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Inserito il - 17/03/2009 : 11:59:37
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Estratto da "Coscienza e Origine dell'Universo"
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[…] Dio è solo un concetto o, come proposto da Hegel, è una Mente? Che cosa sono la vita e la coscienza? Solo una combinazione di atomi e molecole? Le creature viventi hanno un’anima o spirito e, se sì, è presente solo nell’uomo o in tutte le manifestazioni della vita? Queste sono eterne domande sia per la scienza che per la religione. Le menti più elevate della scienza occidentale hanno compreso la natura potente ma anche ineffabile della conoscenza e hanno affermato che il metodo scientifico-deduttivo altro non è che la conseguenza di intuizioni che sorgono a livello contemplativo. Albert Einstein, riflettendo sull’intuizione e sulla natura della ipotesi scientifiche, caposaldo fondamentale e nel contempo categoria misteriosa del sistema scientifico-deduttivo, nel 1918 scriveva:
Compito primario è giungere a quelle leggi elementari dell’universo a partire dalle quali il cosmo1 può essere costruito attraverso il metodo della pura deduzione. Non c’è un sentiero logico che conduca a queste leggi; solo l’intuizione, basata su una comprensione globale dell’esperienza, può rilevarle2.
I rishi vedici hanno impostato la loro ricerca partendo dal medesimo meccanismo di comprensione: è l’indagine nel profondo del sé che può condurre ad un livello di coscienza in cui la percezione realizza una visione unificata dei vari livelli di realtà e permette di attingere al piano dell’intuizione. Il racconto cosmogonico delineato nella letteratura vedica descrive in tre momenti l’esplosione di un seme: la germinazione, l’espansione e infine la disgregazione; come dire: la creazione, il mantenimento e il dissolvimento; dunque un percorso in cui un seme non percepibile3 si espande differenziandosi in spazio cosmico, fino al suo punto di dissolvimento. Come vedremo, questo resoconto è sorprendentemente vicino alle moderne teorie fisiche relative all’origine e all’evoluzione dell’universo, vedi ad esempio quella del Big Bang e dell’espansione del cosmo. La cosmogonia moderna tenta di incorporare la categoria del trascendente quando postula un dominio al di fuori dell’universo scientificamente conoscibile, e dal quale quest’ultimo ha avuto origine al tempo del Big Bang. Questo dominio, che si estende al di là del tempo, dello spazio e della materia, è chiamato vuoto quantistico: campo di pura energia in cui ininterrottamente miriadi di particelle virtuali, che si manifestano dalle fluttuazioni quantistiche del sottofondo spazio-temporale, si formano e si dissolvono; alcune di queste intraprendono un processo di espansione che ne assicura l’esistenza. Secondo numerosi cosmologi, il nostro universo è una di queste particelle. Scrive F. DeFelice su ‘Le Scienze’del 1997:
Si suppone che tanti universi, forse infiniti, appaiano continuamente come bolle in un substrato cosmico primordiale in espansione e soggetto a sporadici cambiamenti di stato. Ognuna di queste bolle, dopo essersi formata, si espande a sua volta secondo modalità dettate dalle condizioni iniziali, innescando l’evoluzione di un mondo fisico a sé. Noi vivremmo su uno di questi mondi in cui si sono instaurate, tra le infinite condizioni possibili, quelle giuste per farci essere come siamo4.
Come la persona umana è una combinazione di fisico, di psichico e di spirituale così, secondo la filosofia Yoga e Samkhya, tutto il mondo manifestato non è altro che un pensiero cristallizzato in energia e materia, creato allo scopo di consentire all’essere spirituale di realizzarsi. Allo stesso modo, al termine del processo di manifestazione energia e materia si trasformano nuovamente in pensiero. La conversione dell'energia in materia e della materia in energia, secondo le formule rivelate all’Occidente da Einstein più di cent'anni fa, così come le recenti scoperte della fisica quantistica, descrivono con linguaggio scientifico occidentale le medesime grandi realizzazioni dei saggi Vedici.
L’universo risulta quindi coscienza in espansione; creato dalla volontà della Psiche Suprema; realizzato dal pensiero della Mente Cosmica.
A tal proposito è interessante ricordare quel che già Newton diceva: “le leggi che governano l’universo sono pensieri di Dio.” […]
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Note:
1. Per cosmo lo scienziato intendeva la visione del mondo, il paradigma concettuale entro cui situare l’esperienza e la conoscenza.
2. The quotable Einstein, ed. A. Calaprice, Princeton, NJ, 1996.
3. E’ infatti avyakta (non manifesto).
4. Cfr. il concetto di ‘multiuniverso’: David Deutsch, The structure of the multiverse http://arxiv.org/abs/quant-ph/0104033; David Deutsch, The Fabric of Reality, Penguin, 1997. Per la moderna ricerca cosmologica, la teoria dei multiuniversi risolve la problematica connessa con il principio antropico (vedi pagg.143-144) per il quale sembra che il nostro universo sia perfettamente costruito perché ci sia la vita al suo interno. Presupporre che ci siano molti universi e che in uno di essi ci siano le condizioni per la vita significa avere maggiori probabilità di trovare parametri adatti alla vita e quindi risolvere il problema del fine tuning. A differenza della prospettiva tradizionali indovedica quindi, questo indirizzo di pensiero nega l'intervento divino e attribuisce al caso la creazione della realtà fenomenica. Nonostante la conclusione di autori come De Felice non si armonizzi con la visione dei Veda, l’analisi offre preziosi spunti di comparazione con la concezione cosmologica antico indiana. CSB Store - © Copyright Centro Studi Bhaktivedanta 2009
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