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Inserito il - 14/04/2008 : 12:28:45
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Lezioni: Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero
Percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell’India.
Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Colleges e Universities Americani. International Affiliate of the American Psychological Association
Corso serale in 5 lezioni tenute presso l'Aula Magna Fondazione Studi Bhaktivedanta - via Gramsci 64, Ponsacco (PI).
Le lezioni saranno tenute dalle ore 20.30 alle ore 22.30 nelle seguenti date:
7 maggio - 14 maggio - 21 maggio - 28 maggio - 4 giugno
Seguirà un seminario conclusivo dedicato all'esplorazione del proprio vissuto affettivo il 28 Giugno 2008
(maggiori dettagli nella locandina di seguito riportata)
locandina
http://www.c-s-b.org/it/images/locandine/bb_07-05-2008.jpg
Informazioni
Segreteria CSB
tel. 0587 733730 cell. 320 3264838 fax 0587-739898 secretary@c-s-b.org http://www.c-s-b.org
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Inserito il - 07/05/2008 : 12:22:18
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[…] Oggi è in voga il culto della spontaneità, viene insegnato che essere liberamente “sé stessi” è il massimo che si possa ottenere, ed è la cosa più giusta da fare. Secondo la Filosofia e la Psicologia dei Veda si tratta di una teoria tanto errata quanto pericolosa, perchè le persone subiscono senza accorgersene influenze per le quali non di rado spontaneità vuol dire atti nocivi verso sé stessi e gli altri.
Il culto della spontaneità dovrebbe essere rivisto anche perché genera una sorta di rifiuto nei confronti di concetti come controllo e disciplina, che invece costituiscono due elementi importantisimi per lo sviluppo della volontà e della personalità. Controllo nel nostro contesto non è sinonimo di repressione, ma vuol dire gestione di energie, di risorse. Per il pessimo uso che storicamente ne è stato fatto, siamo indotti a pensare al controllo come a qualcosa di impositivo, di negativo, ma il suo rifiuto a priori non è certamente migliore del suo cattivo utilizzo. Personalità burbere e autoritarie sicuramente lo usano male; l’alternativa positiva è applicarlo con disciplina e discernimento.
L’Ottocento ha lasciato un’eco terrificante della disciplina, soprattutto applicata al campo educativo, ed è per questo che si è sviluppata una mentalità opposta in cui lo spontaneismo è diventato il protagonista; ma il lasciar fare, la soddisfazione di ogni capriccio, costituisce il principio di un pensiero debole che è alla base della nostra società e che non è meno negativo delle chiusure e delle oppressioni. Senza controllo e senza disciplina non si può ottenere nessun risultato, in nessun campo. Uno sportivo, un musicista, uno studente, un manager, chiunque deve avere una disciplina, perché se non applica una disciplina non giunge a niente, se non gestisce sapientemente le proprie energie fisiche e psichiche non consegue nessun risultato.
Il dominio sulla mente e sulla volontà si consegue attraverso controllo e disciplina, che risultano molto più agevoli se si sta in compagnia di chi già li pratica con successo. Come già accennato, controllo non è necessariamente sinonimo di soppressione di una funzione, anche se qualche volta esso si esercita attraverso l’inibizione, altra funzione importante che gode oggi di una pessima reputazione, perché dire che una persona è inibita vuol dire descriverla negativamente. Ma anche l’inibizione, come il controllo, non è di per sé una funzione negativa. Nel corpo umano, il sistema nervoso centrale e soprattutto il cervello, esercita continuamente inibizioni sul sistema periferico. Ad esempio i centri nervosi dislocati nella colonna vertebrale sarebbero pronti all’azione immediatamente non appena ricevono uno stimolo, invece il cervello li inibisce. Lo fa continuamente, anche ora, mentre state leggendo.
I centri nervosi vengono inibiti perché gli stimoli si irradino nel cervello e tocchino più punti del sistema nervoso e della corteccia cerebrale, affinché la risposta sia quella più adatta, lungimirante e completa, anziché di tipo istintivo. Le persone che soffrono di disturbi della personalità spesso mancano di questa funzione e presentano forti carenze nella riflessione tra stimolo e risposta: quasi sempre passano subito all’atto. Quindi inibire qualcosa non è necessariamente negativo; può essere anzi molto positivo perché si sta predisponendo una risposta più ampia e intelligente. Una persona saggia e tollerante si autoinibisce.
