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 Evento: Lezioni: Affinità Karmiche e Relazioni Familiari
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Inserito il - 06/04/2007 : 16:39:04  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lezioni: Affinità Karmiche e Relazioni Familiari

Gestione della crisi e superamento dei conflitti. Riflessione sulle molteplici sfumature del sentimento dell'amore per armonizzare la propria personalità e migliorare le relazioni.

Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Florida Vedic College e The Yorker Intl. University. International Affiliate of the American Psychological Association

Corso in Psicologia e Spiritualità dell'India in più lezioni tenute presso l'Aula Magna Fondazione Studi Bhaktivedanta - via Gramsci 64, Ponsacco (PI).

Le lezioni saranno tenute dalle ore 20.30 alle ore 22.30 nelle seguenti date:

26 aprile - 2 maggio - 9 maggio - 16 maggio - 23 maggio 2007

Seguirà un seminario di approfondimento il 3 giugno 2007

(maggiori dettagli nella locandina di seguito riportata)


locandina

http://www.c-s-b.org/it/images/locandine/ponsacco_26-04-2007.jpg


Informazioni e Iscrizioni

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Inserito il - 22/04/2007 : 13:06:41  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Estratto da "Affinità Karmiche e Relazioni Familiari"

[…]
Approfondiamo l’analisi dei conflitti e proponiamo vari tipi di soluzioni dei conflitti stessi; vediamo ad esempio come ciò che determina il conflitto, la causa patologica può diventare energia risolutiva del conflitto stesso. Abbiamo esaminato diverse situazioni nelle quali il conflitto insorge dall’interazione tra individui. E’ impensabile che esista conflitto tra una persona e una cosa, il conflitto è sempre interno alla persona. Quando un oggetto materiale appare come causa di conflitto è una proiezione, una difficoltà interna riflessa all’esterno. Prima si è detto che è sempre l’esito di una relazione difficile, ma ciò non implica necessariamente che la relazione sia tra due soggetti diversi.
Molti conflitti sono intrapersonali e non interpersonali. Intrapersonali significa che un individuo ha conflitti interiori, con sé stesso. Si tratta di vari livelli di psiche e coscienza che entrano in conflitto e questa conflittualità è una delle cause più frequenti del malessere diffuso nella società moderna.

Ogni problema intrapersonale genera in un breve tempo conflitti interpersonali perché quando la persona non sta bene, non vive bene, ha tendenza a proiettare sugli altri la causa del proprio malessere. Appare più comodo incolpare gli altri dei propri problemi, ma non è la soluzione perché così facendo si allarga la sfera della sofferenza. Gli altri vengono presi dallo stesso nostro malessere, perché insoddisfazione, irrequietezza, aggressività, nervosismo sono contagiosi.
Il lavoro deve essere fatto su due piani; quello più facile è verso l’esterno e consiste nell’aggiustare i rapporti con gli altri. I problemi più difficili da risolvere sono quelli con noi stessi, che spesso non sappiamo di avere, perché creati da atteggiamenti quasi sempre inconsci. La soluzione di questo tipo di problemi implica un lavoro serio su noi stessi e una disciplina da seguire; chi non ha voglia di fare questo lavoro a monte, di compiere una serie di aggiustamenti nella personalità, è suo malgrado costretto a subire le spinte dell’inconscio e le conseguenze, per lo più sono ignote, dei nostri samskara o dei desideri latenti, forze situate nella mente profonda.
Abbiamo immense forze da gestire che prima dobbiamo conoscere. Dobbiamo avere una conoscenza, seppur teorica, perché la pratica senza conoscenza è rischiosissima. Prima di fare l’esperienza, vijnana, occorre jnana, la conoscenza; occorre un quadro teorico di riferimento per potere agire.

