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 Lo scopo della meditazione
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Inserito il - 07/08/2023 : 10:12:36  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lo scopo della meditazione

del monaco theravada Isi Dhamma

L'obiettivo, in questa meditazione, è la bellezza del silenzio, della calma e della chiarezza spirituale.

La meditazione è il mezzo per giungere ad abbandonare ogni presa. Nella meditazione, si abbandona la stretta del mondo esterno, complesso, per raggiungere quello interiore, sereno. In ogni tipo di misticismo, come pure in numerose tradizioni, ciò è conosciuto come la via verso lo spirito puro e potente. L'esperienza di questo spirito puro e liberato dal mondo è meravigliosa e felice.
Durante questa esperienza vi sarà del lavoro difficile da fare, all'inizio; ma, accettate le difficoltà del lavoro, ricordandovi che vi permetteranno di vivere degli stati molto belli e significativi. Ne varrà bene la pena! E' una legge di natura, che senza uno sforzo non si progredisce. Che noi si sia dei laici, o dei monaci non si giunge da nessuna parte senza sforzo, sia che si tratti di meditazione, che non importa di cosa altro.

Ma, il solo sforzo non basta. Bisogna applicarlo con astuzia. Questo significa che dovrete dirigere la vostra energia giusta sino ai punti giusti e mantenervela fintanto che il compito non sarà effettuato. Uno sforzo esercitato con astuzia non è noioso e nè disturba, mentre produce quella bella pace di meditazione profonda.
Per sapere dove focalizzare lo sforzo, dovrete comprendere chiaramente lo scopo della meditazione.

Lo scopo della meditazione è la bellezza del silenzio, della calma e della chiarezza spirituale.

Se giungerete a comprendere questo obiettivo, allora il punto di applicazione del vostro sforzo e la maniera di raggiungere il traguardo vi diverranno molto chiari.

L'impegno andrà diretto per all'abbandono di ogni presa, verso lo sviluppo di uno spirito che tende al distacco. Una delle numerose e semplici dichiarazioni di Buddha è che "una persona che medita, la cui mente è portata all'abbandono, raggiuge sam#257;dhi facilmemte" (precisamente lo scopo della meditazione). Una simile persona ottiene questi stati di beatitudine quasi automaticamente. Ciò che Buddha affermava era che la principale causa della meditazione profonda, per raggiungere questi potenti stati interiori, risiedeva nella volontà di abbandono, di lasciare la presa e di rinunciare. Durante questo ritiro meditativo, non è lo spirito che si intensifica e si avvicina alle cose che vogliamo accrescere, quanto la mente che acconsente a lasciare andare, a posare il fardello. Al di fuori della meditazione siamo costretti a portare il fardello di numerosi doveri, come altrettante valigie pesanti; ma, durante il periodo meditativo, tutti questi bagagli non sono necessari. Durante la meditazione, quindi, rendetevi conto se potete abbandonare quanti più bagagli è possibile. Considerate queste cose come dei fardelli, dei pesanti fardelli che vi gravano addosso. Sarà, allora, l'atteggiamento corretto per abbandonare tali cose, e farlo liberamente, senza girarvi indietro. Questo sforzo, questa attitudine, questa tendenza dello spirito all'abbandono, sarà ciò che vi condurrà alla meditazione profonda. Dagli inizi del ritiro, sforzatevi di generare codesta energia di rinuncia, la volontà di dare e, poco a poco, l'abbandono della stretta avverrà. Mano a mano che lascerete le cose nel vostro spirito, vi sentirete molto più leggero, sciolto dalla zavorra e libero. Lungo il sentiero della meditazione questo abbandono delle cose procede per tappe, passo a passo.

