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Inserito il - 04/05/2010 : 10:15:28
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E' facile smettere di fumare, se sai come farlo! 4
(di Alle Carr)
(quarta parte)
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Capitolo 4
- La trappola diabolica -
Fumare è la trappola più diabolica che l'uomo, con l'aiuto della natura, sia riuscito a congegnare. Che cosa ci fa cascare nella trappola?
Le migliaia di persone che già lo fanno.
Nonostante sia considerata un'abitudine schifosa, disgustosa, che prima o poi ci distruggerà e che ci costerà una fortuna, non possiamo credere che non se ne tragga qualche piacere. In aggiunta, tra i vari aspetti pietosi del fumo, vi è la fatica che dobbiamo fare per diventarne schiavi.
È l'unica trappola priva di esca, senza il "pezzettino di formaggio".
Quello che fa scattare la molla non è il sapore eccellente delle sigarette ma, anzi, proprio il loro sapore schifoso. Se la prima sigaretta avesse un buon gusto entrerebbero in azione dei campanelli d'allarme e, come esseri intelligenti, capiremmo come mai un quarto della popolazione adulta paga sistematicamente tanti soldi per avvelenarsi.
Ma, poiché quella prima sigaretta ha un sapore terribile, ci sentiamo rassicurati nella nostra convinzione che noi non cascheremo nel trabocchetto e, visto che le prime sigarette non ci sono piaciute, pensiamo di poter smettere quando vorremo.
È l'unica droga in natura che ti impedisce di ottenere quel che vuoi. I ragazzi normalmente iniziano perché vogliono sembrare dei "duri" (lo stereotipo dell'Humphrey Bogart, Clint Eastwood, etc.) ma è esattamente il contrario. Non osi aspirarla e, se ne fumi troppe, ti gira la testa e ti viene la nausea. Tutto quello che vuoi veramente è allontanarti dagli altri ragazzi e buttar via quella schifezza. Per le donne il fine è apparire moderne e sofisticate: tutti le abbiamo viste fare dei minuscoli tiri con aria impacciata risultando assolutamente ridicole. Quando poi però i ragazzi hanno imparato a sembrare dei duri e le ragazze ad apparire sofisticate, è anche maturata in loro la certezza che vorrebbero non aver mai iniziato. Mi chiedo se le donne appaiono mai sofisticate quando fumano o se quest'idea è frutto dell'immaginazione collettiva creata dalla pubblicità, velata o meno, delle sigarette. A me pare non vi sia una fase intermedia tra la giovane che chiaramente sta imparando a fumare e la fumatrice accanita.
Passiamo poi la vita cercando di spiegarci perché lo facciamo, a dire ai nostri figli di non cascarci e a tentare di smettere noi stessi.
La trappola è strutturata in modo da indurci a smettere solo se stiamo vivendo situazioni stressanti causate, il più delle volte, da problemi di salute, o di danaro o perché gli altri ci fanno sentire emarginati come lebbrosi.
Appena smettiamo di fumare la tensione aumenta (le temute crisi d'astinenza da nicotina), ma non possiamo più appoggiarci al sostegno che usavamo in situazioni simili (la nostra stampella: la sigaretta). Dopo qualche giorno di tortura siamo convinti d'aver scelto il momento sbagliato e di dover aspettare un periodo più tranquillo, più propizio; ma, non appena questo arriva, le ragioni per smettere svaniscono.
Naturalmente il "momento giusto" non arriverà mai, anche perché siamo convinti che le nostre vite stiano diventando, di giorno in giorno, più complicate. Lasciato il protettivo ambito familiare dei nostri genitori, generalmente cerchiamo casa, incominciamo ad aver impegni finanziari, mettiamo al mondo dei figli, ci troviamo in situazioni di maggior responsabilità che siamo portati a ritenere problematiche. In realtà il periodo più difficile nella vita di ogni creatura è l'infanzia e la prima adolescenza. Il malinteso deriva dal fatto che tendiamo a confondere responsabilità con problematicità. In effetti la vita dei fumatori diviene ogni giorno più difficile, più problematica appunto, semplicemente perché il tabacco non rilassa o allevia lo stress - come la società vorrebbe farci pensare - ma fa esattamente il contrario: rende più nervosi e tesi.
