admin
Webmaster
    

Regione: Italy
Prov.: Pisa
Città: Capannoli
24695 Messaggi |
Inserito il - 30/08/2010 : 11:16:29
|
Corso di gravidanza 7f
(di Bianca)
(parte settima e fine)
°°°
LA MARSUPIOTERAPIA
La marsupioterapia va diffondendosi sempre più ed è già entrata nella prassi normale in numerosi Paesi del mondo.
Il metodo ‘madre-canguro’ di assistenza al bambino che nasce pre-termine è l’efficace proposta adottata dal 1979 da due studiosi dell’Istituto Materno-Infantile di Bogotà (Colombia). Proposta che si è consolidata e diffusa come esperienza di alto valore scientifico a livello internazionale, in quanto si pone al servizio della qualità della vita dando valore alla relazione madre-bambino come elemento fondamentale per il superamento delle difficoltà dello sviluppo. I principi di base su cui poggia il metodo della marsupioterapia sono tre: l’amore, il calore della mamma, e l’ allattamento al seno, che prendono il posto dei guanti, dei camici e delle sonde di molti reparti di neonatologia.
Il calore della mamma che permette la sopravvivenza del bambino che non possiede ancora sufficienti organi di adattamento alla temperatura ambiente, viene generato e trasmesso dal corpo materno. Il bambino viene fasciato al seno della madre, a contatto pelle contro pelle e in posizione verticale per evitare il riflusso e la broncoaspirazione. Naturalmente, non si tratta soltanto della trasmissione del calore, ma anche di un passaggio di fluidi che sono mancati al bambino in seguito all’anticipata interruzione della gestazione.
Sotto l’abbigliamento materno e tenendo libero solo il viso, il bambino rimane in questa posizione per tutto il tempo necessario al completamento del suo sviluppo. In questa fase, la madre potrà separarsi da lui affidandolo per brevi periodi ad altri (al padre, alla nonna o al fratellino…) affinché assicurino la medesima forma di trasmissione del calore.
Per alimentare la relazione madre-bambino e per lo sviluppo del neonato, l’amore è indispensabile; in questo modo la relazione fra i due non solo non viene interrotta, ma, al contrario, vengono rinforzati gli elementi di comunicazione e di riconoscimento reciproco, che sono alla base di un sano sviluppo della personalità del bambino.
E’ così che il bambino può instaurare un contatto con l’ambiente circostante, di cui continuano a giungergli stimolazioni uditive, olfattive, tattili e in parte visive. Le carezze, la voce, il cullamento e lo stesso battito cardiaco della madre sono importanti fattori di stimolazione della respirazione del bambino, soggetto a ricorrenti apnee.
L’allattamento materno è fondamentale non solo per l’alimentazione del bambino, ma anche e soprattutto per la sua azione immunologia che lo protegge da infezioni. La presenza nel latte materno di calcio, lipidi, zuccheri, ecc. sembra adattarsi gradualmente alle necessità del bambino in quello specifico momento, come se ci fosse un meccanismo di costante feed-back fra i due organismi. Al tempo stesso, si sviluppa e si rafforza la relazione madre-bambino.
E’ importante che il bambino si alimenti con la frequenza che desidera, anche in relazione alle sue difficoltà di suzione dovute all’immaturità del suo apparato muscolare boccale. Quando il bambino pre-termine nasce, in base alle sue condizioni rimane nell’unità di cure intensive, oppure viene trasferito al reparto per poi essere affidato alla madre. La madre viene coinvolta sin dall’inizio nella cura del bambino. Qualsiasi siano le condizioni del figlio, questo le viene dato da allattare e da accarezzare anche quando è ricoverato nell’unità di cure intensive. Non appena le condizioni lo consentono, il bambino viene dimesso e affidato alla madre indipendentemente dal peso raggiunto, per iniziare la ‘marsupioterapia’.
Naturalmente, una volta dimesso, il bambino sarà controllato ambulatoriamente con una frequenza che varia nel tempo.
