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Inserito il - 22/03/2025 : 11:05:52 Guardare la natura riduce la percezione del dolore
Osservare la natura riduce le attività cerebrali associate alla percezione del dolore: una scoperta per lo sviluppo di nuove terapie non farmacologiche. 18 marzo 2025 Chiara Guzzonato
Immergersi in paesaggi naturali, anche solo virtualmente, aiuta a ridurre la percezione del dolore: è questa la conclusione alla quale è giunto uno studio pubblicato su Nature Communications, che conferma quanto scoperto da diversi studi – il legame tra natura e riduzione del dolore – offrendo per la prima volta una spiegazione scientifica del fenomeno e gettando le basi per nuovi tipi di terapie non farmacologiche contro il dolore.
DOLORE RIDOTTO. Lo studio prevedeva di monitorare l'attività cerebrale dei partecipanti mentre ricevevano delle piccole scosse elettriche: quando osservavano dei video di scene naturali tutti riferivano di sentire meno dolore rispetto a quando guardavano video di scenari cittadini o di uffici – e questa percezione è stata confermata dalle risonanze magnetiche, che hanno evidenziato una riduzione nei segnali sensoriali che il cervello riceve quando il corpo fa male.
NON UN PLACEBO. «Il nostro studio è il primo a dimostrare con risonanze magnetiche che il fatto che le persone percepiscano meno dolore quando sono esposte alla natura non è dovuto a un effetto placebo», spiega Max Steininger, coordinatore della ricerca.
L'effetto curativo della natura è pari a circa la metà di quello degli antidolorifici, per cui osservare paesaggi non potrà certo sostituire l'assunzione di farmaci; tuttavia uno studio condotto quarant'anni fa da Roger Ulrich aveva evidenziato che i pazienti ricoverati in una camera con vista su uno spazio verde avevano bisogno di meno antidolorifici e guarivano più in fretta rispetto a quelli la cui finestra dava su un muro di mattoni.
«Ci auguriamo che i risultati del nostro studio siano un'ulteriore prova a sostegno dell'importanza di proteggere gli ambienti naturali e di incoraggiare le persone a passare del tempo in natura», conclude Alex Smalley, uno degli autori.
https://www.nature.com/articles/s41467-025-56870-2
da focus.it
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