Perfino fumatori che smettono di fumare (e la maggior parte lo fa una o più volte nella vita) e vivono perfettamente felici, possono improvvisamente ricascarci di nuovo.
Fumare è come entrare in un labirinto gigantesco; appena entrati la nostra mente si fa annebbiata, offuscata, e passiamo il resto dell'esistenza a cercare di uscirne. Buona parte dei fumatori ci riesce, solo però per scoprire, qualche tempo dopo, di esserci ricascata.
Ho passato trentatre anni cercando di fuggire da quel labirinto e, come tutti gli altri fumatori, non riuscivo a trovare la strada giusta.
Poi, per una serie di circostanze fortuite, per le quali non ho alcun merito, ho voluto capire come mai in precedenza era stato così difficile smettere e, quando infine c'ero riuscito, non solo era stato semplice ma piacevole.
Da quando ho smesso di fumare il mio passatempo e, più tardi, la mia professione, sono stati quelli di risolvere tutti i quesiti associati al fumo. Quest'ultimo è un rompicapo complicato e affascinante, è come il Cubo di Rubik, apparentemente impossibile da risolvere.
Ma, come tutti i rompicapo difficili, una volta scoperta la soluzione divengono facili. Io ho le istruzioni per rendere facile il puzzle: ti porterò fuori dal labirinto e ti assicuro che non ci rientrerai mai più. Tutto quello però che devi fare è seguire le istruzioni e sapere che, se ne sbagli o ne salti una, osservare tutte le altre risulterà inutile.
Permettimi di ripetere ancora una volta che tutti possono facilmente smettere di fumare, ma prima ci sono dei punti da chiarire, e non mi riferisco agli aspetti che spaventano; quelli li conosci già, se ne parla già a sufficienza e, se ti avessero aiutato a smettere, l'avresti già fatto.
Quello che intendo dire è: perché si trova difficile smettere? Per rispondere a questa domanda dobbiamo conoscere le vere ragioni che ci fanno continuare a fumare.
Capitolo 5
- Perché continuiamo a fumare? -
Tutti iniziamo a fumare per motivi sciocchi: vediamo gli altri che già lo fanno o subiamo condizionamenti in occasioni sociali. Ma, una volta capito che ne stiamo diventando schiavi, perché non smettiamo? Nessun fumatore sa perché fuma, giacché se lo sapesse smetterebbe immediatamente. Ho posto questa domanda a migliaia di fumatori durante le sessioni: il vero motivo è uno solo ma le loro risposte sono infinite, e trovo questa parte della seduta la più divertente e nello stesso tempo la più patetica.
Tutti i fumatori sanno, nel loro intimo, di essere degli stupidi, sanno che prima di iniziare non ne avevano bisogno; la maggior parte riesce anche a ricordare che le prime sigarette erano disgustose e che hanno fatto fatica a imparare. Una delle cose che li disturba di più è sentirsi commiserati da chi non fuma e avere la percezione che questi ultimi non stiano perdendo nulla.
I fumatori sono però anche persone intelligenti e ragionevoli, sanno che corrono terribili rischi per la salute e che spendono una fortuna per fumare, per cui devono potersi dare una spiegazione razionale che giustifichi questa loro attività.
II vero motivo per cui i fumatori continuano a fumare è una sottile combinazione di fattori che esaminerò nei prossimi due capitoli e cioè:
1. l'assuefazione alla nicotina. 2. il lavaggio del cervello.
Capitolo 6
- L'assuefazione alla nicotina -
L'assuefazione al fumo è causata dalla nicotina, sostanza oleosa ed incolore, che è la droga contenuta nel tabacco. Tra le droghe conosciute è quella che più velocemente provoca una dipendenza e può bastare una sigaretta a determinarne l'assuefazione.
Ogni boccata ne fa arrivare al cervello, attraverso i polmoni, una piccola dose, che agisce più rapidamente della dose di eroina che un tossicodipendente si inietta; se ci sono quindi circa venti tiri in una sigaretta, tu ricevi venti dosi di droga.
La nicotina è uno stupefacente ad azione molto rapida, ma il suo quantitativo nel sangue scende a metà nel giro di mezz'ora, e a un quarto dopo un'ora: questa è la ragione per cui generalmente si fumano venti sigarette al giorno.
Appena finito di fumare il livello di nicotina nel corpo inizia dunque a scendere e il fumatore comincia a soffrire i sintomi di astinenza.