E’ assai pericoloso impostare relazioni, matrimoni, società, attività, qualsiasi cosa senza avere la conoscenza necessaria. Ci sono buone probabilità che questi rapporti alla fine risultino fallimentari.
Se la relazione si basa sulle spinte dell’ego, i problemi rimangono. Se invece sono incentrate sul livello superiore del divino, su Dio, ogni problematica, se mai dovesse sorgere, poi si risolve. A livello di essere incarnato, d’altra parte, l’ego è l’elemento di interfaccia, perché senza ego non possono esserci relazioni; ma poiché l’ego è fortemente influenzato da vari condizionamenti, paradossalmente, oltre ad essere l’oggetto della relazione, è anche l’oggetto del conflitto.
L’ego è indispensabile perché è il destinatario, il punto di riferimento, tuttavia se i due soggetti sono teocentrici, la relazione funziona senza conflittualità. I conflitti si destrutturano in presenza dell’amore. Un esempio molto elementare è dato dall’oscurità che si destruttura in presenza della luce; non è necessario lottare contro le ombre, basta illuminarle. Non dovete trasformarvi in novelli Don Chisciotte e lottare contro i mulini a vento, è sufficiente avere uno scopo positivo perché tutto ciò che è negativo si trasformi da solo.

[...]

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Inserito il - 28/05/2007 : 11:43:33  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lezioni : Affinità Karmiche e Relazioni Familiari

Significato e sfumature del sentimento dell'amore. Come favorire la trasformazione ed evoluzione dei sentimenti.

Il 16 maggio 2007 si è svolta la quarta lezione del Corso “Affinità Karmiche e Relazioni Familiari” tenuto dal Prof. Marco Ferrini presso la Sede del Centro Studi Bhaktivedanta. Nella lezione si è approfondito il significato e le sfumature del sentimento dell'amore, indicando in che modo è possibile trasformare le emozioni e permettere l'evoluzione dei sentimenti.
Ogni persona è per propria natura desiderosa di amare ed di essere amata. In realtà la vita non ha altro scopo e in nient'altro trova il suo valore se non nell'amore, ma la cognizione certa di tale sentimento è un traguardo elevato e, come tale, richiede impegno, consapevolezza elevata, cura, sacrificio, coerenza, lealtà e verità.

L’amore è un sentimento radiante, potenzialmente capace di espandersi all’infinito, in grado di dare completa soddisfazione all'essere rendendolo interiormente forte e autonomo, libero da condizionamenti, consapevole e maturo. Esso rappresenta il sentimento naturale e spontaneo della nostra matrice più profonda, della nostra spiritualità.
Nella cultura diffusa dell’Occidente il vero amore è un po’ come l’Araba Fenice: mitologico, raro e spesso apparentemente irraggiungibile. Generalmente le persone sperimentano più di frequente l’eccitazione dei sensi, ma scoprono poi, con delusione e sofferenza, che non si tratta di qualcosa che nutre veramente, anzi, spesso depaupera corpo e mente di energie preziose.
L’amore autentico, ha spiegato il Prof. Ferrini, è sperimentato da chi vive nella consapevolezza della sostanza autentica dell’essere e della realtà e dona una gioia duratura, profonda e indipendente da condizioni esterne.

La cultura della società in cui viviamo è purtroppo impregnata di concetti falsi, superficiali, pericolosi, che inducono i cittadini-consumatori a diventare ossessionati ricercatori non di amore ma di eros, sempre in cerca di stimoli ed eccitazioni, di nuove promiscuità in equilibrio precario.
La cultura della società in cui viviamo è purtroppo impregnata di concetti falsi, superficiali, pericolosi, che inducono i cittadini-consumatori, che sono sempre in cerca di stimoli, di eccitazioni e di nuove promiscuità in equilibrio precario, a diventare assillati ricercatori non di amore ma di eros, se non addirittura di infima promiscuità.

