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 Conferenze: Il Viaggio di Dante e la Bhagavad-gita

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 17/05/2010 : 10:39:28
Conferenze: Il Viaggio di Dante e la Bhagavad-gita

Esperienza psicologica di Inferno, Purgatorio e Paradiso per l'uomo contemporaneo

Lecce, 12 Giugno 2010 ore 18.00
Castello Carlo V - Sala d'Enghien, Lecce

Relatore: Marco Ferrini, Fondatore e Presidente del Centro Studi Bhaktivedanta

Ingresso gratuito. Si consiglia la prenotazione.

Patrocinato dal Comune di Lecce


locandina



Informazioni e Prenotazioni

Cell 348 5646148

Segreteria CSB
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tel 0587 733730
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www.c-s-b.org

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admin Inserito il - 21/06/2010 : 12:13:05
Conferenze: Il Viaggio di Dante e la Bhagavad-gita

Esperienza psicologica di Inferno, Purgatorio e Paradiso per l'uomo contemporaneo

Lecce, 12 Giugno 2010 ore 18.00
Castello Carlo V - Sala d'Enghien, Lecce
Relatore: Marco Ferrini, Fondatore e Presidente del Centro Studi Bhaktivedanta

Sabato 12 giugno 2010, nel Castello Carlo V nel cuore di Lecce, Marco Ferrini ha tenuto un evento su: “Il Viaggio di Dante e la Bhagavad-gita. Esperienze psicologiche di Inferno, Purgatorio e Paradiso per l'uomo contemporaneo”. La Gita e la Commedia, opere emblematiche del sapere d'Oriente e d'Occidente, sono state approfondite attraverso uno studio comparato unico nel suo genere, mai svolto prima.

Ferrini ha contestualizzato le due opere da un punto di vista socio-storico-politico ed è poi entrato nel cuore del messaggio che esse veicolano, descrivendone le sorprendenti analogie.
“All'inizio della Commedia Dante si trova nella selva oscura e nella Gita Arjuna è in mezzo al campo di battaglia. Nella selva oscura si soffre che poco più è morte e grande è anche la sofferenza di Arjuna, avvilito e depresso poiché costretto a combattere contro i suoi parenti, amici e maestri. La selva oscura di Dante e il campo di battaglia di Arjuna rappresentano le grandi crisi che si incontrano nella vita, come la scoperta di un tradimento o la notizia di un referto infausto.
Come uscire dalla selva oscura, ma prima ancora come “ritrovarsi”? “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. Il ritrovarsi è il risveglio della coscienza, il riemergere della facoltà critica, il bisogno di fare un bilancio della propria vita per capire dove si sta andando e soprattutto dove si desidera andare.
La crisi è lo stimolo per una riflessione profonda, per sfuggire a quel vero male che è la passività, l'inanità, l'uniformarsi a conoscenze e comportamenti convenzionali, l'incapacità di introspezione, di analisi, di matura valutazione del nostro pensare, desiderare, agire.
Nella selva Dante incontra tre fiere che gli sbarrano il cammino verso il bel colle: la lupa, il leone e la lonza; similmente Arjuna, nella sua lotta per il risveglio della coscienza, scopre tre ostacoli principali, perfettamente corrispondenti a quelli rappresentati nella Commedia dalle tre belve: l'ottusità di tamas (= la lupa), la passione di rajas (= il leone) e l'attrazione suadente di sattva (= la lonza). Questi dunque sono gli ostacoli principali che s'incontrano quando si decide di risvegliarsi alla vita e di riprendere quel viaggio interiore che per viltà o debolezza si era abbandonato”.

Ferrini prosegue leggendo e commentando alcuni passaggi della Gita e della Commedia che richiamano gli stessi contenuti esoterici, in cui l'ego decide di abbandonarsi al sé, di accogliere l'ispirazione dell'io superiore.
“La figura del Maestro risulta determinante e centrale sia nella Gita che nella Commedia. Se non fosse apparso Virgilio, Dante sarebbe rimasto ancora nella selva oscura e senza l'aiuto di Krishna Arjuna avrebbe rinunciato a combattere la battaglia del bene contro il male. Senza prendere rifugio in un Maestro (gurupadashraya) non si possono superare i limiti del pensiero egoico condizionato, non si può entrare in contatto con potenze superiori divine e prendere coscienza della propria Beatrice, che è l'anima, l'amore, la beatitudine, la bhakti della tradizione indovedica”.
Nel grande, imponente ed anche raffinato castello che ci ospita risuonano gli insegnamenti di queste opere antiche, i drammi vissuti dai loro protagonisti ma soprattutto le soluzioni che hanno permesso loro di compiere un viaggio che sempre più rivela essere come un volo savio verso la saggezza e l'amore.

“La Gita e la Commedia hanno in comune qualcosa di straordinariamente bello ed elevato: l'Amore. Non un amore soggettivo, relativo, esclusivo per qualcosa o per qualcuno, ma un Amore che racchiude tutto l'universo e ciò che sta oltre ad esso.
Sia la Gita che la Commedia cantano di questo supremo Amore. E' difficile conquistarlo, ma se si fa esperienza anche solo di una goccia di questo nettare immortale, si realizza che è quella la Vita e che tutto il resto è solo un sogno da tramortiti”.
L'evento è proseguito con le risposte alle domande poste dal pubblico: come uscire dalla selva oscura in cui oggi viviamo? Come possiamo realizzare l'anima e con quali occhi possiamo vedere Dio?
Gli strumenti più importanti a nostra disposizione, ha spiegato Ferrini, non sono certo quelli della logica. Occorre arrivare all'essenza, oltre le apparenze del mondo sensibile. Ciò che non si vede è più importante di quel che si vede. L'essenziale è invisibile agli occhi fisici. Si può percepire attraverso un percorso spirituale che conduce alla realizzazione della nostra identità profonda e del senso più elevato della vita.


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