Se il saggio subisce un’offesa oppure una critica, diversamente dall’impulsivo, che risponderebbe automaticamente in maniera colorita, inibisce la reazione, la controlla. Se siede ad una tavola imbandita e ritiene di aver già mangiato a sufficienza, anche se ci sono altre dieci portate si trattiene dal continuare ad ingerire cibo. Questo è il senso positivo del termine inibire: il controllo serve per costruire una volontà sana, altrimenti la volontà si sviluppa in maniera patologica e le cronache sono piene di fatti che hanno come protagonisti persone dalla volontà forte ma patologica. […]
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COPYRIGHT Centro Studi Bhaktivedanta
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Inserito il - 09/05/2008 : 14:22:04
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Lezioni: Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero
Percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell’India.
Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Colleges e Universities Americani. International Affiliate of the American Psychological Association Corso serale in 5 lezioni tenute presso l'Aula Magna Fondazione Studi Bhaktivedanta - via Gramsci 64, Ponsacco (PI).
Informativa lezione del 7 maggio:
Mercoledì 7 maggio, presso la sede del Centro Studi Bhaktivedanta a Ponsacco, Marco Ferrini ha svolto la prima delle cinque lezioni del Corso: “Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero. Percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell’India”.
Il tema sviluppato è stato il seguente: come armonizzare le funzioni della personalità attraverso la volontà. L’armonizzazione di tali funzioni è il primo e fondamentale presupposto per uno sviluppo sano dell’individuo. Chi infatti rafforza la volontà senza aver prima fatto un lavoro di armonizzazione e di decontaminazione della psiche, operando anche sui livelli profondi inconsci, rischia di rafforzare –assieme alla volontà- anche gli scompensi di cui soffre, le sue paure, i difetti, le parti più fragili, involute, deboli e carenti della sua personalità, che prenderebbero così il sopravvento generando dinamiche auto-distruttive per la persona e di conseguenza nocive anche per il suo ambiente.
Il relatore ha approfondito il tema descrivendo la natura delle principali funzioni psichiche così come descritte dalla Psicologia indovedica (emozioni, sentimenti, intuizioni, pensieri, sensazioni, percezioni, immaginazioni, fantasie, ecc.), spiegando in che modo le conflittualità che possono insorgere tra esse, soprattutto quelle radicate a livello inconscio, minano la stabilità e l'equilibrio dell'individuo disperdendone le energie e devitalizzando la persona, con conseguenze gravi non solo sul piano psicologico ma anche su quello fisico, producendo l'insorgere di malattie e l'accelerazione del processo dell'invecchiamento. Poiché il pensiero è energia radiante, le conflittualità tra le varie funzioni della personalità vengono proiettate dal soggetto all'esterno di sé, tanto che le tensioni e le disarmonie intrapsichiche generano anche conflitti sul piano interpersonale e gli squilibri della persona si manifestano anche nel suo ambiente.
"Lo studio che facciamo con questo Corso", ha commentato Ferrini, "ha implicazioni pratiche di grande rilievo per la risoluzione dei nostri problemi esistenziali nelle varie sfere di vita, come nella famiglia, nel lavoro, nelle amicizie, nel rapporto con la malattia, con il nostro corpo e con il nostro sé”.
Che ruolo ha la volontà nell'armonizzazione delle nostre funzioni psichiche? Ognuno di noi ha volontà; anche quando a noi pare di non averla - ha spiegato il relatore - la volontà rimane un patrimonio inalienabile di ogni essere vivente, poiché essa è una caratteristica intrinseca del sé spirituale, di quel principio immateriale e immortale che costituisce il baricentro e la sorgente della coscienza. Noi dunque non solo possediamo volontà ma anche siamo volontà, e poiché essa non è esterna a noi, mai niente e mai nessuno ce ne potrà privare definitivamente. La volontà è perciò uno strumento potenzialmente sempre a nostra disposizione; attraverso conoscenze ed esercizi pratici, possiamo imparare a sempre meglio comprenderla, apprezzarla ed utilizzarla correttamente ed appieno. Attraverso lo sviluppo di una volontà forte e saggia, si possono gestire, dominare e riarmonizzare le varie funzioni della personalità, poiché la volontà - essendo appunto una costituente stessa del sé spirituale - ha influenza e potere superiore a tutte le energie psichiche. La vie dello Yoga (Karma, Jnana e Bhakti) insegnano a raggiungere tale potenziamento della volontà con metodologie diverse che si integrano vicendevolmente e in cui l'Amore, la Bhakti, quando raggiunge la sua espressione più completa e pura, diviene da strumento principale di evoluzione il fine stesso dell'evolvere. Attraverso tale percorso di crescita spirituale, la persona impara a rapportarsi alla sua natura originaria più profonda che scoprirà essere omosostanziale con la Coscienza cosmica.
