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Conferenze : Il Superamento della Crisi Interiore e dei Conflitti
nel Pensiero Tradizionale dell'India e della Cina.
Firenze, 30 Marzo 2007 dalle ore 15.30 alle ore 19.00 Auditorium del Consiglio Regionale Toscano - Via Cavour 4, 50129 Firenze
In collaborazione con la Scuola di Agopuntura Tradizionale di Firenze e La Compagnia del Tao con il patrocinio della Regione Toscana
Venerdì 30 marzo, a Firenze, presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana, si è svolto un importante evento dedicato al tema “Il superamento della crisi interiore e dei conflitti nel pensiero tradizionale dell’India e della Cina”. Alla presenza di un pubblico di circa duecento persone, sono intervenuti il Dott. Franco Cracolici e il Prof. Marco Ferrini, Direttori di due importanti Istituti, rispettivamente la “Scuola di Agopuntura tradizionale della città di Firenze” e la “Accademia di Scienze Tradizionali dell’India del Centro Studi Bhaktivedanta”, portavoci di due grandi civiltà e culture: quella della Cina e quella dell’India.
L’incontro, patrocinato dalla Regione Toscana, è stato introdotto da Fabio Roggiolani, Presidente della Commissione Consiliare Sanità e Consigliere del Gruppo Verdi per l’Unione e da Fabio Pianigiani, docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena e responsabile delle Relazioni Pubbliche del Centro Studi Bhaktivedanta.
Nel suo intervento introduttivo Fabio Pianigiani ha detto: "Queste due Istituzioni sono una grande risorsa pratica per la Regione e per la collettività. Lo scopo di iniziative come quella oggi è offrire modelli in opera, esperienze concrete di integrazione della personalità, di armonizzazione tra bisogni terreni e istanze ideali, affinché la cultura diventi effettivo strumento che conduce alla saggezza, alla prospettiva e al benessere interiore. Mi sento di affermare questo perché lo sto sperimentando personalmente studiando Psicologia Indovedica presso l'Accademia del Centro Studi Bhaktivedanta ".
Il Dott. Roggiolani ha proseguito affermando: “Eventi come quello di stasera conferiscono spessore e profondità e consentono di fornirci di strumenti per proteggerci dall’aggressione dei media e dalla banalità degli atti quotidiani. Il sapere portato da queste due tradizioni è oggi confermato dalla Comunità scientifica e l’auspicio è quello che possa crescere una sensibilità culturale in grado di aiutare l’individuo ed il pianeta”.
La parola è dunque passata al Dr. Cracolici, il quale ha aperto la conferenza spiegando i fondamentali del pensiero taoista. Secondo questa importante via cinese esiste un'armonia universale che collega tutti i livelli dell’universo: terra, esseri viventi e cielo. Il Tao, che è presente in ogni cosa e da cui tutto origina, scorre incessantemente, mutando ma rimanendo sempre lo stesso e manifestandosi nel mondo sotto un aspetto binario: quello degli opposti. E’ un pensiero complesso che prevede una unitarietà nel Cosmo, un onnipervadente principio di armonia, dove gli opposti si integrano vicendevolmente e dove il “sé” e “l’altro da sé” sono “la stessa cosa”. I princìpi etici proposti dalla via del Tao sono princìpi di respiro universale che includono flessibilità e disponibilità verso gli altri, la pratica della virtù, l’assenza di possessività e di tracce egoiche come la prevaricazione, l’invidia e la collera. L'agire dell'uomo dovrebbe essere arrendevole (wu-wei), ovvero rispettare lo svolgersi spontaneo di tutte le cose, senza interferire con mezzi artificiali e soprattutto senza modalità mirate a far prevalere il proprio ego. Nel Tao Te Ching leggiamo:
Chi possiede la virtù è come un bambino appena nato: gli insetti velenosi non lo pungono; gli animali feroci non lo predano; gli uccelli rapaci non lo afferrano al volo. Le sue ossa sono delicate e i suoi tendini flessibili, eppure la sua presa è salda […].
La crisi e il conflitto, ha spiegato Cracolici, derivano principalmente da una mancata risonanza tra terra e cielo nell’uomo, da uno svuotamento di energie vitali e dalla stasi, che comportano malessere psicofisico e uno smarrimento del soggetto.
