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Inserito il - 13/08/2010 : 11:23:01
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Il dramma della separazione
Alla ricerca di una nuova identità
di Giampiero Ciappina
°°°°
Sarebbe questo, in sintesi, l'impietoso ritratto che emergerebbe da uno studio dell associazione Donne e qualità della vita su un campione di mille donne separate sparse in tutta Italia, e recentemente pubblicato su “La Stampa”. Secondo i dati dell’Istat le donne separate sono 2 milioni e mezzo, di cui il 31,7% separate, il 30% divorziate, il 26,3% separate non legalmente, e il 12% coniugate dopo il divorzio. Secondo l’identikit tracciato dallo studio, non tutte superano il trauma della separazione e finirebbero per diventare consumatrici ‘bulimiche’ di sesso e televisione. Ma è davvero così? Un quadro impietoso e una conclusione davvero superficiale e poco attenta se si riflette sul cambiamento di portata storica che in questi 40 anni hanno compiuto l’universo femminile e in generale i rapporti di coppia.
Il trauma della separazione è uno dei dolori più forti, classificato ai primissimi posti nella scala degli stressor più dannosi. La separazione fisica (legale o di fatto) è solo il punto di arrivo di un lungo e tortuoso percorso, costellato da migliaia di piccole o grandi ferite. Nella maggioranza dei casi, i partner giungono alla separazione come momento inevitabile, l’extrema ratio di innumerevoli scenari dove si sono tentate migliaia di soluzioni alternative, strategie, espedienti, tattiche volte a ricomporre il tessuto della coppia o della famiglia. Quando tutte queste alternative sono state testate senza risultato, la separazione viene accettata allora come ‘male minore’. Con la separazione i partner sono quindi ad un punto di arrivo e contemporaneamente ad un punto di partenza. Essi affronteranno un viaggio nel deserto che li porterà alla necessità di una ridefinizione dei ruoli sociali, dei compiti familiari, a ridisegnare la mappa delle amicizie e dei punti di riferimento. Un percorso che spesso diventa un viaggio interiore alla scoperta di una nuova identità, partorita con il dolore del distacco.
È naturale che lungo questo faticoso viaggio alla riscoperta di se stessi vi siano delle tappe, dei momenti di riposo. Di solito la nuova identità non emerge improvvisamente. Anzi, spesso la vecchia identità resiste ed impedisce che vengano completati i processi di maturazione, cambiamento e trasformazione avviati dal dolore. Infatti, per quanto ormai inutile, la vecchia identità rappresenta pur sempre un punto di riferimento. Con la vecchia identità la persona si presenta in società, frequenta i vecchi amici, impedisce di essere divorata dal vuoto, parla e si comporta quasi come se nulla fosse accaduto. E invece, in molti casi, è avvenuta una vera e propria rivoluzione interiore che prima o poi dovrà emergere anche all’esterno. Un percorso che non va immaginato come una linea retta, un dritta autostrada che va dalla vecchia identità alla nuova identità. Assomiglia piuttosto ad un sentiero poco visibile, a tratti nascosto dalla fitta vegetazione, pieno di buche, curve ed ostacoli. Un viaggio lento, da fare in Jeep piuttosto che sul Porche. Si tratta infatti non tanto di arrivare rapidamente ad una meta (ad esempio una nuova relazione giusto per tamponare il vuoto) quanto piuttosto di ‘fare’ realmente il viaggio, di darsi il tempo di esplorare, di ‘farsi maturare’ dal dolore di quest’esperienza, di concedersi la possibilità di capire profondamente cosa è accaduto e cosa sta accadendo.
Lungo questo percorso può anche capitare che vi siano una o molte esperienze sessuali. Ma definire la persona alla ricerca di un ‘nuovo se stesso’ come ‘consumatore bulimico di sesso e tv’ è profondamente sbagliato, oltre che offensivo e irrispettoso. Queste esperienze, indipendentemente dal numero, vanno inquadrate all’interno del contesto di vuoto che la persona sta affrontando. Considerare questo comportamento ‘bulimico’ significa essere nella presunzione di chi non comprende la fatica di ri-partorirsi ad una nuova identità. Si tratta piuttosto di tappe, a volte necessarie per riorientarsi, per fare il punto della situazione: momenti di riposo lungo un doloroso percorso di rinascita. Se osservati sotto questo punto di vista, gli incontri sessuali perdono qualsiasi alone di malizia e diventano piuttosto naturali intervalli fisiologici, comprensibile ricerca di intimità, collaudi e verifiche della propria capacità di aprirsi e affidarsi nuovamente ad un'altra persona.
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