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Inserito il - 14/12/2023 : 10:04:55 Domande basilari sul buddhismo
Domande «Barca» sul buddhismo (tratto da it dhammadana.org) (In francese, "Domanda Barca" [Question bateau] significa "questione basilare")
La vostra imbarcazione scivola lentamente sul fiume pacifico che, attraverso il suo libero spazio, conferisce alla circostante foresta tutto il suo splendore.
Avete perso il vostro cammino. Improvvisamente, un piccolo capanno sembra ergersi sulle rive dell'acqua. Scorgendolo, così minuto ed isolato, la vostra curiosità è tale che vi fermate, senza la minima esitazione.
Vi è un solo abitante presente. Si tratta di un monaco d'età media, con l'aria tranquilla, ed un costante sorriso all'angolo delle labbra. Vi accoglie con spontaneità e vi invita a bere qualche tazza di tè fresco, che cresce sull'altra riva.
Gioite dell'occasione fortunata, che vi permette di rivolgergli tutte le domande che, da anni, trottano nella vostra mente.
Cosa è il buddhismo?
E' la via che ci permette di liberarci dall'attaccamento, fonte di tutte le nostre noie. E' capire la realtà, come essa appare e sparisce, in ogni istante. E' conoscere la nostra mente, per non essere più sotto la prigionia delle sue tendenze perniciose.
Qual è la meta?
Liberarsi dalla prigionia dei sensi. Quando si raggiunge la piena Realizzazione, non conosciamo più la minima impurità.
Entriamo in uno stato superiore, in un luogo particolare, o nel nulla?
Nè l'uno e nè gli altri. Quando Buddha, o chiunque individuo vi perviene, egli continua a sperimentare delle visioni, dei suoni, dei tatti, dei gusti, degli odori e dei pensieri ma, a differenza della gente, li vede come essi sono, senza considerarli stabili, soddisfacenti ed esistenti di per se stessi, quali la nostra cecità e la nostra confusione mentale ci incitano a credere di continuo.
Lo scopo non è quello che si chiama nibbana?
Sì, in qualche maniera è una sorta di esperienza di purezza completa dello spirito, che sopravviene dopo avere distinto in profondità, attraverso la meditazione, i componenti fisici e psichici, e da cui nasce il completo distacco.
Ma com'è possibile farsi una corretta idea di un'esperienza che non rassomiglia a nulla di ciò che abbiamo potuto sperimentare? Volersi interessare alla sommità del monte, prima di mettersi in cammino sul sentiero di base, è come porre il carro davanti ai buoi.
Quanto tempo ci vuole per giungere al completo distacco?
Numerose vite! Allorché ci sono delle buone condizioni, può avvenire presto. Ciò dipende da numerosi fattori, ma principalmente dalla propria capacità di comprendere il Dhamma, cioè la vita che conduce alla saggezza, e che Buddha ci ha insegnato. Chi vuole, può praticare questo Dhamma.
Per dare un ordine di idee più preciso, diciamo che un individuo virtuoso, che giunge a rinunciare alla vita mondana, cioè, che se ne sta isolato da zone abitate e da ogni distrazione e piacere sensuale, e che si consacra seriamente alla meditazione, seguendo le istruzioni delle guide competenti, può sperare in grandi risultati, come il nibbana, o in una fase preliminare ad esso, in capo a qualche anno.
Dunque, questi non hanno atteso numerose vite!
Se le loro condizioni sono propizie, è perché si sono dedicati a ciò da numerose vite. Non esiste alcun privilegio. Ognuno raccoglie quel che merita.
Solo i monaci e le monache possono giungere allo scopo?
Chiunque sviluppi diligentemente la concentrazione e la sagacia giungerà alla stessa meta. Buddha aveva anche numerosi discepoli laici realizzati. Importa comprendere che la vita da rinunciante — monaco, monaca, novizio, suora, asceta, eremita — non è uno scopo in sè, ma semplicemente un mezzo che offre le condizioni più propizie allo sviluppo del Dhamma.
E ben più importante rinunciare ai piaceri sensoriali, che al conforto della vita laica — in rapporto a quello della vita monastica, ove non esistono più il denaro, nè i bei vestiti, né pasti variegati ad ogni ora, ecc.. Tuttavia, la rinuncia materiale resta il migliore "calzascarpe" della rinuncia interiore.
Cosa succede se non si riesce?
L'obiettivo si avvicina sempre di più e la pratica diventa sempre più facile, per non dire automatica. Prima dei grandi risultati, la meditazione porta dei benefici inestimabili, e ciò sin dall'inizio: calma, tranquillità, distacco, contentezza; cioè, la capacità di soddisfarsi di poco e di adattarsi ad ogni situazione, senza soffrirne.
