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 La promessa di Gautama Buddha
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Inserito il - 24/10/2017 : 10:35:49  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
La promessa di Gautama Buddha

del monaco buddhista Isi Dhamma


"La sollecitazione di brahma Sahampati"

- L'esitazione di Buddha -

Al 50o giorno, che seguì il suo risveglio, Buddha ritornò sotto il
fico del Banian Ajapala, mettendosi a riflettere:

«Questo Dhamma che ho appena scoperto è particolarmente profondo. E'
difficile da vedere, difficile da comprendere. Porta pace, ed è
nobile. Non è una cosa che rientra nelle abitudini dei Sakya (l'etnia
da cui proviene la famiglia di Buddha, può anche scriversi: Sakiya).
E'molto sottile. Solo con l'aiuto della saggezza lo si può conoscere.
Libera dalla sfera dei sensi. Sono riuscito a comprendere tutto il
processo delle cause e degli effetti del paticcasamuppada. Ho potuto
sbarazzarmi da ogni attaccamento, grazie a questo Dhamma. Sono in
grado di insegnare questo Dhamma. Gli esseri non possono comprenderlo.
Tra di loro vi è poca saggezza e tanti kilesa. Essi apprezzano
talmente i piaceri sensoriali. Se insegnerò loro il Dhamma, non lo
comprenderanno; mi affaticherò a farlo inutilmente. Essi non sono
pronti a questo Dhamma, che ho appena scoperto, né a praticarlo con
ardore ed in modo difficile. Tutti hanno difficoltà a comprenderlo,
senza sforzo, perché hanno della polvere davanti agli occhi.»

In quel momento, il brahma Sahampati — della prima sfera materiale del
mondo di brahma — che aveva prestato attenzione ai pensieri di Buddha
— gli si avvicinò, mettendosi in ginocchio, in terra, e, giungendo
rispettosamente le mani, gli si indirizzò così:

«Venerabile rinunciante, vi chiedo di insegnare il Dhamma, Esistono in
questo mondo degli esseri che hanno solo poca polvere davanti agli
occhi. Sono svantaggiati, considerato che non hanno mai conosciuto il
Dhamma. Insegnateglielo. Nello stato del Maghada, vi sono solo due
grandi maestri, che hanno dell'oscurità davanti agli occhi. Aprite
loro gli occhi, Venerabile Buddha. Risparmiate loro questa oscurità.
Fate loro ascoltare le quattro nobili verità. Ve ne prego, alzatevi ed
andate ad insegnare il Dhamma alla gente. Tra di loro, vi saranno
delle persone in grado di comprenderlo.»

Questo brahma era stato un amico di Buddha (Gotama), ai tempi del
Buddha Kassapa. Benché ancora puthujana, egli sperimentò il primo
jhana, al momento della sua morte. Ecco perché, da allora, dimorava
nella prima sfera materiale del mondo di brahma.
In risposta, Buddha disse al brahma Sahampati:

««Si, anche io ho pensato questo; ma, questo Dhamma, che ho appena
scoperto, è particolarmente profondo. E'difficile da vedere, è
difficile da comprendere. Porta pace, è nobile. Non è una cosa che
rientra nelle abitudini dei Sakya. E' molto sottile. Solo con l'aiuto
della saggezza lo si può comprendere. Libera dalla sfera dei sensi. Ho
potuto comprendere l'intero processo delle cause e degli effetti del
pa#7789;iccasamuppada. Grazie a questo Dhamma, mi sono potuto sbarazzare di
ogni attaccamento. Sono in grado di insegnare questo Dhamma. Tra gli
esseri, esiste poca saggezza e tanti kilesa. Essi apprezzano oltremodo
i piaceri sensoriali. Se io insegnerò loro il Dhamma, non lo
comprenderanno; mi affaticherò inutilmente. La gente non è pronta per
questo Dhamma che ho appena scoperto, ed a praticarlo ardentemente e
con molta difficoltà. Tutti non lo possono comprendere facilmente,
perché hanno della polvere davanti agli occhi.»