La serata è proseguita con l'intervento del Prof. Marco Ferrini, il quale ha spiegato la visione dell'uomo e del cosmo nella cultura tradizionale indiana, contestualizzando in tale ampia cornice filosofica e psicologica il tema della crisi. Quest'ultima - ha affermato Ferrini - è la conseguenza di una disarmonia tra i vari piani dell'essere: fisico, psichico-energetico e spirituale. La crisi nasce da squilibri nelle abitudini di vita, nelle modalità di rapportarsi agli altri, a se stessi e al mondo, ed è causata sostanzialmente da una distorsione e da un inquinamento della coscienza, ancor più grave e pericoloso di quello delle acque e dell'aria. La crisi - ha aggiunto Ferrini - è però anche una grande opportunità per superare i nostri limiti; è un messaggero, un amico che ci fa capire che è indispensabile modificare qualcosa nel nostro modo di essere, nel nostro carattere e comportamento. Nella crisi possiamo infatti capire che qualcosa va rivisto, che l’ordine che avevamo dato alle cose necessita di un cambiamento.
A seconda del livello socio-culturale e soprattutto di quello evolutivo dell'individuo, si possono presentare differenti scenari di risposta alla crisi. I due principali possono essere così sintetizzati:
1 – uno stato di massima apertura al cambiamento verso situazioni sia positive che negative; l'autocritica e la capacità di assumere un altro punto di vista, di distanziarsi dai propri vissuti per riuscire ad analizzarli ed elaborarli in modo appropriato attraverso lo sviluppo delle facoltà metacognitive; 2 – l'incapacità di accettare il cambiamento a causa di chiusure e blocchi di pensiero ed emozionali.
Elementi determinanti nel fenomeno crisi sono il fattore tempo (la durata) e l'intensità (carica energetica), ovvero la rilevanza dei cambiamenti affettivi, cognitivi e relazionali che sono messi in gioco.
Nella valutazione generale del fenomeno è inoltre importante prendere in considerazione se si tratta di una crisi una tantum o se invece è legata ad un'esperienza che, se non risolta in maniera adeguata, tende a riproporsi nel tempo, come può essere quella associata al fenomeno morte, ovvero al trapasso da una dimensione di esistenza ad un'altra.
La crisi, ha proseguito il Presidente del CSB, può essere affrontata principalmente in due modi:
1 – con un pronto intervento che mira semplicemente a ridurne gli effetti dannosi sul momento, quasi una sorta di “trattamento” temporaneo, volto a salvare il soggetto da pericoli immediati. 2 – attraverso l'intenzione e l'impegno a sanarne le cause profonde, affinché si risolva completamente e definitivamente.
Nello stato di crisi è richiesta un’elevata capacità di adattarsi alla nuova situazione, elaborando giudizi pertinenti al mutato contesto e assumendo una posizione confacente e matura. Imparare a gestire la crisi significa imparare a gestire gli eventi, anche quelli più negativi, senza rimanerne travolti, cogliendo invece la preziosa opportunità di elevare la propria consapevolezza, facendo riferimento a quei valori universali che permettono di andare con la coscienza e con il cuore oltre l'ostacolo.
“In generale, dunque - ha poi spiegato Ferrini - la crisi è uno squilibrio, una disarmonia che ci chiama ad un cambiamento, che spesso richiede raccoglimento, trasformazione, sublimazione e trascendimento degli opposti e che può essere definitivamente superata verso l’alto soltanto grazie alle facoltà più elevate dell’individuo, alla sua adesione all’ordine etico universale (dharma) e alla riscoperta della bhakti, il rapporto di Amore con Dio nella Sua triplice espressione: Creatore-creato-creature”. Per risolvere la crisi occorre situarsi su di un piano di consapevolezza trascendente l'ego e penetrare lo spazio della coscienza profonda di se stessi, della propria essenza spirituale, laddove disarmonie ed opposti si ricongiungono in una superiore e sublime armonia. A tal fine non servono tanto la cultura o la mera acquisizione di dati quanto la saggezza, quel bene inestimabile che scaturisce dalla gloriosa unione di alta conoscenza, esperienza e coerenza di vita, attraverso la quale si raggiunge la felicità intrinseca, che non dipende da ciò che accade all'esterno. La felicità – ha concluso Ferrini - non è un'utopia se impariamo a camminare nel mondo in armonia con l'Ordine divino che regola la vita del cosmo e di ogni essere. Allora, ogni passo che compiamo su questo illuminato sentiero rompe un equilibrio, ma soltanto per costruirne uno superiore.
La conferenza, che già presentava un livello elevato di attenzione da parte del pubblico, ha avuto un crescendo finale di entusiasmo durante il programma di domande e risposte, che ha evidenziato l’approfondito interesse per il tema analizzato nel corso delle due esposizioni.
Al termine della serata il pubblico ha auspicato un altro incontro, possibilmente con tempi e spazi più ampi a disposizione.
Informazioni
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