V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
admin |
Inserito il - 24/08/2023 : 10:11:43 DELUCIDAZIONI SUL KARMA
di Guido da Todi
Parlare del karma e dire che si tratta della legge di causa e di effetto ("ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria") è sicuramente un modo sempliciotto di affrontare l'argomento. Il quale, tuttavia, credo che - nelle sue fibre più profonde - contenga molti chiaroscuri ancora e sicuramente non approfonditi da esseri umani, anche di altissimo livello.
Difatti, chi potrà dire di conoscere a fondo i parametri di questa legge? Solo colui che a fondo conosce la visione esaurita della Forma. E chi possiede, oppure ha posseduto a fondo questa visione? Pochi, pochissimi, nella tradizione storica del pianeta.
Ma proviamo un poco a erodere i margini del meccanismo del karma....
Bisogna partire a monte, per riuscire a possedere un'ottica panoramica dell'argomento. E chiedo scusa a coloro che sovente tacitano chi espone questi argomenti in lista di essere, a volte, difficile e poco concreto . Mi sforzerò, al contrario, di restare con i piedi bene in terra; tuttavia - ragazzi! rendiamoci conto che ogni volta continuiamo a tenere per la coda gli argomenti che hanno intrigato i massimi pensatori della storia e rappresentano il contenuto delle somme domande tradizionali sull'esistenza!
Il karma è sinonimo dell'azione, in ogni sua sfaccettatura. È la garanzia della continuità delle cose e della vita.
In effetti, l'uomo ed ogni altro frammento dell'essere sono coevi , o coesistenti al resto, proprio in ragione a questa legge del karma.
Vediamo perché.
Lei immagini qualunque suo atto, dal più insignificante ed istintivo, al più complesso e selezionato dai vertici di una sua ragion pura. Ad esempio, il suo camminare in una campagna tra le più comuni, tra un filare di alberi tra i più comuni, su di un sentiero battuto tra i più comuni. Il solo battito delle sue scarpe sui sassetti che calpesta sarà causa di risonanze sempre più sottili e complesse nel terreno; il suo respirare produrrà delle reazioni chimiche tra i gas dell'atmosfera; lo scambio degli elettroni del suo corpo ionizzerà l'atmosfera circostante ad essi; il suo pensare la innesterà in un universo parallelo che produrrà, a sua volta, un reattivo di peculiare natura metafisica.
Pensare che ogni elemento apparentemente parziale dell'esistenza possegga un suo alveo individuale, o una sua nicchia propria e privilegiata, e distaccata da tutto, è un assunto del tutto illusorio. Il gomitolo della nostra esistenza è saldato al resto da una serie complessa di suture impossibili ad eliminarsi.
Provi ad isolare un solo suo atto da una serie di collegamenti che lo stesso possiede implicitamente con la vita.
Non ci riuscirà mai.
Potremo, addirittura, dire che lei è il risultato di quanto la precede e la causa di quanto la seguirà (qui, non parliamo esattamente di sviluppi temporali, ma di espansioni energetiche ).
Dirò di più. Come ragno al centro della tela, qualunque onda che il suo esprimersi nella vita universale provoca nell'ambiente sarà a lei legata, in virtù del fatto che la la linea di minor resistenza ch’essa continuerà ad avere alla propria manifestazione sarà proprio il tracciato magnetico che la lega al suo creatore (anche se il termine creare, in un universo di cose innate, è, in fin dei conti, inesatto).
Vogliamo accennare alla linea retta che si incurva ad un certo punto del suo procedere (per tornare al proprio asse di emittenza)? Dirò solo che potrebbe essere causa di un altro argomento di lista il perché ogni azione porta i suoi risultati a chi la produce.
Gli stessi Veda ci parlano di un entele fondamentale (e perché non chiamarla la struttura ideale dell'essere?): Mulaprakriti.
La materia primordiale, il proteo universale, che a volte viene identificato al caos primigenio, a volte allo spirito, a volte all'essere, a volte al non essere. Si dice che esista solo questa materia entelica. E che abbia tre qualità: il Movimento, l'Eternità, l'Essenza. Mulaprakriti è Materia in Eterno Movimento.
Nei suoi squisiti sofismi l'uomo sovente vuole uscire dall'amplesso tenace ed inestinguibile di ciò che è, di questa matrice inestinguibile ed onni espansa, ed allora egli ne rinnega l'incapsulamento; suppone di potere librarsi al di sopra di Mulaprakriti; di scomporsi in qualche cosa che sia un' intraducibile libertà da essa .
Illusione. Il nulla che è tutto ; lo spazio che è pieno ; la modulazione in una sempre infinita spiritualizzazione di questa materia primordiale, che è la cera con cui e su cui l'universale è composto, nei cieli avvenire e nell'attualità più immanente, ebbene tutto ciò costituirà la base (esprimibile nella periferia; inesprimibile nell'essenza) che incontrerà l'uomo nelle sue eternità cosmiche.