Potete superare le tappe iniziali rapidamente, se lo desiderate; ma, nel caso, fate attenzione. A volte, nel farlo troppo in fretta, ci si accorge che il lavoro di preparazione non è stato compiuto. E' come cercare di costruire una città su delle fondamenta deboli e poste alla carlona. La struttura si erge molto presto, ma cade altrettanto in breve! Sarete, di conseguenza, saggi nel passare sufficiente tempo sulle fondazioni, e al piano terra; in tal modo, compirete un buon lavoro di base, solido e fermo. Così, quando vi trasferirete ai piani supoeriori, gli stati meditativi di felicità saranno anch'essi solidi e fermi.

Con il metodo che io impiego nell'insegnare la meditazione, amo molto cominciare dalla semplice tappa di abbandonare i pesi del passato e del futuro.. Voi potreste supporre che si tratti di qualcosa di molto facile da fare, che è troppo fondamentale. Tuttavia, se agite con calma, se non vi precipitate alle tappe successive della meditazione senza avere correttamente raggiunto il primo scopo, che è l'attenzione mantenuta sul momento presente, più tardi scoprirete di avere stabilito delle fondamenta molto solide sulle quali stabilire le tappe seguenti.

Abbandonare il passato significa non pensare neppure al vostro lavoro, alla vostra famiglia, ai vostri impegni, alle vostre responsabilità, alla vostra storia, ai buoni e cattivi periodi della vostra infanzia... Voi abbandonate ogni esperienza passata, non accordandole assolutamente alcun interesse. Diventate qualcuno che non ha alcuna storia, durante il periodo consacrato alla meditazione. E neppure pensate al luogo da dove venite, dove siete nato; nè, chi erano i vostri genitori, oppure alla vostra formazione educativa. Durante la meditazione si rinuncia a tutto questo. In tal modo, tutti coloro che si trovano qui, in ritiro, stanno sulla medesima linea di eguaglianza; sono semplicemente qualcuno che medita. Perde la sua importanza il sapere da quanti anni voi meditate, se avete dell'esperienza, o state iniziando. Se riuscite ad abbandonare tutto questo, saremo eguali e liberi. Ci alleggeriamo di quelle preoccupazioni, di quelle percezioni e di quei pensieri che ci limitano e che ci impediscono di fare crescere la pace nata dall'abbandonare la presa. Dunque, ed in fin dei conti, voi vi staccate da qualunque "parte" della vostra storia, anche della storia che avete vissuto sino ad oggi, durante questo ritiro; anche del ricordo di ciò che vi è successo qualche istante fa! In tal modo, voi non trasportate nessun fardello del passato nel presente. Qualunque cosa possa capitare, voi non ve ne interessate più e lasciate andare. Non permettete al vostro passato di riverberare nel vostro spirito.

Questo, io lo chiamo trasformare la mente in cellula insonorizzata. Qualunque sia l'esperienza, la percezione, o il pensiero che entra in contatto con la parete della "cellula insonorizzata", quest'ultima non ne viene toccata. Essa è semplicemente assorbita dalla pienezza e si ferma lì. Così, non permettiamo al passato di fare da eco nella nostra coscienza; ed in ogni caso, non a ciò che è successo ieri e prima ancora, perchè cerchiamo di maturare uno spirito incline al lasciare andare, all'abbandono ed all'alleggerimento. C'è chi dice che se si mette a contemplare il passato, può, in certa misura, apprenderne qualcosa e risolverne i problemi. Dovete, tuttavia, comprendere che, quando osservate il passato, voi lo fate immancabilmente attraverso dei vetri deformanti. Qualunque sia il ricordo che ne avete, esso non corrisponde veramente alla realtà. Ecco perchè le persone litigano su quello che è successo, anche qualche minuto prima. E' cosa ben risaputa dalla polizia, che fa un'inchiesta su di un incidente stradale che, anche se esso è accaduto da appena mezz'ora, due testimoni oculari diversi, ambedue onesti, riporteranno dei fatti dissimili. Non c'è da fidarsi della nostra memoria. Se considererete per un pò la mancanza di stabilità della memoria, non accorderete alcun valore a rimuginare il passato. Potete, allora, lasciare la presa. Potete seppellirlo, proprio come fate con qualcuno che è morto. Lo mettete in un feretro, sotto terra; oppure lo cremate, e tutto è finito, terminato. Non trascinatevi dietro il passato; non siate affezionati alle bare degli attimi trascorsi. Se lo farete, vi sovraccaricherete di pesanti fardelli, che non vi appartengono veramente. Lasciate andare ogni cosa che è avvenuta ed avrete la possibilità di essere liberi nel momento presente.