Dopo che il brahma ebbe nuovamente formulato la sua sollecitazione,
Buddha ripeté la sua risposta. Determinato a che Buddha tenesse conto
del suo consiglio, il brahma replicò, per la terza volta, la sua
istanza. Instancabile, Buddha ridiede, per la terza volta, la stessa
replica, prima di propendere, un poco di più, verso la sollecitazione
di brahma.

- Il consenso di Buddha -

Dopo avere ben considerata la situazione, immerso nella compassione
per tutti gli esseri, Buddha guardò attraverso il mondo, con l'aiuto
dei suoi poteri psichici, che permettevano di vedere tutto, per
trovare chi fosse capace di comprendere il Dhamma. Poiché ne vide,
effettivamente, qualcuno, finì per accettare le sollecitazioni del
brahma, e promise che avrebbe insegnato il Dhamma. Prosternandosi
rispettosamente davanti a Buddha, il brahma si ritirò.

Il nefasto deva Mara (N.d.T.: la forza nera che si oppone
all'evoluzione) si avvicinò, senza indugio, al beato, incalzandolo a
sua volta:

«Gotama! Non attardatevi a gioire della Pace che avete appena
scoperto! Spegnetevi, tranquillamente, nel parinibbana!

— Hey, Mara! Non entrerò nel parinibbana, sino a che non esisteranno
sufficienti arahant e individui capaci di insegnare il Dhamma in
questo mondo.»

Ignorando, quindi, Mara, mentre scrutava l'universo, con l'aiuto dei
suoi poteri, Buddha si domandò:

«A chi posso incominciare ad insegnare il Dhamma? Chi, dunque, potrà
rapidamente comprendere questo Dhamma? (Riflettendo.). Quell'eremita
Alara, dell'etnia dei Kalama, è dotato di saggezza, è garbato e molto
intelligente; e da molto tempo non ha che un fine strato di polvere
(impurità mentali) davanti agli occhi (saggezza). Sarebbe bene che io
iniziassi ad insegnare il Dhamma, per primo, a costui; potrebbe
apprenderlo rapidamente.»

Un deva (N.d.T.: Angelo), con il corpo invisibile, rivelò a Buddha:

«Venerabile Buddha, l'eremita Alara, dell'etnia dei Kalama, è morto da
sette giorni; ha ripreso nascita nelle sfere immateriali del mondo dei
brahma.»

Buddha, allora, ebbe compassione per questo eremita, che avrebbe
potuto comprendere rapidamente il Dhamma. Si domandò, allora, di
nuovo:

«A chi posso cominciare ad insegnare il Dhamma? Chi, dunque, potrebbe
rapidamente comprendere questo Dhamma? (Riflettendo.) Quell'eremita,
Udaka, figlio di Rama, possiede della saggezza; è gentile e molto
intelligente; e da tempo ha solo un fine strato di polvere (impurità
mentali) davanti agli occhi (saggezza). E' bene che io insegni il
Dhamma, per primo, a costui; sarebbe in grado di capirlo rapidamente.»

A quel punto, un deva, dal corpo invisibile, rivelò a Buddha:

«Venerabile Buddha, l'eremita Udaka, figlio di Rama, è appena morto.»

Allora, Buddha ebbe compassione di questo eremita, che avrebbe potuto
comprendere il Dhamma prontamente. Si domandò, allora, di nuovo:

«A chi posso cominciare ad insegnare il Dhamma? Chi, dunque, potrebbe
comprenderlo subito? Vi è quel gruppo di cinque rinuncianti, che si è
ardentemente disciplinato nel più nobile dei compiti. Insegnerò il
Dhamma, per primo, a questo gruppo di cinque. Ora, dove possono
trovarsi?»

Grazie ai suoi poteri psichici, poté rapidamente localizzare i suoi
cinque antichi compagni, che stavano nel regno di Baranasi, accanto
alla città con lo stesso nome, nella foresta di Migada. A questo
punto, Buddha lasciò la foresta di Uruvela e si mise tranquillamente
in viaggio, in direzione del regno di Baranasi, verso la foresta di
Migada, viaggiando da solo ed a piedi.


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