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Discussione n. 6098 |
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Fausto Intilla
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Inserito il - 08/10/2006 : 14:38:52
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Nell'allegato,sono esposte alcune considerazioni sull' "ipotetica possibilità" di "viaggiare nel Tempo" (...vogliate scusarmi se in alcuni passaggi il linguaggio usato è estremamente "tecnico",semplicemente,tralasciateli).
Allegato: Viaggiare nel Tempo.pdf 121,37 KB
In questo link invece potrete osservare come vengono arduamente attaccati in ambito scientifico, i sostenitori di "teorie alternative", che ovviamente non rispecchiano i canoni della "scienza ufficiale" (ortodossa): http://www.sciencechatforum.com/bulletin/viewtopic.php?p=25890#25890
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Fausto Intilla
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Inserito il - 09/12/2006 : 21:36:20
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Avendo ricevuto in parecchie occasioni,delle critiche assai pesanti in relazione ad alcuni concetti esposti nel file "Viaggiare nel Tempo?" (critiche sul mio utilizzo di termini quali "Tempo Assoluto" e "Spazio Assoluto",che ovviamente nella teoria della Relatività Ristretta non possono essere presi assolutamente in considerazione,poichè ritenuti addirittura privi di alcun valore logico-scientifico),intendo esporre qui,a mia difesa,alcune idee-teorie di ILYA PRIGOGINE (http://it.wikipedia.org/wiki/Ilya_Prigogine),premio Nobel per la chimica nel 1977,sulla "Realtà del Tempo":
Sulla base del "lavoro" di Prigogine,a proposito della metrica dello spazio-tempo di Minkowsky,si evince questo:
Per misurare lunghezze e tempi, un osservatore utilizza delle coordinate x, y, z e t ; un altro, in moto rettilineo rispetto al precedente, utilizza delle coordinate x',y', z' e t'. La condizione imposta dalla teoria della relatività è che l'intervallo spazio-temporale rimanga invariante. L'esistenza di tempi molteplici t, t' ... provoca effetti notevoli (come il celebre paradosso dei gemelli). Bisogna dunque concludere, con Minkowski, che lo spazio e il tempo, presi isolatamente, sono ormai divenuti delle ombre?
L'instabilità deriva dal fatto che un punto contiene un'informazione infinita, mentre le nostre misure o i nostri calcoli implicano una precisione finita.L'instabilità ci costringe a costruire un nuovo linguaggio per descrivere tali sistemi.
Prigogine,sulla base dell'idea di Misra,ridefinisce (ampliandolo),il concetto di "tempo interno".
"Contrariamente a quanto sembra risultare dalla Relatività Ristretta,esiste dunque un Tempo Universale che parte dall'osservazione di un fenomeno fisico relativistico,in questo caso la propagazione dell'onda*.Nella descrizione minkowskiana,gli osservatori si osservano reciprocamente.Qui essi osservano,in più,l'evoluzione del campo,sistema dinamico instabile che permette l'introduzione di un tempo interno.(...)L'introduzione di processi dinamici instabili permette così di riconciliare l'idea fondamentale di Einstein di tempi molteplici legati a osservatori diversi con l'esistenza di un divenire Universale,sostenuta da Bergson". ILYA PRIGOGINE ("Tra il Tempo e l'Eternità - ed.Bollati & Boringhieri)
*Prigogine in quel contesto non intendeva un'onda elettromagnetica visibile (la luce che tutti conoscono,per intenderci);bensì "un'onda di modernizzazione" relativa addirittura ad un'isola.
"La nozione di simultaneità è relativa all'osservatore,riferendoci ai tempi molteplici della Relatività Ristretta.Ma le cose cambiano se teniamo conto del fatto che ogni osservatore può misurare il campo scalare phi e dedurne il tempo medio <T> corrispondente a questo campo.Il campo stesso è invariante per trasformata di Lorentz.Il tempo interno medio <T>,invece,è modificato non solo quando si cambia il tempo,ma anche quando si cambia posizione.Ciò significa anche che,osservando il campo,e il suo tempo interno medio,un osservatore può avere un'informazione riguardo alla sua posizione,contrariamente a quanto suppone la Relatività Ristretta"... e sono ancora parole di Prigogine,non mie. __________________ Fausto Intilla (Inventore-divulgatore scientifico) www.oloscience.com |
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Fausto Intilla
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Fausto Intilla
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Inserito il - 12/01/2007 : 20:28:24
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Qualche considerazione in più sull'articolo ("Sulla manipolazione dello spazio-tempo"):
In base ai miei parametri di giudizio,in un discorso di questo tipo, entra sicuramente in causa quella parte della fisica ancora ignota,le cui basi sarebbero da ricercare nell'ormai famosa teoria di gauge di Weyl (...da tempo a mio avviso,ingiustamente lasciata in "disparte") che si prefiggeva di trovare una sorta di unificazione tra campo magnetico e gravitazionale,al fine di poter farli apparire,come delle semplici "proprietà geometriche" dello spazio-tempo. Non dimentichiamoci che sulla base della teoria quantistica dei campi, quando le energie delle eccitazioni dei campi raggiungono energie cofrontabili con la massa di Planck [Massa di Planck = (hc/G)^1/2 ~ 10^19 massa protone] non è più possibile trascurare gli effetti della gravità. A questo punto subentra quindi una limitazione teorica, poiché, in base alla teoria di Einstein, dovremmo tener conto della deformazione dello spazio-tempo, ma questo porterebbe ad un’inconsistenza matematica nel calcolo delle ampiezze di probabilità.Le varie estensioni della teoria dei campi che sono state proposte per risolvere tale problema (teoria delle stringhe, extra-dimensioni spaziali,discretizzazione dello spazio tempo),da un punto di vista fenomenologico, non hanno finora fornito alcun risultato “incoraggiante”.