Per quel che riguarda il futuro, le anticipazioni, le paure, i progetti e le attese - lasciate andare anche tutto questo. Il Buddha disse una volta, a proposito del futuro: "qualunque cosa voi immaginiate, essa sarà sempre diversa!". Dai saggi questo futuro è conosciuto come incerto, ignoto ed imprevedibile. Spesso è una cosa completamente stupida anticipare il futuro, ed è sempre una grande perdita di tempo pensare al futuro in meditazione.

Quando lavorate con lo spirito, vi accorgete che esso è così strano. Può fare delle cose meravigliose ed inattese. E' cosa molto comune che delle persone che vivono dei tempi difficili in meditazione, che non conoscono molta calma, se ne stiano seduti a pensare: "Ecco, ancora un'ora di frustrazione". Benchè comincino a pensare così, ad anticipare lo smacco, accade qualcosa di strano ed essi entrano in una meditazione molto calma.

Recentemente, ho sentito parlare di un signore che faceva il suo primo ritiro di dieci giorni. Dopo il primo giorno, aveva cosi male in tutto il corpo, che chiese di ritornare a casa sua. Il maestro disse: "restate un giorno in più ed il dolore passerà. Ve lo prometto." Egli dunque rimase ancora un giorno; ma il dolore peggiorò e lui nuovamente volle rientrare. Il maestro gli ripetè:"un solo giorno in più ed il dolore sparirà". Quello rimase un terzo giorno e la sofferenza era ancora lì. In ognuno dei nove giorni, venuta la sera, egli andava a trovare il maestro, tutto indolenzito, per chiedergli di potere rientrare a casa ed il maestro rispondeva" giusto un giorno in più e il dolore passerà". Accadde, allora, in un modo completamente inatteso che l'ultimo giorno, alla prima seduta del mattino, il dolore sparì! E non ritornò più. Egli poteva trascorrere delle lunghe sedute, senza provare alcuna sofferenza! Era stupefatto: quel che è meraviglioso in questo nostro spirito è come possa produrre dei risultati così inattesi! Dunque, voi non conoscete il futuro. Forse è così strano, anche bizzarro, completamente al di là di ogni attesa. Delle esperienze come questa vi donano la saggezza ed il coraggio di abbandonare ogni pensiero che concerne il futuro, ed anche ogni tipo di attesa.

Quando meditate e pensate:" quanti minuti restano? Quanto tempo deve durare tutto questo?", vi state ancora una volta perdendo nel futuro. Il dolore potrebbe scomparire in un momento. Il prossimo istante potrebbe essere quello della libertà. E' che semplicemente non potete anticipare quel che dovrà avvenire.

In ritiro, quando meditate già da numerose sedute, potreste pensare, a volte, che nessuna di queste è servita ad alcunchè. In quella successiva vi sedete ed ogni cosa diviene pacifica e facile. Ed allora pensate:"Ouaah! Finalmente riesco a meditare"; ed ecco che la meditazione successiva è nuovamente orribile. Cosa è successo, dunque?

Il mio primo maestro di meditazione mi ha detto qualche cosa che, all'epoca, mi è sembrata assai bizzarra. Ha detto che una cattiva meditazione non esiste! Ed aveva ragione. Tutte quelle meditazioni che chiamate mal riuscite, frustranti e che non sono all'altezza delle vostre attese, tutte queste meditazioni sono dei momenti in cui lavorate duro per "la vostra busta paga"...

