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Inserito il - 05/01/2010 : 11:47:02
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Lezioni: Conoscersi e Migliorarsi con la Psicologia dello Yoga
Viaggio evolutivo per ritrovare Armonia e Libertà nell’Universo Interiore
Relatore: Marco Ferrini, Fondatore e Presidente del Centro Studi Bhaktivedanta
Corso serale in 3 lezioni tenute presso l'Aula Magna Fondazione Studi Bhaktivedanta - via Gramsci 64, Ponsacco (PI).
Le lezioni saranno tenute dalle ore 20.30 alle ore 22.30 nelle seguenti date: 3,10 e 17 Febbraio 2010
21, 23 Gennaio 2010 Presentazioni a Tema (per maggiori dettagli vedere il depliant)
depliant
http://www.c-s-b.org/n/toscana_gen2010.gif
Informazioni
Segreteria CSB
tel. 0587 733730 cell. 320 3264838 fax 0587-739898 secretary@c-s-b.org www.c-s-b.org
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Inserito il - 11/02/2010 : 11:06:46
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Report Lezione Conoscersi e Migliorarsi con la Psicologia e Spiritualità dello Yoga
Mercoledì 3 febbraio 2010 nella sede del centro Studi Bhaktivedanta a Ponsacco ha avuto inizio il ciclo di lezioni: “Conoscersi per migliorarsi e realizzarsi con la Psicologia e la Spiritualità dello Yoga”, tenuto da Marco Ferrini. Qui di seguito alcuni dei temi trattati nella prima lezione.
“Se non si conosce la nostra più profonda e reale identità non si possono risolvere alla radice i nostri problemi psicologici ed esistenziali. Il modello con cui Shri Krishna nella Bhagavad-gita si rapporta ad Arjuna per aiutarlo ad uscire dalla crisi che lo tormenta è un importante punto di riferimento per capire come poter aiutare noi stessi e gli altri a superare gli ostacoli che impediscono la nostra e altrui realizzazione.
Krishna non ribatte in tono polemico alle distorte argomentazioni che Arjuna porta per giustificare la sua debolezza, confusione e rinuncia all'azione, ma lo stimola in prima istanza a conoscersi. Conoscersi e centrarsi nella propria natura spirituale è infatti il primo passo fondamentale per capire come migliorare il proprio comportamento, come destrutturare i condizionamenti e diventare sempre più coerenti e aderenti alla propria reale identità spirituale, che soltanto può permettere la nostra realizzazione.
Nella Gita (II.12-26) Shri Krishna esorta Arjuna a sviluppare la seguente comprensione: “la mia essenza spirituale è incorruttibile, non subisce i condizionamenti e le modificazioni cui sono soggette le strutture della materia. Niente può nuocere la mia reale identità, nemmeno la morte”. Krishna procede gradualmente offrendo ad Arjuna insegnamenti sempre più elevati per aiutarlo ad innalzare il suo punto di vista: il sé è imperituro, immortale, non muore quando il corpo muore. E' il nucleo incorruttibile della persona, la scintilla di luce divina, ciò che dà vitalità al corpo e alla mente. “Sappi, o Arjuna, che tu sei quel principio immortale. Solo se realizzi questa tua originaria natura, puoi guardare al mondo senza vaneggiare e risolvere il problema che ora ti affligge. Se lo affronti con distacco emotivo individuerai la vera soluzione, possibile solo se si diventa liberi da quegli attaccamenti egoici e dipendenze che producono illusione e dolore”. É il vaneggiamento che impedisce la soluzione dei problemi, come dirà anche Virgilio a Dante nella Commedia: “U ben s'impingua se non si vaneggia” (Paradiso, canto XI). Solo chi non vaneggia può nutrirsi spiritualmente. Nel quattordicesimo shloka del secondo capitolo della Gita Shri Krishna spiega: il saggio non è turbato dagli effimeri piaceri e dolori di questo mondo, perché sa discernere il sé dal non sé, la realtà dalle apparenze, l'eterno dall'effimero.
Dopo alcune resistenze iniziali, Arjuna decide di porsi in umile e costruttivo spirito di ascolto per far propri, nel cuore, gli insegnamenti che Shri Krishna gli offre. Man mano che si pone sinceramente in ascolto, il suo comportamento passa da un livello qualitativo ad uno sempre più superiore. All'inizio fa confusione tra i vari argomenti, mischia le differenti categorie di principi, scambia il reale con ciò che reale non è , ha opinioni e comportamenti contraddittori che rispecchiano la sua incapacità di capire, di vedere, di muoversi verso il bene. Tale comportamento potrebbe essere paragonato a quello di un elefante che non riesce a succhiare il succo dalla canna da zucchero senza inghiottire anche erbacce e tutto quel che vi trova.
A differenza dell'elefante, la formica sa separare una cosa dall'altra, ma perde però spesso quel che ha raccolto e ha difficoltà ad immagazzinare. Così lo studente-formica riesce a discernere, a capire cosa si deve e non si deve fare, ma ha difficoltà ad “immagazzinare” il sapere in profondità e dunque a rievocarlo nel momento della necessità, per cui torna ad essere facilmente vittima di spinte emozionali, sensuali, delle proprie tendenze e vecchie abitudini.
Man mano che Arjuna evolve, la sua modalità di comprensione e di comportamento diventa sempre più simile a quella dell'ape. L'ape sa scegliere i fiori, vola su quelli che hanno più profumo e nettare, prende quel nettare e riesce a trasformarlo in miele. Solo quando Arjuna si pone in questa posizione, comincia davvero a mettere mano alla risoluzione dei suoi problemi, imparando a percepire la luce dell'anima e del Divino fuori e dentro di sé”.
La lezione è proseguita con un interessante programma di domande e risposte in cui sono stati approfonditi i seguenti temi: il sé come elemento ordinatore di tutte le funzioni psichiche, come capire ciò che ci appaga in profondità, la differenza tra aspirazioni reali e bisogni indotti, eros e amore, affettività e creatività, il rapporto psicologia e spiritualità.
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