Quindi per riscoprire l'amore in tutte le sue speciali e sublimi sfumature (i rasa descritti nei testi della tradizione Bhaktivedantica) occorre prendere coscienza di noi stessi e della nostra natura più profonda, poiché tutte le problematiche della sfera affettiva sono collegate ad una percezione distorta del senso di sé.
Il Vedanta, lo Yoga ed altre opere della letteratura indovedica descrivono l’essere incarnato come composito, poiché costituito
biologicamente di un corpo oggetto dell’esperienza empirica, caratterialmente di una struttura psichica e spiritualmente di una essenza eterna e immutabile. Questa, l’atman, rappresenta il fulcro e baricentro della personalità, il centro unificatore di tutte le attività psicofisiche e sostegno stesso della vita.
Il paradosso consiste in questo, che proprio di essa, della sua essenza vera l'individuo smarrisce la consapevolezza a causa dell’imporsi di condizionamenti strutturati. Questi ultimi rendono la persona schiava di una percezione e di una comprensione superficiale di sé, che la vincolano alla dipendenza da stimoli sensoriali e da passioni egoiche, da bisogni indotti. Tutti legami che però spesso appaiono insopprimibili, fino ad occupare l'intero campo della coscienza.

Se l'amore è la più alta espressione dell'essere, l'eros lo si può paragonare ad un fuoco che divampa e tutto divora, fino a distruggere anche se stesso. In mancanza infatti di un processo di elevazione della coscienza, i desideri e le bramosie, frutto dell'identificazione con il corpo psicofisico, non diminuiscono con l’indebolimento del corpo, bensì sempre più incatenano al continuo sorgere e dissolversi di attrazioni e repulsioni (raga e dvesha) fondate su di un'affettività patologica che produce relazioni frustranti, con profonde delusioni e sofferenze.
I grandi Maestri della tradizione Bhaktivedantica hanno insegnato come superare gli opposti e riscoprire il sentimento vero dell'amore, attraverso la destrutturazione dei condizionamenti e la trasformazione e sublimazione delle proprie energie.
Il processo chiamato sadhana-bhakti compiutamente descritto nella letteratura Bhaktivedantica, ha sottolineato il Prof. Ferrini, permette di avviare tale fondamentale opera di trasformazione, sublimazione e trascendenza delle pulsioni egoiche, consentendo di accrescere e valorizzare le qualità migliori di ogni individuo e renderlo capace di compiere quell’affascinante viaggio interiore che fa giungere dall’io al sé, dall’eros all’amore, dalla morte alla vita.

Il segreto del successo per avvicinarsi sempre più a tale stato interiore dell'essere, fondato sulla più alta consapevolezza spirituale, non risiede dunque nella repressione di istinti e passioni. Infatti, questi, se repressi tendono a strutturarsi in maniera ancor più potente a livello inconscio. La soluzione non può essere nemmeno quella del loro libero sfogo che aprirebbe completamente le porte al dominio della coscienza da parte dell'ego o io inferiore.
Quindi la realizzazione del sé e l'elevazione fino al sentimento dell’amore non possono avvenire con imposizioni o forzature, né tantomeno possono aver luogo in un clima di permissivismo e debolezza strutturata; esse richiedono trasformazioni armoniche della personalità, scelte ponderate, svolte coscienti e sono l'esito di una serie di sforzi ben coordinati e costanti, volti a consentire il passaggio del potenziale umano dalle istanze dell’ego a quelle del sé, attraverso lo sviluppo delle più elevate qualità dell'anima.
Vari argomenti di grande utilità come quelli qui sinteticamente riportati sono stati approfonditi dal relatore durante la lezione, anche a seguito delle domande poste dal pubblico.
La conoscenza di immediato valore pratico che ci tramandano i testi millenari della tradizione Bhaktivedantica, con i loro tanti e significativi esempi di vite trasformate e di coscienze illuminate, oltre alla nostra personale esperienza nell'applicazione di tali metodologie, ha sottolineato il Prof. Ferrini, ci dimostrano che la trasformazione dei sentimenti è possibile attraverso un processo di rieducazione della personalità. In virtù di essa pulsioni ed emozioni possono essere ri-orientate e rese propedeutiche a quell'evoluzione interiore che dall’inconsistente eccitazione dell’eros porta alla solida beatitudine della Bhakti, quindi del vero amore trionfante.




