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Inserito il - 30/09/2002 : 10:04:22
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Guerra e Pace di: Alessandra Molteni D'Altavilla - almodal@email.it Bush, Blair, Saddam e Berlusconi.
Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, la propaganda anglo-americana si mise al lavoro e, scientificamente, cercò di guadagnarsi il consenso delle masse.
In un intervento scritto da Leonard Wong per l'istituto di studi strategici dell'US Army, intitolato "Come guadagnare la fiducia del pubblico alle operazioni militari", si leggeva: " Il sostegno del pubblico all'azione militare è a un livello simile a quello che seguì l'attacco di Pearl Harbor. Gli americani oggi affermano di considerare l'azione militare giusta, di poter sostenere una guerra durature e di avere la volontà di sopportare le conseguenze negative di una guerra. Malgrado i sondaggi favorevoli, gli americani, però, possono cambiare improvvisamente opinione. Una volta che la vita ritornerà normale, il loro sostegno all'azione militare diminuirà, salvo che i militari non mostrino progressi costanti nella guerra contro il terrorismo e mantengano la nazione unita ai suoi eserciti.
In parole povere: l'opinione americana avrebbe supportato la decisione di fare una guerra duratura al terrorismo finché la propaganda avesse mostrato continui progressi nell'azione militare, in maniera da tenere l'attenzione del pubblico sempre "in tiro".
In quell'intervento di Leonard Wong, c'era già scritta la sceneggiatura del "film" che i media occidentali avrebbero successivamente trasmesso, per "ipnotizzare" il pubblico e manipolarne le reazioni.
E quindi, gli attori principali potevano salire sul palco e recitare la loro parte.
Cominciava George W. Bush Jr. dichiarando guerra ai talebani, ad Al Quaeda e a tutti gli stati canaglia: Iraq in testa.
Il 7 ottobre 2001 iniziava l'operazione Enduring Freedom con un dispiegamento di forze assolutamente ingiustificato rispetto alle capacita belliche del nemico: gli anglo americani e i loro alleati avevano una potenza di fuoco un milione di volte superiore ai loro avversari.
Una ridicola manifestazione di arrogante potenza, contro un branco di fanatici musulmani, poveri in canna.
Ma l'attenzione del pubblico americano cominciava a cedere, non c'erano stati altri attentati e cominciava a trapelare la convizione che i talebani fossero un pugno di straccioni che, alle prime cannonate, erano fuggiti sulle montagne.
Anche un popolo addormentato dalla propaganda ha dei momenti di lucidità!!
Ed ecco che, il 12 ottobre, le agenzie di stampa diffondevano informazioni allarmanti: alcuni giornalisti e parlamentari avevano ricevuto lettere avvelenate dall'antrace.
Cinque vittime e la vita quotidiana degli Stati Uniti d'America ripiombava dentro l'incubo iniziato l'11 settembre.
Ritornava ad aleggiare lo spettro di Bin Laden e Al Quaeda, mentre l'intero popolo americano ritrovava quanto più odio patriottico era possibile, per quell'infame terrorista ed i suoi accoliti.
E tornava sulla scena anche Saddam Hussein: sarebbero stati i suoi laboratori chimici a produrre la polverina mortale.
L'attore protagonista (Bush) risaliva sul palco e prometteva altre distruzioni e persecuzioni feroci: "prenderemo Bin Laden vivo o morto".
C'era solo un dettaglio che non "quadrava": quella varietà di antrace era stata prodotta a scopi bellici nei laboratori dell'esercito degli Stati Uniti d'America.
Barbara Hatch Rosenberg, della Federazione degli scienziati americani, osservava che: solo una cinquantina di ricercatori (tutti immediatamente identificabili) erano in grado di produrre quell'arma letale.
Non solo: una lettera anonima indirizzata (prima che la stampa fosse informata dell'antrace) alla base militare di Quantico, informava dei "maneggi" di un ex-ricercatore dell'US AMRID (Army Medical Research Institute for Infectious Deseases), il dottor Asaad.
C'erano indizi a sufficienza per ritenere possibile che, la minaccia antrace, fosse stata "ideata, costruita e attuata" da americani!!
l'FBI barcollava, biascicava giustificazioni incomprensibili e non dava alcuna spiegazione convincente.
La storia dell'antrace era eplosa come una bolla di sapone, senza produrre effetti duraturi sulle "menti" degli spettatori.
Passata la paura dell'antrace e conclusa l'operazione Enduring Freedom (con una vittoria schiacciante sui Talebani), il "pubblico" credeva di poter tornare alle sue abitudini quotidiane e dimenticarsi degli orrori della guerra ma, il dipartimento della difesa, in attuazione di quanto contenuto nell'intervento di Leonard Wong, provvedeva a ricordargli la sempre presente minaccia del terrorismo internazionale: bisognava colpire anche i fiancheggiatori, gli stati canaglia.
Ed ecco che saliva sul palco il buon Saddam Hussein: vecchio amico degli americani (prima durante e dopo la guerra del golfo).
La parte di Saddam era la solita (se un film funziona si produce la seconda, terza e successive repliche; come Rocky 1-2-3 etc..): il rais di Bagdad avrebbe continuato a produrree armi chimiche, batteriologiche e (forse) anche nucleari, senza lasciarsi controllare dagli ispettori dell'Onu (che devono essere dei perfetti imbecilli visto che, da undici anni, vanno e vengono dall'Iraq senza avere, ancora, capito niente di come stia davvero la situazione).
E dunque, il duo Bush-Blair poteva lanciare l'ultimatum all'Iraq: o ispezione o attacco.
Ma stavolta non ci credeva più nessuno: Chirac e Shroeder non esitavano a condannare l'intervento anglo-americano.
La Russia era pronta ad esercitare il diritto di veto all'Onu.
La Cina dichiarava che un eventuale attacco sarebbe stato un crimine contro l'umanità.
L'Arabia Saudita rifiutava di appoggiare l'azione bellica degli anglo-americani.
Tra tanti oppositori, solo Silvio Berlusconi, presidente del consiglio di un pacifico paese al centro del mediterraneo, si dichiarava amico incondizionato degli americani e fermamente risoluto a seguirli in una eventuale azione bellica.
Sembrerebbe un coupe de theatre, un colpo di scena interpretato da un maestro della comunicazione di massa, ma se dalla scena si passasse davvero all'azione (questi ormai sono avvenimenti attuali), sarebbe interessante valutare, con mente serena, le motivazioni con cui il nostro capo del governo, manderebbe dei giovani italiani a morire, per poter sostenere la sua parte, in quel mediocre filmetto americano (di rango addirittura inferiore a Rambo).
Personalmente non credo che, un uomo di buon senso (come ritengo sia Berlusconi), riuscirebbe a reggere quel ruolo patetico fino alla fine della sceneggiatura; ad un certo punto, anche lui sarebbe costretto a dismettere i panni clowneschi della comparsa (un po macchietta) e tornare ad indossare le vesti (ben più serie) del nostro presidente del consiglio.
In fondo, noi italiani siamo ancora (in maggioranza) persone perbene, questi comportamenti (tra il comico ed il canagliesco), lasciamoli ai politici americani e inglesi; loro hanno lunga e impareggiabile pratica di quei ruoli.
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