La lezione è proseguita con un argomento che costituirà il tema centrale oggetto della prossima lezione del Corso: come è possibile - attraverso l'utilizzo esperto della volontà – attivare ed orientare il processo inconscio finalizzandolo al raggiungimento degli scopi che deliberatamente ci siamo prefissi con il pensiero cosciente. Si consiglia a coloro che frequenteranno il Corso, e soprattutto a coloro che non sono potuti essere presenti alla prima lezione, di ascoltare la registrazione audio di quest'ultima, anche come preparazione alla seconda lezione che si svolgerà mercoledì 14 maggio alle ore 20.30 presso la Sede del Centro Studi Bhaktivedanta a Ponsacco.
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Inserito il - 19/05/2008 : 11:43:09
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Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensare
Informativa lezione del 14 maggio:
Mercoledì 14 maggio, presso la Sede del Centro Studi Bhaktivedanta a Ponsacco (PI), Marco Ferrini ha svolto la seconda lezione del Corso sul “Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensare”.
Il relatore ha sviluppato il tema del potere delle emozioni e delle convinzioni nel costruire la nostra realtà, il nostro qui ed ora. Qui di seguito riportiamo un estratto della lezione. Sulla forza delle convinzioni Ormai anche la ricerca scientifica dimostra che la coscienza gioca un ruolo significativo nel creare il “qui e ora”, che il futuro non è predeterminato ma plasmabile e che può essere modificato essendo composto di possibilità che si vanno cristallizzando. E’ dunque il presente che costantemente determina il futuro. Dobbiamo capire ed accettare che siamo noi i responsabili del nostro livello di coscienza. Questa è una condizione imprescindibile per poter essere effettivamente in grado di operare cambiamenti migliorativi in noi e fuori di noi e per utilizzare appieno e al meglio le enormi potenzialità di autorinnovamento e autoguarigione attribuibili al pensiero umano, determinante anche sul piano della realtà fisica.
La connessione dinamica fra le immagini mentali, il campo energetico e il corpo fisico è determinante nella nostra vita. Le nostre immagini mentali influenzano ogni cellula del nostro corpo, rafforzando la salute o inducendo la malattia. Esse sono legate alle nostre convinzioni sulla natura della realtà. Le convinzioni che più ci influenzano, sono generalmente fondate sulla nostra interpretazione dei fatti e non sulla realtà oggettiva. Dunque possiamo e dobbiamo imparare a trasformare le convinzioni che ci spaventano o che sono nocive per la nostra salute psicofisica, sostituendole con quelle fondate su strutture di realtà e perciò sane. Questo ci permetterà di migliorare gradualmente il nostro carattere ed anche il nostro stato di salute. Più le nostre convinzioni fondate sulle strutture della realtà sono profonde e cariche di emozione, maggiori saranno i cambiamenti che possiamo attivare, sia nei nostri corpi che nell’ambiente circostante, viceversa saranno i pregiudizi a predominare con i loro effetti negativi. Pensieri angoscianti o i cosiddetti fantasmi della memoria - complessi, fobie, ossessioni – determinano la strutturazione della realtà fisica secondo modelli disecologici e patologici.
Per sviluppare un processo di introspezione e di superamento dei condizionamenti, la tradizione Bhaktivedantica ha elaborato studi e tecniche che permettono di risvegliare e rafforzare le capacità metacognitive di autosservazione, interpretazione ed autogoverno, riattivando così gradualmente un profondo stato di benessere. La premessa motivazionale che è richiesta per intraprendere tale percorso evolutivo è la volontà di correggere le proprie distorsioni emotive e cognitive, favorendo l’espansione di nuove funzioni psichiche e spirituali attraverso l'auto-attivazione e lo sviluppo di una percezione più profonda della propria identità, fino a giungere all’esperienza concreta e totalizzante del rapporto con piani superiori di realtà”.