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Inserito il - 28/05/2007 : 11:43:55  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lezioni : Affinità Karmiche e Relazioni Familiari


L'esperienza relazionale ed affettiva nel mondo come propedeutica ad un percorso di autoconoscenza e di realizzazione interiore.

Il 23 maggio si è concluso il ciclo di cinque lezioni sul tema "Affinità Karmiche e Relazioni Familiari", tenuto dal Prof. Ferrini a Ponsacco presso la sede del Centro Studi Bhaktivedanta. La lezione conclusiva ha toccato il cuore di questo ciclo di incontri: l'esperienza relazionale ed affettiva nel mondo come propedeutica ad un percorso di autoconoscenza e di realizzazione interiore.
Le relazioni interpersonali, ha spiegato il prof. Ferrini, hanno reale valore e portano autentico beneficio nella misura in cui conducono l'individuo ad una maggiore consapevolezza della propria essenza profonda di natura spirituale, affinché l'incontro con noi stessi e con gli altri culmini naturalmente in un rapporto di Amore universale verso creato, creature e Creatore, Sorgente stessa della vita e dell'amore. La Bhakti è questo supremo divino Amore, che costituisce il fondamento e il fine stesso dell'esistenza.


Quali sono le caratteristiche della Bhakti? Quali strumenti abbiamo a disposizione per realizzare nella nostra vita questo elevato stato dell'essere?
La Bhakti è amore incontaminato, privo di morbosità, che riluce per l'assenza di interessi egoici, privo di aspettative o calcoli utilitaristici. E’ un amore prodotto dal fascino proveniente dalla realtà più elevata, da Dio, dal supremo Amico e Amante di tutti gli esseri. E' quel fascino che trascende i limiti della razionalità, e, attraendo, travolge puramente. Come un magnete attrae il materiale ferroso, così la Sorgente divina del fascino attrae chi entra nella sua orbita, risvegliando la coscienza e le qualità superiori dell'anima: bontà, amicizia, compassione, tolleranza, generosità, lungimiranza, saggezza, conoscenza realizzata.
Nella sua forma più pura la Bhakti o Parama-bhakti si esprime in un forte sentimento di amore reciproco tra Dio e il Suo devoto, caratterizzato da valenza e ampiezza universali: da una parte il bhakta viene irresistibilmente attratto dalla potenza del Signore, e in virtù di ciò prova affetto incondizionato per ogni creatura e per ogni manifestazione del creato, dall'altra il Signore persino si compiace nel sottomettersi completamente all'amore del Suo devoto. In questa comunione sublime non vi è mai separazione, neanche se c'è distanza fisica, anzi, in tal caso il sentimento si accresce e diventa struggente, perché la Bhakti, essendo una funzione intrinseca dell'anima, attiene alla realtà spirituale ed è trascendente rispetto ai vincoli di spazio e tempo.

Nell’unione dell’amore supremo, Dio e il Suo devoto diventano uno senza perdere la loro identità, in un'inconcepibile unità nella differenza sostenuta dalla perfetta e totale comunione di visione, intenti e sentimenti. Come anche Dante spiega magistralmente nella Divina Commedia: “Nella Sua volontade è nostra pace: ell'è quel mare al qual tutto si move ciò ch'ella cria o che natura face” (Divina Commedia, Paradiso Canto III vv. 85-87) .
Anche in risposta alle varie domande poste dal pubblico, il prof. Ferrini ha spiegato come la Bhakti sia strumento di realizzazione, potente mezzo di trasformazione interiore e al contempo, nella sua manifestazione più pura, culmine stesso dell'evoluzione dell'essere. Il Narada Bhaktisutra, opera classica e monumento letterario della Bhakti, si apre con la seguente affermazione: la Bhakti è la natura stessa dell'anima e di Dio (Naradabhaktisutra sutra II).
Come Dio è costituito di amore, noi, poiché ne siamo infinitesimali espansioni, siamo nella nostra natura originaria manifestazioni di quel supremo divino amore. Ogni volta che tradiamo tale sentimento di amore puro, tradiamo profondamente noi stessi, perché tradiamo la nostra natura e la nostra essenza.



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