumanizzazione inizia con quel primo esperimento a cui lo studente (di medicina) è obbligato ad assistere. Negli Stati Uniti si parte dalle elementari…
“Il costante dilagare del mondo vivisezionista non ha fatto altro che aumentare anche la tortura e l’omicidio scientifici di essere umani”[3]
Che la vivisezione portasse irrimediabilmente alla vivisezione umana lo aveva capito già Orazio quando scrisse le seguenti parole: “cruelitas in animalis est tirocinium crudelitatis contra homines”, la cui traduzione è più o meno questa: “la crudeltà nei confronti degli animali, è il tirocinio per la crudeltà nei confronti degli uomini”.

Il senso morale
Tutte le leggi che hanno retto le organizzazioni umane in passate e le reggono attualmente sono basate sul senso morale: su ciò che giusto e ingiusto. Anche se negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio ribaltamento (in senso orwelliano) del senso stesso delle parole e dei termini.
Oggi non si sa più cosa sia bene e di conseguenza cosa sia male!
Tanto più gli “adepti” di questa pseudoscienza - alla base della medicina ufficiale - considerano moralità e immoralità, bene e male, parole totalmente prive di significato, concetti “ascientifici” perché non riproducibili in laboratorio.
Come si può sperimentare in sala operatoria su di un gatto o cane, la moralità?
Invece è proprio il senso morale a spingere l’uomo verso la pietà. Pietà significa compassione, la capacità di avvertire la sofferenza altrui quasi fosse la propria.
La maggior parte dei vivisettori si limita a giustificazioni machiavelliche come “il fine giustifica i mezzi”, il triste grimaldello che ha sempre aperto tutte le porte delle nefandezza umane, comprese quelle di Auschwitz e Buchenwald.
A parte il fatto che i pretesi vantaggi non esistono (e lo si vede con l’aumento delle malattie degenerative e delle sofferenze), rimane l’inacettabililità morale della tesi secondo cui un atto crudele non è riprovevole qualora ne derivi un beneficio materiale.
Altrimenti, se fosse giusto torturare animali in laboratorio per il bene dell’umanità, allora sarebbe altrettanto giusto torturare un uomo in laboratorio per il bene di mille uomini….

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[1] “Introduzione alla medicina sperimentale”, pag. 153, Garnier-Flammarion, Paris 1966
[2] “Principi di medicina sperimentale”, pag. 21
[3] Dottor Wolfgang Bohn, “Aerztliche Mitteilungen”, N.7-8 1912






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