Questa Mulaprakriti è eterna, quindi. Il che significa assoluta. È essenza: il che significa pieno e non vuoto; è in movimento incessante.
Ecco, movimento incessante. Qui, appare quella legge (magistralmente seguita e dimostrata, a fiotti di luce, nel Libro dei Mutamenti, dell'antica Cina).
Ma, ogni movimento presuppone delle armoniche fondamentali. La geometria e la matematica esoteriche ne sono i postulati. La Musica delle Sfere di Pitagora si innestava appunto nello sgranarsi dei loro principi universali.
Per carità, non parlerò ancora dell'uno, che si specchia nel due e determina il tre. Sino all'apparizione del molteplice.
Voglio solo rientrare nei ranghi della tradizione consueta, dopo questo leggero "escursus" che ci ha condotti in quella continuità di rapporti che ha l'uomo, e che lo pongono al centro di un innesto di forze, che da lui vanno verso l'esterno, ed in lui, dall'esterno, ritornano.
L'uomo, quindi, è sempre e comunque, una parte di qualcosa ; uno snodo di continuità , se visto da un'ottica parziale di tempo e spazio; è tutto ciò che esiste, se questi collegamenti appaiono quali essi sono veramente: aspetti del suo organismo universale.
Restando nel tempo e nello spazio, dunque, ben si può affermare che l'eternità stessa dell'uomo presuppone un'eternità della sua espressività (di uomo, o di futuro dio); e, quindi, di cicli successivi a quello in cui lo si vede vivere, mentre ne esaminiamo il suo presente stato.
Nessun essere potrà mai elidere, o spegnere la propria immortalità (sia essa puro nulla , come dice una scuola di pensiero, o puro tutto come afferma l'altra scuola). Né, quindi, potrà mai sfilarsi via dal ciclo successivo a quello che produce ineluttabilmente il ciclo che, in quel momento, sta vivendo...
E così via....
La fine di un aspetto (di un aspetto!) dell'evoluzione dona l'estinzione di ogni modulo egoico, ed inserisce l'uomo nei cicli cosmici innati (tutto il Libro dei Mutamenti è un Canto all'abbandono ad essi; sia a quello delle stagioni, che alla cosiddetta pigrizia del Budda [evidentemente, atroce termine di un altrettanto atroce ignoranza]; che lo vede abbandonato al Respiro del Nulla-Tutto).
Il respiro della scaglia si sintonizza con il respiro del pesce; la particella respira con i polmoni dell'universo; e diviene così l'universo....
i cicli si susseguiranno sempre. A questo punto chi non possiede più nulla, se non il tutto, a cosa può mai rinunciare?
Alla materia? Allo spirito? Al nirvana? Alla terra? Alla non terra?
Mi si dica a cosa?
Immaginiamoci un nuotatore che faccia il morto a galla . Ecco ciò che diviene l'essere che ha raggiunto la perfezione che attende tutti noi, all'orizzonte. Certamente, uno stato di sospensione che si innesca nella Corrente Sottomarina Primordiale, e non segue quelle minori. Ma questo è lo stato finale.
Il termine reincarnazione è foriero di complici inesattezze, a tale punto della dialettica; sarebbe meglio mutarlo in quello di ciclo . La reincarnazione odora di carne, di umido, di molliccio, di dolore, di cecità... Ed è logico che sia così.. È il ciclo che l'umanità sta attraversando da qualche milione di anni.
Sì, è vero, è stato indicato anche nei riflessi di ciò che molte Scuole di pensiero chiamano Divinità Solare, ed in riferimento a questo sistema... Forse è stato un errore... Rimane comunque notevole il fatto che chi abbia captato e sappia incarnare la chiave dei cicli, quale ho tentato di indicare nella presente lettera, viva, da allora, ognuno di essi, standone al di fuori
Quindi, nessun patto d'anima con la terra; nessun legame con nulla; nessuna rinuncia al Nirvana...
Certi riferimenti esoterici a certe scelte di Avatar, in riferimento al pianeta, se si è compreso il principio della libertà nel movimento delle eternità acquistano un valore puramente storico, oppure simbolico. L'importante, ripeto, è afferrare il concetto insito nell'eterna libertà dalla forma; e nell'eterna forma della libertà .
Al solito, il rovente acido che scioglie il potere di ogni catena è l'Amore incondizionato per tutto ciò che esiste. Il karma cosmico non può venire meno (inteso come legge dell'immortalità infinita ciclica); può venir meno il significato di restrizione che ogni ciclo ha verso lo spirito che lo vive.
|
|