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 In quale modo l'energia sostiene la materia
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Inserito il - 06/09/2023 : 10:23:39  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
In quale modo l’energia sostiene la materia

(prima parte)

(quinta monografia di lista Sadhana)

In effetti, è come se tenessimo sul naso un paio di occhiali dalle lenti massicce e troppo spesse, per noi. Gli è che, per una particolare fatalità del nostro destino, ogni movimento, ogni pensiero, e qualunque obiettivo della nostra vita si attiva soltanto avendo come pernio l’agglomerato sottile dei nostri sensi invisibili ed eterici. Il corpo, turgido e pesante, rappresenta quelle lenti robuste, che stentano a mettere a fuoco il nostro orizzonte, ci fanno inciampare e rendono la nostra vista tremolante e poco affidabile.
I cinque sensi che possediamo si organizzano su corpuscoli di luce – vedi la vista; o le radiazioni sottili dell’odorato; o, anche, le sensazioni miopi del tatto; o, pure, il gusto, che saltella nel miscuglio dei vari sapori del quotidiano nutrimento. Ed infine, l’udito, che capta onde sonore.
In tanto mare di sensazioni, la barchetta del nostro corpo ondeggia, vibra, si scontra su scogli improvvisi, cortocircuita.
I sensi equivalgono ai tasti bianchi e neri di un pianoforte. Alle origini della sua evoluzione, l’uomo sempliciotto ci batte sopra le dita nodose e strimpella una risposta disordinata, emotiva, tronca.

Tuttavia, le numerose reincarnazioni lucidano e rendono musicali questi suoi sensi, ed allora quella che era una cacofonia bianca e nera, riesce a divenire la Quinta di Beethoven, o le sognanti melodie di Mozart.
Il selvaggio, che batteva la sua mazza su di un tamburo privo di ritmi e di armonie, si trasforma lentamente nel concertista, che lascia a bocca aperta e con il cuore umido di emozioni gli spettatori del suo concerto.
Osserviamo, adesso, un minuscolo insetto – quasi invisibile: un ragno. Nel fitto fogliame di un bosco, questo animaletto produce una piccola e trasparente rete (vera opera d’arte), nella cui tersa estensione vanno ad impigliarsi le sue vittime.
Una rete che, impercettibile com'è, rappresenta, un orizzonte finale, vita e morte, olocausto per decine di creatura minori.
Esaminiamo, adesso, l’ultima scoperta dei nostri fisici: i quanti. Si tratta delle particelle minori, tra tutte quelle esistenti. Ebbene, esse costituiscono la vera struttura portante del rapporto tra le masse. Non più, secondo l’analisi di Newton, un gioco di forze gravitazionali crea – ad esempio – lo stabile rapporto tra il sole ed i suoi pianeti; ma, un tappeto di quanti.

E lo spazio? Esso è composto non da un vuoto infinito e complesso, ma da un estesissimo ed inimmaginabile numero di quanti, saldati tra di essi.

Le vere e significative leve motorie della nostra coscienza fisica - come abbiamo dimostrato in queste poche osservazioni – si annidano nell’aspetto invisibile retrostante ad esse.

L’Astrologia Vedica millenaria indica le radici dell’esistenza, eliminando come primo postulato, ogni interesse verso il tutto infinito ed denotandone solo l’esistenza. Verso il tutto essa manifesta una totale incomprensione, se non quella di percepirne l’arco vitale.

Noi, come suo parziale ciclo, se cercassimo di penetrarne l’infinito mistero, devitalizzeremo la nostra coscienza, sino alla completa estinzione.
Il tutto non può essere configurato, e neppure descritto dai propri limitati componenti.

Il tutto si manifesta e si mostra attraverso i propri componenti; la Legge e coloro che ne conoscono il meccanismo.

I pianeti vengono chiamati gli “Uomini Celesti” ed il loro rapporto viene rivelato e seguito attraverso lo svolgimento della millenaria astrologia indiana.

Ecco, quindi, gli Dei personali, con uno dei quali ogni uomo mantiene un esclusivo rapporto individuale; che viene chiamata “la relazione di Raggio”. Ed il Raggio rappresenta la primordiale Legge universale, da cui dipende l’intera evoluzione.

Ogni individuo è, di fatto, destinato a divenire un Pianeta – secondo l’ancestrale visione indiana della vita.

Osserviamo l’evoluzione del pianeta terra. I suoi regni, ordinatamente, si intrecciano e svolgono un compito comune. Quello minerale avanza verso le pietre preziose e la radioattività; il vegetale, si esprime attraverso la coscienza delle piante vive e voraci; l’animale raggiunge il regno delle scimmie; e dalle scimmie evolve l’uomo.

L’uomo è, di fatto, lo snodo tra il relativo e l’assoluto.

Il karma esprime la funzione innata del creato; ad ogni azione segua la reazione adatta. L’armonia rafforza una risposta equilibrata delle cose; la disarmonia produce il dolore.

E così l’uomo diviene, gradualmente, un Avatar, o Guru di saggezza.

Impara a conoscere le sottili leve dei suoi corpi invisibili.

(continua)

Guido Da Todi




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