A questo punto occorre una puntualizzazione.
I fumatori considerano "crisi di astinenza" tutti gli spiacevoli traumi di cui soffrono quando provano o sono costretti a smettere di fumare; in effetti tutte queste sensazioni sono principalmente mentali e causate dalla convinzione che si è perso o si stia per perdere qualcosa. Ne parlerò ampiamente più avanti.
I veri sintomi di astinenza da nicotina sono così irrilevanti che la maggior parte dei fumatori vive e muore senza neanche rendersi conto di essere dei tossicodipendenti.
Quando si dice "dipendente dalla nicotina" in realtà si pensa che semplicemente "si sia presa l'abitudine", anche perché la maggior parte dei fumatori ha orrore delle sostanze stupefacenti. Eppure questo è proprio quel che sono: dei tossicodipendenti.
I sintomi di astinenza da nicotina non provocano alcuna sofferenza fisica, sono semplicemente una sensazione di vuoto, irrequietezza, come se mancasse qualcosa; questa è la ragione per cui fumare viene spesso visto come "qualcosa da fare con le mani". Se questi sintomi persistono il fumatore diventa nervoso, irrequieto, insicuro e irritabile. E come una specie di fame, fame di un veleno, la nicotina. Pochi secondi dopo aver acceso una sigaretta si riceve una nuova dose di nicotina che fa cessare il desiderio, e quel che ne consegue è la sensazione di rilassamento e sicurezza che il fumatore ottiene dal fumo.
Quando iniziamo a fumare i sintomi di astinenza e l'atto di alleviarli formano un processo così impercettibile che non ce ne accorgiamo neppure. Quando poi incominciamo a fumare regolarmente pensiamo di farlo o perché ci piace o perché "abbiamo preso l'abitudine", ma la verità è che siamo già stati accalappiati; non ne siamo minimamente consapevoli, ma il piccolo "mostro della nicotina" è già nel nostro stomaco e ogni tanto dobbiamo dargli da mangiare.
Tutti i fumatori iniziano per i motivi più sciocchi: nessuno è costretto a farlo; e l'unico motivo per cui si continua - che si fumi molto o poco - è per dar da mangiare al mostriciattolo.
L'intera problematica del fumo è composta da una serie di enigmi.
I fumatori sentono, in un modo o nell'altro, di essere degli stupidi e di essere stati intrappolati da qualcosa di diabolico, ma a mio giudizio l'aspetto più triste di tutta la storia è che l'unico piacere che il fumatore ottiene dalla sigaretta è quello di cercare di tornare allo stato di pace, tranquillità e sicurezza che aveva prima di diventarne schiavo.
È come se l'allarme dell'appartamento vicino fosse scattato e continuasse a suonare tutto il giorno: quando viene infine disinnescato e il fastidio finisce si prova una sensazione di pace e tranquillità che deriva semplicemente dalla fine dell'avvenimento molesto.
Prima di dare il via alla reazione a catena della nicotina i nostri corpi sono integri. Iniziamo poi a immettervi a forza la nicotina.
Spenta la sigaretta, il livello di nicotina incomincia a scendere e noi soffriamo i sintomi di astinenza che non comportano alcun dolore fisico, ma solo una sensazione di vuoto. Non ne siamo coscienti, ma è come avere nel corpo un rubinetto che perde. La nostra parte razionale non lo capisce, non ha bisogno di capirlo; tutto quello che sappiamo è che vogliamo una sigaretta. Quando l'accendiamo il desiderio se ne va e, per il momento, siamo contenti e soddisfatti come eravamo prima di diventare dipendenti. Ma la soddisfazione è solo momentanea perché, per poter alleviare il desiderio, occorre assumere altra nicotina.
Si spegne la sigaretta, il desiderio ricomincia e la reazione a catena continua. Ed è una catena che dura tutta la vita a meno che tu non la spezzi!
Fumare è - lo ripeto - come calzare un paio di scarpe strette per provare il piacere di togliersele. Ci sono tre motivi per cui i fumatori non vedono le cose in questo modo:
1. Dalla nascita subiamo in continuazione un gigantesco lavaggio del cervello che ci dice che i fumatori ottengono un immenso piacere e/o sostegno dal fumo. Perché non crederci? Per quale altro motivo i fumatori spenderebbero una fortuna e correrebbero rischi così gravi?
