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Inserito il - 13/11/2003 : 12:50:05
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<Gli Insegnamenti spirituali di Sri Ramana Maharshi> - di Sri Ramana Maharshi
Tratto da:
Insegnamenti spirituali del Bhagavan Sri Ramana Maharshi
di Ramana Maharshi
lista Sadhana >> http://it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana
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Ottava Edizione 1974
Traduzione riveduta
Pubblicato da
V.S. Ramanan
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CAPITOLO I
ISTRUZIONE (UPADESA)
1.. Quali sono le caratteristiche di un vero maestro (Sadguru)?
Stabile permanenza nel Sé, guardando a tutto con occhio equanime, incrollabile coraggio in ogni momento, in ogni luogo e circostanza, ecc.
2.. Quali sono le caratteristiche di uno studioso serio (sadsisya)? Un intenso desiderio per la rimozione del dolore e il conseguimento di gioia ed una intensa avversione per ogni tipo di piacere mondano.
3.. Quali sono le caratteristiche dell'insegnamento (upadesa)? La parola "upadesa" significa: "vicino al posto o sedile" (upa=vicino, desa=posto o sedile). Il Guru che è l'incarnazione di ciò che è indicato dai termini sat, chit e ananda (essenza, coscienza e beatitudine), previene il discepolo, che a causa della sua accettazione delle forme degli oggetti dei sensi, si è allontanato dal suo vero stato ed è conseguentemente afflitto e tormentato da gioie e dolori, dal continuare così e lo stabilisce nella sua stessa reale natura senza differenziazioni.
Upadesha significa anche il mostrare un oggetto distante come se fosse vicino. Viene cioè fatto comprendere al discepolo che il Brahman che egli crede essere distante e diverso da lui, è vicino e per nulla diverso da lui stesso.
4.. Se è vero che il Guru è lo stesso Sé di un individuo, che cos'è quel principio che stà alla base della dottrina che dice che, per quanto un discepolo possa essere istruito o per quanti poteri occulti egli possa possedere, non potrà ottenere la realizzazione del sé (atma-siddhi) senza la grazia del Guru? Sebbene in assoluta verità lo stato del Guru sia quello del sé stesso è molto duro per il Sé che è divenuto anima individuale (jiva) a causa dell' ignoranza realizzare il suo vero stato o natura senza la grazia del Guru.
Tutti i concetti mentali sono controllati dalla mera presenza del vero Guru. Se e gli avesse detto ad un individuo che con arroganza si vantasse di aver visto i più remoti lidi dell'oceano del sapere o ad uno che si vantasse con arroganza di poter compiere imprese che sono quasi impossibili, "Sì, tu hai imparato tutto ciò che può essere imparato, ma hai imparato (a conoscere) te stesso? E tu che sei capace di compiere imprese pressochè impossibili, hai visto te stesso?", essi chinerebbero le teste (vergognosamente) e resterebbero in silenzio.
Così è evidente che solo attraverso la grazia del Guru e non attraverso altri adempimenti è possibile conoscere sé stessi.
5.. Qual'è il significato della grazia del guru? Essa va oltre le parole e i pensieri.
6.. Se è così, com'è che è stato detto che il discepolo realizza il suo vero stato attraverso la grazia del Guru? E' come un elefante che si sveglia vedendo un leone nei suoi sogni. Così come l'elefante si sveglia alla sola vista del leone, allo stesso modo è certo che il discepolo si sveglierà dal sonno dell'ignoranza nella veglia della vera conoscenza attraverso il benevolo sguardo di grazia del Guru.
7.. Qual'è il significato del detto che lanatura del vero Guru è quella del Signore Supremo (Sarvesvara)? Nel caso dell'anima individuale che desideri raggiungere lo stato di vera conoscenza o lo stato di Divinità (Isvara) e con quell'obbiettivo pratichi sempre la devozione, quando la devozione individuale avrà raggiunto uno stadio di maturazione, il Signore che è il testimone di quell'anima individuale e identico ad essa, si manifesta in forma umana con l'aiuto di sat-chit-ananda, le sue tre caratteristiche naturali, e con nome e forma che egli assumerà anche benevolmente, e con il fatto di benedire il discepolo, lo assorbe in Sé stesso.
In accordo con questa dottrina il Guru può veramente essere chiamato il Signore.
8.. Come ha fatto allora qualche grande persona a raggiungere la conoscenza senza il Guru? Per un piccolo numero di persone il Signore brilla come luce di consapevolezza e impartisce consapevolezza della verità.
9.. Qual'è il fine della devozione (bhakti) e del sentiero di Siddhanta (Sarva Siddhanta)? E' di imparare la verità che tutte le azioni compiute da un ente con devozione disinteressata, con l'aiuto dei tre strumenti purificati (corpo, parola e mente), nella capcità del servitore del Signore, diventano azioni del Signore, e per restare saldi liberi dal senso di "io" e "mio".
Questa è anche la verità di ciò che il Sarva-Siddhantis chiama para-bhakti (devozione suprema) o del vivere al servizio di Dio (irai-pani-nittral).
10.. Qual'è il fine del sentiero della conoscenza (jnana) o Vedanta? E' di conoscere la verità che l' "io" non è diverso dal Signore (Isvara) e per essere liberi dal sentimento di essere l'agente (kartrtva, ahamkara).
11.. Come può essere detto che il fine di entrambi questi sentieri è lo stesso? Qualunque cosa comporti, la distruzione del senso di "io" e "mio" è la meta, ed essendo essi interdipendenti, la distruzione di uno dei due causa la distruzione dell'altro; perciò al fine di ottenere quello stato di Silenzio che è al di la di pensiero e parola, uno dei due, il sentiero della conoscenza che rimuove il senso di "io" o il sentiero della devozione che rimuove il senso di "mio", sarà sufficiente.
Quindi non vi è alcun dubbio che il fine dei sentieri di devozione e conoscenza è uno e lo stesso.
Nota: Fintanto che l' "io" esiste è necessario accettare anche il Signore. Se qualcuno desiderasse riguadagnare facilmente il supremo stato di identità (sayujya) ora perso per lui, è soltanto consono che egli abbia ad accettare questa conclusione.
12. Qual'è il significato dell'ego?
L'anima individuale nella forma dell' "io" è l'ego. Il Sé che è della natura dell'intelligenza (chit) non possiede alcun senso di "io". Né il corpo insenziente possiede un senso di "io". La misteriosa apparenza di un ego ingannevole esistente tra l'intelligenza e l'insenziente, attualmente causa prima di tutti questi problemi, dopo la sua distruzione per mezzo di qualsiasi causa, che però realmente esista, verrà vista così com'è. Questa è chiamata Liberazione (moksha).
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