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Inserito il - 13/04/2007 : 11:41:16
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Quando ci chiediamo: “Chi ha tradito?” “Chi è stato tradito?” “Che cosa è stato tradito?”, dovremmo interrogarci profondamente, tentare di scoprire chi siamo in realtà, e troveremmo la risposta. E’ stata tradita la maschera con la quale ci siamo identificati; quanto più l’individuo ha investito in quella maschera, in quel transitorio ruolo sociale, tanto più l’effetto del tradimento sarà doloroso. Ma se cambiamo punto di vista ed evitiamo le pericolose trappole del rancore e della vendetta, è possibile riscoprire la nostra autentica natura e trasformare un evento apparentemente traumatico come quello del tradimento in un’occasione di comprensione, crescita ed evoluzione interiore, per poter finalmente approdare, tramite il perdono, alla gioiosa realizzazione e al vero amore.
Estratto da "Tradimento Rancore Perdono"
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Dopo un’offesa profonda come il tradimento, sembra che niente possa più essere come prima tra due persone. Come se la relazione si fosse irrimediabilmente incrinata. La rivalsa, la vendetta, il rendere “pan per focaccia”, non è proprio il modo con cui si può ripristinare un buon livello di consapevolezza, da cui il nostro benessere dipende. E’ un modo semmai con cui si può perpetuare quel dolore iniziale, perché ad ogni offesa ne corrisponderà inevitabilmente un’altra, innescando una reazione a catena. Il perdono invece è la risposta perfetta, la soluzione del problema; ma per perdonare non è sufficiente essere animati da buone intenzioni: scoprireste, in tal caso, che non ne siete capaci.
Se non avviene una disidentificazione da tutte le maschere, il perdono non sarà possibile. Non a caso sembra che soltanto persone dall’animo grande siano capaci di perdonare. Per essere davvero capaci di farlo si debbono abbandonare le identificazioni: si può essere mariti, mogli o figli, senza rimanere confinati in quei ruoli. Se di fronte alla morte del padre il figlio comprende che padre e figlio sono due ruoli temporanei ma che entrambi gli individui sono immortali, la disgrazia assume immediatamente un altro aspetto e non genera più lo stesso dolore. Nella tragedia Shakespeariana dell’Otello si descrive un’attitudine patologica: Jago versa veleno nelle orecchie di Otello insinuando il sospetto, il dubbio del tradimento, ma lo insinua con successo perché trova in Otello un’inclinazione ad accogliere il sospetto. I virus attaccano con successo quell’organismo la cui difesa immunitaria è bassa, ma gli stessi virus non hanno alcun effetto quando incontrano difese immunitarie adeguate. Siamo esposti ad imprevedibili attacchi anche da parte delle persone più care, che a volte tradiscono inconsapevolmente. Talvolta invece il tradimento viene preparato, cercando addirittura la complicità del coniuge che, come abbiamo visto, finge di non vedere e trascura una serie di indizi che parlano da soli, ma non ha il coraggio o il senso del realismo per prendere posizione e assumersi delle responsabilità. C’è anche un aspetto positivo del tradimento: attraverso il dolore è possibile riconoscere alcune identificazioni, poiché il tradimento colpisce esattamente quelle. Quando arriviamo a comprendere che non siamo noi ad essere colpiti, che non è la nostra essenza che viene messa in discussione ma il nostro ruolo, allora riusciamo a perdonare davvero. Viceversa il cosiddetto perdono è uno svilente tentativo di mantenere ancora un po’ di quell’affetto e non esserne del tutto privati.
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