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 Il Terzo Occhio (la Sfera di Cristallo)
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Inserito il - 02/11/2003 : 11:56:04  Mostra Profilo
Il Terzo Occhio (la Sfera di Cristallo)

Tratto da:

"L'eterna Ricerca dell'Uomo "

di Yoganandaji

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I ciechi non possono guidare i ciechi


Questa unità di spirito è dimostrata dai grandi uomini, quelli che hanno realizzato Dio. I ciechi non possono guidare i ciechi; solo un Maestro[1], cioè uno che conosca Dio, può legittimamente istruire altre persone su di Lui. Per riguadagnare la propria divinità si deve avere un tale Maestro, o Guru[2]. Colui che fedelmente segue un vero Guru diviene simile a lui perché il Guru contribuisce a elevare il discepolo al proprio livello di realizzazione. Quando trovai il mio Guru, lo Swami Sri Yukteswarji[3] presi la risoluzione di seguire suo esempio: di porre, cioè, Dio solo sull'altare del mio cuore e di condividerLo con altri.

I Maestri indù hanno insegnato che, per conquistare la più profonda conoscenza, bisogna focalizzare lo sguardo attraverso l'onnisciente occhio spirituale. Quando ci si concentra fortemente, anche chi non sia uno yoghi aggrotta la fronte nel punto fra le sopracciglia: il centro della concentrazione e dello sferico occhio spirituale, sede dell'intuizione dell'anima. Questa è la vera "sfera di cristallo" in cui guarda lo yoghi per apprendere i segreti dell'universo. Coloro che andranno abbastanza profondo nella loro concentrazione penetreranno quel "terzo occhio" e vedranno Dio. I ricercatori della verità dovrebbero perciò sviluppare la facoltà di proiettare la loro percezione attraverso l'occhio spirituale. La pratica dello Yoga aiuta l'aspirante ad aprire l'occhio singolo della coscienza intuitiva[4].

L'intuizione, o conoscenza diretta, non dipende da alcun dato fornito dai sensi. Per questo la facoltà intuitiva è spesso chiamata il "sesto senso". Tutti hanno questo sesto senso, ma la maggior parte delle persone non lo sviluppa. Tuttavia, quasi tutti hanno avuto qualche esperienza intuitiva, forse l'intuizione che una determinata cosa sarebbe dovuta accadere, sebbene non ci fosse alcun segno percepibile dai sensi a indicarlo.

E' importante sviluppare l'intuizione, la conoscenza diretta dell'anima, perché colui che è conscio di Dio è sicuro di sé. Egli sa, e sa di sapere. Dobbiamo essere certi della presenza di Dio come siamo certi di cono­scere il gusto di un'arancia. Fu solo dopo che il mio Guru mi ebbe insegnato a comunicare con Dio e dopo che ebbi cominciato a sentire ogni giorno la Sua presenza, che mi assunsi l'incarico spirituale di parlare agli altri di Lui.

L'Occidente ha costruito vasti templi di adorazione, ma ce ne sono pochi in cui si insegni ai fedeli come si può trovare Dio. In Oriente si è invece posto l'accento sulla formazione di uomini dalla divina realizzazione; ma questi, in molti casi, sono inaccessibili ai ricercatori spirituali, poiché rimangono isolati in dimore remote e solitarie. Centri spirituali in cui la gente possa comunicare con Dio, e insegnanti che possano mostrare alla gente come farlo, sono entrambi necessari. Come potrebbe una persona acquistare la conoscenza di Dio da un istruttore che non conosca Dio egli stesso? Il mio Guru impresse in me la necessità di conoscere il Padre Celeste prima di fare il tentativo di parlare agli altri di Lui. Quanto gli sono grato per avermi dato il suo insegnamento! Egli stesso, invero, comunicava con Dio.

Il Signore deve essere percepito innanzitutto nel proprio tempio corporeo. Ogni ricercatore dovrebbe disciplinare quotidianamente i propri pensieri e deporre sull'altare della propria anima i fiori, sbocciati spontaneamente, della propria devozione. Colui che trova Dio dentro di sé sarà capace di sentire la Sua presenza in ogni chiesa o tempio in cui entrerà.

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[1] Uno che è padrone di se stesso: della mente, delle emozioni, dei sensi, delle passioni. Le sue azioni, non offuscate da motivi egoistici, sono in armonia con la volontà di Dio, ed egli conosce se stesso come una cosa sola con Dio, non nell'immaginazione, ma nell'esperienza reale della Divina Onnipresenza.

[2] Maestro spirituale. La Guru-Gita (17-19) descrive appropriatamente il Guru come "colui che dissipa le tenebre" (da gu, "tenebre", e ru "ciò che dissipa"). Per diritto divino il titolo di Guru è conferito soltanto a quelle anime altissime che sono qualificate, per la loro stessa realizzazione dei Sé e unità con Dio, a condurre altre anime dal buio dell'ignoranza alla luce perenne della Verità.

[3] Nell'Autobiografia di uno Yoghi, Paramahansa Yogananda descrive il proprio rapporto col suo divino Guru, che definì uno Jnanavatar, "incarnazione della saggezza". Il suffisso ji aggiunto alla fine di un nome proprio indica rispetto.

[4] Durante la meditazione profonda, l'occhio singolo o spirituale diviene visibile come una splendente stella circondata da una sfera di luce azzurra che, a sua volta, è circondata da una brillante luce dorata. Quest'occhio onnisciente è nominato variamente nelle Scritture come terzo occhio, stella d'Oriente, occhio interiore, colomba che discende dal cielo, occhio di Shiva, occhio dell'intuito. "Se perciò il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà illuminato" (Matteo, 6, 22). ("Singolo" è la parola riportata dai testi originali; l'incomprensione di questo termine ha fatto si che esso venisse variamente modificato nelle Bibbie cattoliche). (N.d.T).
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