2. Poiché i sintomi d'astinenza da nicotina non comportano dolori fisici ma semplicemente una sensazione di vuoto e insicurezza, inseparabili da lla sensazione di fame o di normale stress, e poiché questi sono proprio i momenti in cui accendiamo una sigaretta, tendiamo a considerarli normali e non li riconosciamo come sintomi di astinenza.
3. Ma la ragione principale per cui i fumatori non riescono a capire la vera natura del fumare è perché il processo funziona all'inverso. E' infatti quando non si fuma che si ha quella sensazione di vuoto, ma poiché il processo di cadere nella trappola è lento e graduale, all'inizio non vi diamo un particolare peso, lo riteniamo normale e non ne incolpiamo l'ultima sigaretta fumata. Appena ne accendiamo un'altra otteniamo una carica e ci sentiamo effettivamente meno nervosi o più rilassati, e di questo diamo merito alla sigaretta.
E questo processo alla rovescia che rende così difficile smettere di assumere sostanze stupefacenti. Prova a immaginare il panico di un eroinomane che non ha la sua dose; e immagina poi la sua gioia, il suo sollievo quando riesce a bucarsi. Riesci a concepire l'idea che qualcuno possa trarre piacere iniettandosi della droga in vena o il solo pensiero ti terrorizza? Chi non è un eroinomane non prova quella sensazione di panico e sa che l'eroina non l'allevia, ma ne è la causa. Lo stesso accade ai fumatori: chi non fuma non prova la sensazione di vuoto che deriva dal desiderare la sigaretta e non viene assalito dal panico quando le sigarette scarseggiano. I non fumatori non riescono a capire come i fumatori possano ottenere un qualunque piacere dal ficcarsi degli oggetti disgustosi in bocca, dar loro fuoco e aspirare lo schifo nei polmoni. E vuoi sapere qualcos'altro? Neanche i fumatori sanno perché lo fanno!
Noi diciamo che fumare rilassa e/o dà soddisfazione. Ma occorre essere prima insoddisfatti per venir poi soddisfatti! Perché i non fumatori non soffrono di questo stato di insoddisfazione e perché dopo un pasto, quando i non fumatori sono rilassati, i fumatori sono assolutamente tesi fino a quando non sfamano il piccolo mostro della nicotina?
Perdonami se indugio un altro po' sull'argomento. La ragione principale per cui i fumatori trovano difficile smettere è che credono di rinunciare a un vero piacere o un sostegno. È invece assolutamente essenziale che tu capisca che non rinunci proprio a nulla.
Il modo migliore per capire le sottigliezze della trappola della nicotina è quello di confrontarlo con il mangiare. Se abbiamo l'abitudine di mangiare regolarmente ai pasti, non ci rendiamo conto, tra un pasto e l'altro, di aver fame; ce ne accorgiamo solo se il pranzo o la cena vengono ritardati e, perfino in quel caso, non sentiamo dolore fisico ma solo una sensazione di vuoto, di insicurezza che riconosciamo come "Devo mangiare". Inoltre va considerato che soddisfare la fame comporta un'attività molto piacevole.
Fumare sembra essere la stessa cosa: la sensazione di vuoto e insicurezza che riconosciamo come "Voglio/Ho bisogno di una sigaretta" è simile alla fame, anche se l'una non soddisferà l'altra. Come per la fame, non vi è un dolore fisico e la sensazione è così impercettibile che non ce ne accorgiamo neppure tra una sigaretta e l'altra. E solo quando vogliamo fumare e non lo possiamo fare che proviamo disagio, e quando accendiamo la sigaretta ci sentiamo soddisfatti.
E questa somiglianza con la fame che inganna e fa pensare che si ottenga un vero piacere dal fumare. Alcuni fumatori hanno difficoltà nel capire che non vi è alcun piacere o sostegno nel fumo e chiedono:
"Come puoi dire che non ne ricavo un sostegno? Tu stesso mi dici che quando accendo una sigaretta mi sento meno nervoso di prima!".
Anche se mangiare e fumare appaiono molto simili, sono, in realtà, esattamente agli antipodi.