La lezione è proseguita con una descrizione accurata, anche attraverso l’ausilio di schemi, dei fattori principali che causano l’indebolimento della volontà ostacolando il processo di realizzazione di sé, ed infine con un’analisi degli atteggiamenti che invece si dovrebbero coltivare poiché permettono l’armonizzazione del carattere e il potenziamento della volontà saggia per lo sviluppo della persona sul piano psicologico e spirituale. Futilità, pessimismo, frustrazione, rancore, risentimento, invidia, gelosia, paure e nostalgie sono i fattori che ostacolano il rafforzamento della volontà, mentre quelli che la favoriscono e che sono stati anch’essi approfonditamente analizzati sono i seguenti: fede, disciplina, coraggio, interesse, ottimismo, tendere ad uno scopo costruttivo ed evolutivo.
La prossima lezione del Corso, presso la sede del Centro Studi Bhaktivendanta a Ponsacco, si terrà mercoledì 21 maggio alle ore 20.30.
Informazioni
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Inserito il - 14/06/2008 : 12:08:53
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Informativa lezione del 21 maggio 2008:
Mercoledì 21 maggio, presso la sede della Fondazione Studi Bhaktivedanta a Ponsacco, Marco Ferrini ha svolto la terza lezione del Corso sul Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensare. Tema principale della lezione è stato quello relativo ai campi energetici e ai campi psichici nelle loro interrelazioni, trattato sia nella prospettiva scientifica moderna che secondo l’antica scienza dello Yoga.
Se prendiamo in considerazione le moderne scoperte della fisica quantistica, possiamo notare come entrambe le prospettive, sia quella della scienza moderna che quella tradizionale dello Yoga, confermino una realtà ormai comprovata: nessuno oggetto può essere studiato limitato a se stesso, perché esso è parte integrante del tutto e perciò in costante collegamento ad esso, dunque modifica il proprio stato – che non ha natura univoca - a seconda delle sue interazioni con altre realtà, e in primo luogo con la coscienza che lo osserva (si veda il teorema di Eisenberg sul principio dell’indeterminazione).
Il relatore ha continuato spiegando come ciascuna persona sia costituita nella sua dimensione psicofisica da campi di energie in costante interazione con altri campi energetici, ed ha dunque esaminato casi ed esempi tipici di armonizzazione o di interferenza tra essi. In quei purtroppo sempre più rari casi di armonizzazione di campi psichici positivi, si costruiscono relazioni che permettono un rafforzamento reciproco, fondato su buoni propositi e volontà diretta a perseguire scopi costruttivi ed evolutivi, che incrementano gioia e vigore, sia fisico che morale. Viceversa, in presenze di interferenze e contrasti a causa del prevalere di interessi egoici, si verifica un progressivo indebolimento dei rispettivi campi psichici, fino a che ciò accelera tutti i processi entropici, sia a livello fisico che sul piano coscienziale.
Per questo motivo la scienza dello Yoga insegna l’arte di gestire i vari eventi psichici (pensieri, desideri, immaginazioni, paure, fantasie, sogni emozioni, ecc.), poiché l’identificazione totalizzante con essi produce una continua interferenza del campo psichico sulla coscienza. Quest’ultima rappresenta una funzione intrinseca del sé, ma la pressione dei contenuti psichici determina nel soggetto un progressivo oscuramento della sua originaria chiara visione e lucida consapevolezza. Sono state analizzate le peculiari caratteristiche e nature del campo psichico individuale (cittah), del campo psichico collettivo (mahat) e del campo spirituale individuale, atman, il baricentro e l’essenza della personalità, l’identità originaria e profonda di ogni essere che determina le sue funzioni ontologiche. Sono state inoltre esaminate e descritte le tre fondamentali costituenti della personalità: l’ereditarietà genetica, la cultura ed educazione ricevuta e la personale creatività.
La sessione di domande e risposte ha permesso poi di approfondire anche le seguenti tematiche: come imparare a ridurre le interferenze del campo psichico sulla coscienza attraverso l’esercizio della volontà; analisi di tipi psicologici distruttivi e costruttivi con riferimento ai concetti di entropia e sintropia; come difendersi dai “divoratori” di energia, e dalle fonti di inquinamento psichico.
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Inserito il - 14/06/2008 : 12:09:48
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Informativa lezione del 28 maggio 2008:
Secondo la tradizione dello Yoga, il pensiero può essere in grado di attivare una forza di volontà così potente che di per sé può permetterci di conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissi in tempi rapidi e senza sforzi. Per questo è fondamentale imparare ad utilizzare al meglio tale grande risorsa che ciascuno di noi possiede e che invece, se gestita male, diventa un pericoloso acceleratore di processi distruttivi ed auto-distruttivi.