Cosa è la meditazione?
Un trattamento dello spirito che consiste, in un primo tempo, a renderlo perfettamente calmo ed equanime (samatha); poi, a penetrare direttamente nella realtà, attraverso il riconoscimento degli elementi che costituiscono la coscienza e la materia (vipassana).
Ciò, suppongo, richiede molto sforzo
Al contrario! E' solo quando non si forza più nulla in qualunque cosa, che si è veramente in grado di meditare. Nella vita sociale, siamo talmente abituati a fornire numerose sollecitazioni di ogni tipo per ottenere dei risultati, che l'idea di "non fare nulla" per acquisire concentrazione e saggezza diviene sconcertante.
Il successo nella meditazione non sta nello sforzo, ma nel lasciare la presa. E' un totale abbandono di tutto, un arresto dell'aggrapparsi permanentemente a tutto e a non importa chi, come facciamo, di continuo, senza rendercene conto.
Buddha non parla del "giusto sforzo"?
Ciò non ha nulla a che fare con una forma di tensione fisica, o mentale, come espone l'abituale definizione della parola "sforzo". E' molto più sottile. Questo tipo di pressione "giusta" e senza esagerare, nasce da "viriya" in pa#7735;i. Come molti altri termini buddhisti, lo abbiamo tradotto in italiano, come potevamo.
Tale "giusta pressione si definisce piuttosto come un'applicazione sostenuta della mente su di un oggetto unico (ritornarci sopra, ogni volta che si evade nei pensieri, o nelle sensazioni). Possiamo anche parlare dell'evitare, in modo continuo, il lasciare andare lo spirito alle sue tendenze naturali, che vanno verso l'attaccamento, il rigetto e la confusione. Fatto che permette, poco a poco, di sviluppare la tranquillità interiore ed una giusta visione della realtà. Con l'abitudine, questo diviene un riflesso naturale. Ecco perché più meditiamo e più ci diviene facile farlo.
Cosa bisogna compiere se non si ha il tempo di meditare?
Se ne ha sempre il tempo! Solo che, agli inizi, si è meno abili; è tutto qui. Coloro che posseggono una potente concentrazione sono quelli che si sono allenati a lungo. Non sperate di riuscire a parlare una lingua straniera, senza cominciare dalle basi. Nella meditazione, le basi sono rappresentate da tutto ciò che impedisce alla concentrazione di svilupparsi in modo naturale. Che chiamiamo gli ostacoli alla meditazione (nivara#7751;a).
Come iniziare a meditare?
Trovate un momento tranquillo, relativamente silenzioso e sedetevi in modo comodo; a terra, su di un cuscino, se potete. Chiudete bene gli occhi e distendetevi completamente, rilassando tutti i vostri muscoli. Mettete da parte ogni pensiero della giornata. Rimanete semplicemente presenti alla vostra respirazione, senza forzare alcunchè, né cercare di localizzare una zona, oppure l'altra. Prendete come oggetto di attenzione la respirazione nel suo assieme e ritornatevi ogni volta che la mente evade in pensieri e in domande; cosa inevitabile, sino a che la concentrazione non diviene un fatto stabile. L'importante è fare quel che noi possiamo, quando lo possiamo, senza aspettare progressi. Certi giorni le cose sembreranno più facili; in altri sarà il contrario. Come per la meteorologia, la mente è raramente stabile.
La meditazione è come una pianta. Perché cresca bene, bisogna innaffiarla regolarmente ed accordarle tutta la propria attenzione, quando ce ne occupiamo.
E se non abbiamo il tempo di meditare?
Tutti noi troviamo molto tempo per le distrazioni. Individuare un quarto d'ora di tempo per meditare è concesso ad ogni persona. Detto questo, la mente espone sempre le sue forti ragioni per trovare tutto ciò troppo difficile, o "non possibile, al momento".
In ogni caso, è importante cogliere ogni occasione per sviluppare le qualità necessarie alla Realizzazione. La meditazione diverrà sempre più facile, dal giorno in cui la praticheremo, poiché ogni azione nel Dhamma è un preliminare ad essa. E conduce alla Liberazione definitiva da tutte le insoddisfazioni.
Queste qualità sono chiamate parami Si tratta, tra l'altro, della generosità, del comportamento virtuoso, della rinuncia, dello sforzo — giusto —, della pazienza, della benevolenza...
In maniera generale, evitate quel che è malsano, fate ciò che è sano, rinunciate, poco a poco, a tutto ciò che non è veramente utile — materiale, abitudini, attività, principi, credenze; non frequentate individui che privilegiano il piacere alla saggezza; favorite i rapporti con individui sani, virtuosi e ragionevoli; preferite l'isolamento dalla effervescenza mondana; favorite la calma e la tranquillità.
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