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Inserito il - 19/02/2010 : 10:40:55
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Attacco hacker a 2.500 aziende in 196 paesi
Lo rivela il Washington Post
18 febbraio, 13:15 ROMA - Oltre 75.000 tra computer e server di circa 2.500 aziende violati in 196 Paesi: è il bilancio del più grande e sofisticato attacco hacker mai registrato sino ad oggi. Lo rivela il Washington Post. L'attacco telematico è stato scoperto da una ditta della Virginia, la Netwitness, ed è iniziato alla fine del 2008. La scoperta è avvenuta il mese scorso: sono state prese di mira email, dati aziendali, carte di credito, le credenziali di accesso dei dipendenti delle aziende della sanità e della tecnologia. Tra i Paesi più colpiti da una rete di hacker est-europei figurano gli Usa, il Messico, l'Arabia Saudita, l'Egitto e la Turchia.
L'intrusione è stata scoperta il 26 gennaio scorso da Alex Cox, un ingegnere di NetWitness: l'esperto ha individuato il cosiddetto Kneber bot, un sistema interlacciato di almeno 20 server e computer gestito da un gruppo di hacker localizzati nell'Est Europa, che avevano creato un centro di controllo in Germania. Secondo gli esperti, gli attaccanti sono riusciti a far scaricare ad ignari dipendenti di molte aziende dei software da siti controllati dagli stessi hacker, oppure inviando mail infette che hanno aperto loro le porte dei sistemi informatici di migliaia di aziende. Per l'intrusione è stato utilizzato uno tra gli spyware più insidiosi, denominato ZeuS.
Secondo il Wall Street Journal, l'attacco ha colpito anche dieci agenzie governative statunitensi. In almeno un caso, ha scoperto NetWitness, gli hacker sono riusciti ad entrare in possesso dei dati di accesso email di un soldato. Un portavoce del Pentagono sentito dal quotidiano Usa ha detto che i militari non sono usi commentare specifiche minacce o intrusioni. Tra le aziende colpite, i giganti farmaceutici Merck & Co. e Cardinal Health Inc., che hanno confermato l'attacco, ed altri colossi come la Paramount Pictures - che ha rifiutato di commentare l'episodio. La NetWitness, guidata da un ex ufficiale dell'aviazione americana, Amit Yoran, si occupa di sicurezza telematica e fornisce i propri servizi ad agenzie governative e a numerose aziende.
ansa.it
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Aziende di tutto il mondo sotto attacco hacker. E in Italia?
di Alessandro Vinciarelli
venerdì 19 febbraio 2010
Ancora "attivo" l'attacco kacker che ha messo in ginocchio finora 75.000 computer in 2.500 aziende di 196 paesi. Per ora nessuna rilevazione in Italia
L'attacco hacker più massiccio, sofisticato ed esteso di tutti i tempi - così verrà ricordato quello scoperto dall'ingegnere Alex Cox, impiegato nell'azienda della Virginia Netwitness, che si occupa di sicurezza per Governo Usa ed FBI - sta terrorizzando le aziende di tutto il mondo. L'iniziativa criminale è partita a fine 2008
Prese di mira informazioni critiche e dati sensibili di imprese ed enti governativi: 75.000 pc e server, oltre 2.500 aziende in 196 diversi paesi.
Cox ha individuato, il 26 gennaio scorso il sistema, il bot Kneper, utilizzato dagli hacker per carpire i dati. Il funzionamento è piuttosto semplice ma purtroppo efficace, perchè basato sull'ingenuità degli utenti.
Gli hacker hanno indotto i dipendenti a scaricare software maligno che, una volta installato, permette di accedere liberamente ai Pc e ai server aziendali, utilizzando anche un pericoloso spyware già noto come ZeuS.
La base della rete hacker sarebbe stata localizzata in Est-Europa, con un centro di controllo in Germania, ma per ora l'Europa non sembra essere la zona geografica più colpita, bensì Usa, Messico, Egitto, Arabia Saudita e Turchia.
È però necessario sottolineare che l'attacco è ancora in atto, tanto che ancora non è stato possibile quantificare i danni provocati. È pertanto importante continuare a prestare attenzione quando si istallano software scaricati dalla Rete e provenienti da fonti sconosciute.
L'invito arriva mediante email con allegati o link infetti, oppure tramite avvisi che invitano a cliccare su siti infettati, o ancora inviando warnings legati alla necessità di cancellare file dannosi per il computer, inducendo quindi a scaricare programmini creati dagli hacker stessi.
www.pmi.it
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