1. Tu mangi per vivere e prolungare la tua vita, mentre il fumo te la accorcia.
2. Il cibo ha effettivamente un buon sapore e mangiare è veramente un'esperienza piacevole della quale possiamo godere durante tutta la vita, mentre fumare comporta inalare fumi disgustosi e velenosi nei polmoni.
3. Mentre mangiare non genera fame ma l'allevia genuinamente, la prima sigaretta dà inizio al desiderio di nicotina e ogni sigaretta successiva, lungi dall'alleviare tale desiderio, assicura che se ne soffra per il resto della vita.
Questo è anche il momento per smantellare un altro luogo comune sulla sigaretta, e cioè che fumare sia un'abitudine. Mangiare è un'abitudine? Se la ritieni tale, prova a togliertela completamente. No, descrivere il mangiare come un'abitudine è come dire che respirare è un'abitudine; entrambi sono necessari per la sopravvivenza e, quindi, non sono abitudini. È vero che le persone hanno abitudini alimentari diverse e orari differenti per soddisfare la fame, ma mangiare di per sé non è un'abitudine. E non lo è neppure fumare.
L'unica ragione per cui il fumatore accende una sigaretta è per cercare di por fine alla sensazione di vuoto e insicurezza creata dall'ultima sigaretta fumata. È vero che i fumatori hanno l'abitudine di alleviare i sintomi d'astinenza in tempi diversi, ma fumare di per sé non è un'abitudine.
La società fa spesso riferimento a "l'abitudine di fumare" e in questo libro, per semplicità, anch'io vi faccio riferimento, ma abbi in ogni momento ben presente il fatto che fumare non è un'abitudine; al contrario non è, né più né meno, che una tossicodipendenza!
Quando iniziamo a fumare fatichiamo per imparare e, senza neppure accorgercene, non solo ci ritroviamo a comprare regolarmente le sigarette, ma a doverle comperare. Se non lo facciamo veniamo assaliti dal panico e, con il passare degli anni, tendiamo a fumare sempre di più.
Questo perché - come del resto avviene per tutte le droghe – il corpo si assuefa agli effetti della nicotina e le dosi tendono ad aumentare. Poco dopo aver iniziato a fumare, la sigaretta cessa di alleviare completamente i sintomi di astinenza che ha creato, cosicché quando ne accendi una ti senti meglio, ma in effetti, anche mentre stai fumando, sei più nervoso e meno rilassato di quando non fumavi. La faccenda è ancora più ridicola del calzare scarpe strette, poiché col passare degli anni, il disagio che resta anche quando si sono tolte le scarpe aumenta sempre più.
Il tutto è ulteriormente peggiorato dal fatto che, spenta la sigaretta, il livello di nicotina scende rapidamente; ciò spiega perché in situazioni di tensione si tende a fumare una sigaretta dopo l'altra. Come ho già detto non esiste "l'abitudine" di fumare: l'unica ragione per cui si continua a farlo è il piccolo mostro nello stomaco.
Ogni tanto bisogna dargli da mangiare ed è il fumatore stesso a decidere quando. Di solito lo fa in quattro situazioni tipiche o in una combinazione di queste:
NOIA/CONCENTRAZIONE - due situazioni esattamente opposte STRESS/RILASSAMENTO - due situazioni esattamente opposte.
Quale pozione magica può improvvisamente avere l'effetto opposto a quello avuto venti minuti prima? Se ci pensi, in quali altre situazioni, a parte il sonno, questo può accadere? La verità è che il fumo non allevia la noia o lo stress né aiuta la concentrazione o il rilassamento. È tutto un'illusione.
Oltre a essere una droga, la nicotina è anche un potente veleno e viene usato come insetticida (vai a controllarlo sul vocabolario). Se ti venisse iniettata in vena la nicotina contenuta in una sigaretta, moriresti. A dir il vero il tabacco contiene molti veleni e la sua combustione ne sprigiona altri ancora, compreso l'ossido di carbonio; e si aggiunga che la pianta del tabacco appartiene a una famiglia di piante velenose.
Nel caso volessi passare alla pipa o ai sigari, devo farti presente che il contenuto di questo libro vale per qualunque tipo di tabacco e per qualunque sostanza che contiene nicotina, comprese le gomme da masticare, i cerotti, i vaporizzatori nasali e gli inalatori.