E come per una persona che va a lavorare per l'intero giorno del lunedì e, alla fine delle otto ore non riceve un soldo. "Perchè lo faccio?", si chiede. Lavora per tutto il giorno del martedì, e sempre nulla. Ancora una cattiva giornata. Tutto il giorno di mercoledì, tutto quello di giovedì, e nulla, dopo tanto duro impegno. Ecco quattro cattivi giorni, messi di fila. Fino a che giunge il venerdì, in cui esegue esattamente lo stesso lavoro di prima ed alla fine il padrone gli dà un assegno per la paga. "Ouaah! Perchè ogni giorno non è quello della paga?"

Perchè ogni meditazione non è quella "del giorno della ricompensa?" Capite, adesso, il paragone? E' durante le meditazioni difficili che voi accumulate dei crediti, che producete la causa del successo. Lavorando per la calma, durante le meditazioni difficili, aumentate la vostra potenza, l'inerzia verso la distensione. Alla fine, quando vi sono sufficienti crediti di buone qualità, lo spirito entra negli stati di felicità.
Durante un ritiro che ho diretto, recentemente, a Sidney, nel periodo delle interviste, una signora mi ha detto di essere rimasta in collera con me per tutto il giorno, ma a causa di due ragioni diverse. Durante le sue prime meditazioni lei trascorreva dei momenti difficili ed era in collera con me perchè io non suonavo la campanella sufficientemente presto per terminare la meditazione. Durante le meditazioni successive, lei è riuscita ad entrare in un bello stato di pace e provava collera verso di me per avere suonato la campanella troppo presto. Le sessioni erano tutte della stessa durata: esattamente un'ora. Semplicemente, non c'è modo di guadagnare come maestro, suonando la campanella!

Ecco cosa succede quando anticipate il futuro e pensate "quanti minuti ancora mancano al suono della campanella?" E' qui che vi torturate e prendete sulle vostre spalle un fardello che non vi riguarda. Di conseguenza, fate bene attenzione di non sollevare la grossa valigia di "quanti minuti restano", oppure, di "cosa debbo fare subito dopo?". Se è lì che spostate i vostri pensieri, allora non siete in grado di prestare attenzione a quel che succede adesso. Non state facendo meditazione. Avete perso il filo e cercate delle noie.

A questa tappa della meditazione, trattenete l'attenzione sul momento presente, al punto da non sapere neppure che giorno è, oppure che ore sono. E' mattino? E' pomeriggio? Non lo so! Tutto ciò che conoscete è che in quel momento siete proprio lì, adesso. In tal modo voi giungete a questa bella scala di tempo monastico, in cui vi trovate semplicemente a meditare nel momento presente, senza consapevolezza dei minuti che sono passati, o di quelli che ancora restano a venire, e senza neppure ricordarvi che giorno è.

Una volta, come giovane monaco in Tailandia, avevo persino dimenticato che anno era. E' una cosa meravigliosa dimorare in questo regno fuori del tempo; un regno talmente più libero del mondo puntato sull'orologio, nel quale esistiamo d'abitudine. In questo regno atemporale, voi vivete il momento presente, come tutti gli esseri saggi, che lo vivono da migliaia di anni. Tutto è stato semplicemente così, non altrimenti. Siete entrati nella realtà dell'adesso.

La realtà dell'adesso è magnifica e sbalorditiva. Quando riuscite ad abbandonare tutto il passato e tutto il futuro, è come se foste, infine, vivo. Voi siete qui; voi siete presenti in spirito. Si tratta della prima tappa della meditazione, null'altro che questa presenza di spirito, trattenuta unicamente nel presente. Giunti sino a qui, avete già fatto molto. Avete abbandonato la presa dal primo fardello che impedisce la meditazione profonda. Investite, di conseguenza, molti sforzi per raggiungere questa prima tappa, sino a che essa sia ben stabile, solida e ferma. In seguito, noi raffineremo la coscienza del momento presente, sino alla prossima tappa: una coscienza silenziosa del momento presente.


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