Fausto Intilla (Inventore-divulgatore scientifico) www.oloscience.com |
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Fausto Intilla
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Inserito il - 17/01/2007 : 14:10:35
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ANCORA ALTRE CONSIDERAZIONI:
L'ipotesi di Everett (o "interpretazione a molti mondi"),impone numerose restrizioni al procedimento di quantizzazione.Tale ipotesi,suggerisce anche di imporre particolari restrizioni alle condizioni inerenti alla funzione d'onda dell'Universo;restrizioni che non appaiono naturali nelle altre interpretazioni.Secondo queste ultime,l'Universo odierno è costituito da un unico "ramo" generato nel lontano passato dalle forze a cui è dovuta la riduzione della funzione d'onda.Di conseguenza,nelle interpretazioni diverse dall'ipotesi di Everett,gli effetti quantistici della gravità consistono,almeno attualmente,nel generare piccole fluttuazioni attorno a un Universo essenzialmente classico.Questo punto di vista della cosmologia quantistica (sviluppato in profondità da J.V.Narlikar),porta a modelli cosmologici distinti da quelli suggeriti dall'ipotesi di Everett.Un'analisi dettagliata di ciò che un osservatore vedrebbe,mostra che vi sono delle differenze tra i modelli basati sull'ipotesi originale di Everett e quelli di Narlikar,anche se al giorno d'oggi l'evoluzione sarebbe descritta con ottima approssimazione da un Universo di Friedmann classico in entrambi i casi. I due tipi di modelli differiscono enormemente in prossimità della singolarità iniziale,e ciò può portare a differenze osservabili tra quelli basati sull'ipotesi di Everett e quelli basati sulla riduzione della funzione d'onda.L'esistenza di queste differenze permette di ovviare alla critica principale mossa all'ipotesi di Everett dai suoi oppositori;critica esposta in modo molto conciso da Shimony:"Dal punto di vista di qualunque osservatore - o più esattamente,dal punto di vista di ogni "diramazione" di un osservatore - la diramazione del mondo da lui osservata si evolve in modo stocastico.Poichè tutte le altre diramazioni sono inaccessibili alle sue osservazioni,l'interpretazione di Everett ha esattamente lo stesso contenuto empirico - nel senso più ampio possibile - di una teoria quantistica modificata in cui sistemi isolati di tipo opportuno subiscono occasionalmente "salti quantici" che violano l'equazione di Schrödinger.Pertanto Everett ottiene l'evoluzione continua dello stato quantistico globale al prezzo di una violazione estrema del principio di Occam (...)" L'ipotesi di Everett però non viola il principio di Occam. Quando il sistema osservato è piccolo,l'Universo,inteso nel senso corrente di tutto ciò che esiste,non si scinde.Solo l'apparato di misura si scinde.Se decidiamo che è l'Universo a scindersi,esso consiste di tutti gli Universi classici permessi dal dominio,in cui la funzione d'onda dell'Universo non è nulla.Solo in apparenza quindi,questa è una violazione del principio di Occam;poichè uno dei problemi presenti a livello classico consiste nel considerare il fatto evidente che tra tutti i punti dello spazio dei dati iniziali delle equazioni di Einstein,uno solo è stato "realizzato".È un problema comune a tutte le teorie classiche.A livello classico,per risolvere questo problema si devono porre le condizioni iniziali sullo stesso piano delle leggi fisiche.Si devono inoltre introdurre ulteriori leggi fisiche per implicare la riduzione della funzione d'onda.Adottando l'ipotesi di Everett non si deve invece ricorrere a nessuna legge nuova,perchè in questo caso tutti i punti nello spazio dei dati iniziali corrispondono a Universi classici realmente esistenti.In definitiva quindi,la cosmologia fondata sull'ipotesi di Everett,amplia l'orizzonte ontologico per "risparmiare" sulle leggi fisiche.Applicare l'interpretazione di Copenhagen,alla cosmologia quantistica (e dal punto di vista dinamico,il collasso della funzione d'onda da essa postulato),appare quindi addirittura ridicolo.È assai probabile che in un futuro,a mio avviso non troppo lontano,l'ipotesi di Everett (interpretazione a molti mondi) sostituirà sia quella statistica che quella di Copenhagen.
Fausto Intilla www.oloscience.com |
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Discussione n. 6098 |
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