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Inserito il - 26/10/2003 : 10:48:56
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I talenti di Narayanan
I cervelloni dell'India non migrano più nel sistema produttivo occidentale, ma rimangono sempre di più nel proprio Paese.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - Prima Pagina, 23-10-2003]
Sempre più rari i permessi d'ingresso temporaneo (gli "H1") che fino a pochi anni fa venivano generosamente distribuiti fra i giovani ingegneri elettronici asiatici che Microsoft, Adobe, Intel e compagnia bella adescavano nei paesi di provenienza già prima della laurea. Photoshop, per esempio, una decina di anni fa (release 2.0) alla schermata iniziale mostrava i rispettabili nomi - tutti rigorosamente Wasp - dei signori Knoll, Guttman, Hamburg e Brown, autori del programma. Adesso che uso la 5.5 (io uso sempre versioni vecchie) i nomi dei programmatori nei credits sono già trentuno: fra cui una Akiko e un Yoko (giapponesi), un Georgiev (ucraino o russo), un Narayanan (indiano), una Kong (cinese) e altri "aliens" ancora. Che non e' detto abbiano preso tutti la cittadinanza americana: almeno per i primi anni, lavorano con contratti a tempo limitato (a volte anche molto ricchi), e visti d'ingresso limitati nel tempo: gli "H1" di cui dicevamo prima.
Per un Narayanan o una Kong che arrivano alla schermata iniziale di Photoshop ce ne sono decine di migliaia che restano nella fanteria dei softwaristi, ignoti al pubblico e tuttavia indispensabili al sistema.
Il vero cuore dell'economy e' esattamente qui; McDonald's e' molto piu' a valle. Globalizzazione significa, in questo caso, che le risorse intellettuali del pianeta vengono drenate a monte e convogliate verso alcuni punti specifici del sistema. Non e' detto che, in sé, sia sempre un male: può darsi che Narayanan, restando in India, avrebbe finito per lavorare a qualche software di guida dei missili nucleari.
E puo' darsi che avrebbe lavorato invece a qualche programma di cyberalfabetizzazione di massa sul posto, tipo il "Simputer" sviluppato proprio in India. Non lo sapremo mai. In questo caso specifico, i talenti di Narayanan sono stati impiegati in un prodotto "pacifico" e "utile" (un tool professionale per illustratori, non un Carmaggedon o che so io): ma anche questo e', sostanzialmente, casuale.
Per arrivare a questo esito, per inserire cioè nel cuore del sistema produttivo (civile e non solo militare) occidentale risorse umane provenienti da paesi come l'India, sono state necessarie diverse cose.
Un keynesianesimo che ha fatto da volano strategico delle risorse. Un rooseveltismo che ha fornito un quadro culturale su base planetaria e non grettamente nazionale. Un clintonianesimo (ma uso questa parola in termini molto ampi: comincia con Bob Dylan e Steve Jobs, e termina con Al Gore) che ha fornito il background ideologico ("rock più tecnologie") per interagire con le elite del Terzo Mondo.
Tutt'e tre queste cose sono più o meno arrivate al termine del loro ciclo, o ci stanno arrivando ora. La maggior parte dei programmatori indiani dei prossimi anni tenderanno a rimanere in India: l'America ha meno possibilità materiali di assorbirli, e soprattutto meno capacità culturali.
Vedremo cosa faranno restando a casa loro: dove, già oggi, l'India ha una delle massime concentrazioni di programmatori elettronici esistenti al mondo. Altro che scontro di civiltà: qua si decide chi arriva a inventare prima le altre venticinque lettere dell'alfabeto.
Riccardo Orioles
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