Ogni pensiero - in minore o maggiore misura a seconda del correlato desiderio – è una forza potenzialmente condizionante gli eventi. Il pensiero è infatti più potente dell’azione: quest'ultima si dispiega solo in un tempo o spazio limitato, mentre certi pensieri possono mantenere la loro forza ed effetto anche a grandi distanze fisiche e di tempo. Un individuo compie un importante salto evolutivo quando diviene consapevole che ciò che desidera e di conseguenza pensa, è più importante di ciò che fa. Ciò che fa dipende da ciò che pensa, ma ciò che pensa può produrre effetti enormemente più importanti, “inspiegabili” e incontrollabili di ciò che fa.
Ogni giorno dovrebbe essere per noi l'occasione per ben orientare la nostra volontà, i nostri desideri e i nostri pensieri, per accumulare conoscenze, comprensioni e soprattutto realizzazioni ed esperienze che ci guidino ad un corretto scegliere e discernere. Chiediamoci sempre in quale direzione vogliamo investire le nostre energie, ascoltiamo con attenzione le voci che vengono da dentro e verifichiamone la consistenza sulla base di valori consolidati, di natura elevata. Tale cautela ci aiuterà ad evitare clamorosi errori che purtroppo, in numerosi casi, fanno spendere tutta la vita o quasi nel cercare di rimediare alle conseguenze negative degli sbagli compiuti, e così la persona esaurisce il suo tempo e le sue energie lavorando sotto quelle “macerie” che lei stessa ha prodotto.
La lezione di Marco Ferrini è proseguita con un'analisi dei concetti di entropia e sintropia, applicati alla natura delle varie funzioni psichiche e alla qualità delle nostre abitudini. Ci sono atteggiamenti mentali e comportamenti che bloccano la nostra crescita, producono cedimenti strutturali nella personalità, disgregano e portano al degrado, al collasso psicofisico; altri invece favoriscono i processi sintropici, dunque l'armonizzazione, l'evoluzione, la creatività, l'entusiasmo, la vitalità. Sono stati approfonditi i seguenti fenomeni della coscienza: l'attenzione, la creatività, l'entusiasmo, la paura, con le loro rispettive peculiari implicazioni.
La caratteristica fondamentale della vita è l'entusiasmo (utsavah). L'entusiasmo è sinonimo di volontà e di vitalità quando non consiste in una euforia effimera destinata a trasformarsi nel suo opposto (letargia e depressione), ma quando si fonda su strutture di realtà che permettono gioia e fiducia stabili, persistenti, e che sono il sintomo e il segno di una coscienza illuminata che progredisce verso un percorso di autorealizzazione. La paura, bahyam, produce risultati opposti rispetto all'entusiasmo; essa infatti paralizza, blocca la creatività ed è quindi la massima esponente dell'entropia. Con le nostre paure avveriamo le paure stesse, perché anche le paure hanno una loro forza, purtroppo altamente condizionante. Per questa ragione perdiamo tutto ciò che abbiamo paura di perdere poiché avviene che, dopo aver pronunciato la nostra profezia negativa, la avveriamo con la nostra stessa attitudine e il nostro modo di porci di fronte a noi stessi, agli altri e alla vita.
La capacità della mente di giudicare la realtà è limitata sia dalla qualità e quantità delle esperienze vissute con cui può confrontarla sia dai limiti stessi della percezione sensoriale. La realtà viene osservata attraverso i sensi che però possono percepirne solo una parte limitata, e questa parte viene poi confrontata con le proprie esperienze precedenti e quindi giudicata e classificata in relazione ai propri schemi mentali.
Il successo o l’insuccesso dipendono infatti in gran parte dagli schemi mentali che abbiamo adottato. Il segreto di tutti coloro che sono felici, oltre a quello di avere schemi mentali elastici, è di non avere mai aspettative la cui soddisfazione dipenda da ciò che gli altri possono o debbono fare. Non avere aspettative non significa vivere da rassegnati, bensì essere liberi dalle paure che possono impedire che le aspettative stesse non vengano soddisfatte. Il nostro agire dovrebbe essere fondato sulla convinzione che potremo avere successo solo se operiamo per il bene nostro e altrui, trovando in ciò la nostra soddisfazione e gioia. L'ultima lezione del Corso è prevista per mercoledì 4 giugno alle ore 20.30, sempre presso la Sede della Fondazione Studi Bhaktivendanta a Ponsacco.
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