Il corpo umano è la macchina più sofisticata che esista sul pianeta ma nessuna forma di vita, neppure la più semplice come un'ameba o un verme, potrebbe sopravvivere senza sapere la differenza tra cibo e veleno. Attraverso un processo di selezione naturale di migliaia di anni il nostro corpo e la nostra mente hanno sviluppato dei sistemi per distinguere le sostanze nutritive da quelle nocive e hanno concepito metodi per espellere queste ultime.
Tutti gli esseri umani trovano repellente l'odore e il sapore del tabacco fino a quando non cascano nella trappola. Se soffi fumo in faccia a un bambino o a un animale tossirà e sputacchiera. La prima sigaretta ci ha fatto tossire e, se ne abbiamo fumate troppe, ci siamo sentiti girare la testa e ci ha colto un gran senso di nausea: era il nostro corpo che ci diceva: "Mi stai avvelenando! Smettila" e spesso questo è anche il momento che decide se diventeremo fumatori o no. E' anche falsa la comune credenza che siano le persone deboli e senza carattere a cascare nella trappola.
E' invece questione di fortuna, perché quelli che trovano la prima sigaretta orribilmente disgustosa e i loro polmoni non riescono a tollerarla sono fortunati: è questo che li salva; oppure il non essere mentalmente pronti a sopportare il difficile processo di imparare a inalare il fumo senza tossire.
A mio parere questa è la parte più tragica del problema. Com'è stato difficile imparare a farlo! E questo è il motivo per cui è difficile far smettere gli adolescenti. Poiché stanno imparando a fumare e provano disgusto per le sigarette, pensano che potranno smettere quando vorranno. Perché non imparano la lezione da noi sulla base della nostra esperienza? Ma del resto, perché noi non l'abbiamo imparata dai nostri genitori?
Molti fumatori hanno la convinzione di gradire l'odore e il gusto del tabacco ma è un'illusione. Quel che in effetti facciamo imparando a fumare è insegnare al nostro corpo a diventare immune al cattivo odore e all'ancora peggiore gusto della sigaretta per poter ottenere la nostra "dose"; esattamente come accade agli eroinomani, che credono di provare piacere a bucarsi. I sintomi d'astinenza da eroina sono abbastanza severi e quello di cui veramente gode il drogato è poterli alleviare.
Il fumatore impara a bloccare la mente davanti al cattivo sapore e odore per ottenere la sua "dose". Chiedi a un fumatore che crede di fumare solo perché gli piace il gusto e l'odore del tabacco "Se non potessi avere la tua marca di sigarette ma solo una che non ti piace smetteresti di fumare?". Assolutamente no! Un fumatore fumerebbe un pezzo di corda vecchia piuttosto di non fumare e non ha importanza se passa alle sigarette che ci si fa da soli, o quelle al mentolo, o ai sigari o alla pipa; all'inizio avranno un gusto schifoso ma, se insiste, imparerà a trovarli buoni. I fumatori cercano di continuare a fumare anche quando hanno il raffreddore, l'influenza, mal di gola, bronchiti e altre malattie dell'apparato respiratorio.
Il piacere non ha nulla a che fare con il fumare: se non fosse così nessuno fumerebbe più di una sigaretta. Ci sono anche migliaia di ex fumatori che sono diventati dipendenti da quella disgustosa gomma da masticare alla nicotina che i dottori spesso prescrivono, e alcuni, mentre masticano, continuano a fumare.
Durante le mie sessioni alcuni fumatori si spaventano all'idea di essere dei tossicodipendenti e pensano che sarà quindi ancora più difficile smettere. In effetti è un vantaggio per due importanti motivi:
1. la ragione per cui la maggior parte di noi continua a fumare è data dal fatto che, anche se sappiamo che gli svantaggi sono di gran lunga più numerosi dei vantaggi, crediamo che ci sia nella sigaretta qualcosa che ci piaccia o ci possa aiutare. Riteniamo che smettendo si creerebbe un vuoto e che certe situazioni non sarebbero più le stesse. Tutto questo è falso. Il punto è che le sigarette non danno nulla, anzi tolgono per poi restituire solo in parte al fine di creare l'illusione. Spiegherò meglio questo concetto nei successivi capitoli.
2. anche se la nicotina è la droga più potente per la velocità con la quale genera una situazione di dipendenza, non se ne diventa mai completamente dipendenti. Poiché agisce così velocemente occorrono meno di tre settimane perché il 99% della nicotina lasci il nostro corpo, e i sintomi di astinenza fisici sono così leggeri che la maggior parte dei fumatori vive e muore senza neppure accorgersi che ne ha sofferto.
Tu a questo punto giustamente mi chiederai perché allora tanti fumatori trovano difficile smettere, vivono mesi di tortura e passano il resto della loro vita desiderando ogni tanto la sigaretta. La risposta sta nella seconda motivazione che ci spinge a fumare: il lavaggio del cervello.
La dipendenza chimica è facile da sopportare. La maggior parte dei fumatori infatti trascorre tutta la notte senza fumare, senza venir svegliata dai sintomi di astinenza. Molti escono dalla camera da letto prima di fumare, altri fanno colazione, altri ancora aspettano di arrivare al lavoro. Possono provare per dieci ore i sintomi d'astinenza senza venirne disturbati, ma se dovessero stare dieci ore durante il giorno senza fumare si strapperebbero i capelli.
Molti fumatori non fumano mentre guidano se l'auto è nuova.
Molti vanno a teatro, al supermercato, in chiesa, nei musei, etc. e il fatto di non poter fumare non li disturba. Anzi i fumatori sono spesso felici che qualcuno o qualcosa impedisca loro di fumare.
Molti si astengono, senza particolari problemi, dal fumare in casa o quando sono in compagnia di non fumatori. La verità è che la maggior parte di loro può trascorrere lunghi periodi senza fumare e, a volte, non se ne accorge neppure. Perfino io riuscivo a rilassarmi felicemente tutta la sera senza fumare. Nei miei ultimi anni da fumatore aspettavo con ansia di tornare a casa dopo l'ufficio per poter smettere di soffocarmi (che "abitudine" assurda!).
La dipendenza chimica è facile da sopportare anche quando si è ancora dipendenti. Vi sono, del resto, molti fumatori occasionali che sono dipendenti quanto un fumatore accanito. Ci sono perfino fumatori che hanno smesso, ma fumano occasionalmente un sigaro, e questo li fa restare dei tossicodipendenti.
Come ho detto la dipendenza da nicotina non è il problema principale, agisce solo da catalizzatore e confonde la nostra mente riguardo il vero problema, cioè il lavaggio del cervello.
Può essere una consolazione per il fumatore accanito da anni sapere che può smettere altrettanto facilmente di un fumatore occasionale; anzi stranamente per lui è più facile. Più a lungo si mantiene questa "abitudine", più essa ci trascina in basso e maggiore è il vantaggio quando smettiamo. Può anche essere consolatorio sapere che le dicerie che circolano (come "Ci vogliono sette anni per liberarsi della porcheria accumulata" o "Per ogni sigaretta fumata si perdono cinque minuti di vita") non sono corrette.
Non pensare che gli effetti negativi del fumo vengano esagerati, anzi generalmente vengono purtroppo sminuiti, ma ovviamente la regola dei "cinque minuti" è una stima ed è valida solo se si è già contratta una grave malattia o se una persona si è "intossicata" fino a morirne.
In effetti la "porcheria" non se ne va mai completamente. Se in un ambiente ci sono dei fumatori anche i non fumatori ne assorbono una piccola percentuale. Ma i nostri corpi sono delle fantastiche macchine e hanno un'enorme capacità di ripresa, a meno che non si sia già contratta una malattia terminale. Se smetti di fumare adesso il tuo corpo in breve tempo recupererà uno stato di salute quasi simile a quello di cui godresti se non avessi mai fumato.
Come ho detto non è mai troppo tardi per smettere: ho aiutato molti fumatori cinquantenni e sessantenni e alcuni di settanta e ottant'anni. Una volta venne a una mia sessione una signora di 91 anni con il figlio di 66 anni: quando le chiesi perché aveva deciso di smettere mi rispose: "Per dargli il buon esempio". Mi chiamò sei mesi più tardi dicendomi che si sentiva di nuovo come una ragazza. Più la dipendenza ci trascina in basso, maggiore è il sollievo quando si smette. Quando finalmente ho smesso di fumare sono passato da cento sigarette al giorno a zero, senza sofferenza. Anzi, è stato piacevole anche durante il periodo iniziale di astinenza.
Ma dobbiamo eliminare il lavaggio del cervello.
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