Data la positività dei risultati e la semplicità dell’applicazione, nonché il basso costo, il programma di ‘Marsupioterapia’ è stato ormai adottato in tutte le cliniche di maternità.
- Portare il bambino addosso -
Dopo essere stato un metodo riservato alle popolazioni indigene, ora si è scoperta l’utilità e il vantaggio di portare il bambino addosso, sulla pancia, sulla schiena o sul fianco, sin dai primi giorni di vita fino a un anno e oltre. Si tengono così i piccini al caldo e al sicuro, consentendo alla mamma di avere le mani libere per lavorare, cucinare e…… accarezzare.
Nei punti di vendita delle fasce prodotte a tale scopo si tengono anche brevi corsi per impadronirsi del loro uso.
I vantaggi sono: soprattutto un maggiore contatto fisico che - assicurano gli esperti - rende i bambini più tranquilli e consente di accorgersi immediatamente del loro umore e delle loro necessità.
Portare i bambini addosso à una tecnica così antica che risulta difficile stabilirne le origini. Immagini di neonati ‘legati’ alla madre si ritrovano nell’antica Grecia, nell’antico Giappone e nei dipinti atzechi. Ma non è solo una questione storica: neonati fasciati e portati addosso a un adulto dormono di più e meglio degli altri e provano una sensazione di sicurezza che si trasmette anche ai genitori.
---===oooOooo===---
IL MASSAGGIO DEL BAMBINO
Subito dopo la nascita, il bambino dovrebbe essere adagiato sul ventre della mamma. Questo primo importantissimo contatto ‘pelle contro pelle’ trova nel silenzio tutta la sua capacità di comunicare. Le mani della mamma, abituate al linguaggio tattile, sanno trovare il giusto ritmo per calmare, rassicurare ed esprimere amore.
Il bambino non dovrebbe essere toccato da mani estranee; i genitori dovrebbero essere i primi a farlo, in quanto sono gli unici capaci di ‘capire’ il bambino che, appena nato, ha bisogno di loro per non sentirsi solo e abbandonato. Da questi primi momenti in poi il contatto si farà sempre più profondo e consapevole e il linguaggio non verbale unirà la triade per molti mesi.
In India, e non solo, il massaggio neonatale è una tradizione antichissima che viene praticata giornalmente da tutte le madri ai loro piccoli, fino ai due anni circa.
Un bagno e un massaggio quotidiani aiutano i bambini a crescere più sani e forti,
consentendo persino ai bimbi nati pre-termine o sotto peso di progredire più velocemente rispetto ad altri non massaggiati. Il massaggio aiuta il bambino anche a mangiare e a dormire meglio e ad alleviare le coliche tipiche dei primi mesi di vita.
Inoltre il contatto rafforza il legame fra genitori e bimbo, consentendo di sviluppare una relazione basata su un linguaggio comprensibile al piccino, linguaggio che conforta, rassicura e nutre il suo corpo e la sua anima.
Quando cominciare ? Nessun massaggio propriamente detto va fatto prima che il bambino abbia compiuto un mese . Nei primi tempi si tratta di ‘toccare’, di sfiorare il piccolo, piuttosto che praticargli un vero massaggio. E’ sufficiente che le vostre mani seguano il percorso del corpo e che il corpo si senta in contatto con le mani della mamma. All’inizio le mani dovranno essere leggere, meglio ancora: carezzevoli. Poi, poco alla volta, lascerete emergere l’energia, senza però metterci forza.
Attraverso di voi passa un’energia, ed è quella che vi guida, ma a condizione che siate presenti e amorevolmente coinvolte. In quel momento, siete, in un certo senso, uno strumento. Più sarete rilassate, meglio passerà al bambino tale energia.
Quanto deve durare il massaggio ? Fino che il bambino ha pochi giorni, si tratta solamente di carezze, di sfioramenti, che devono durare soltanto pochi minuti.
Di giorno in giorno, la durata si allungherà , la tecnica diventerà più precisa e voi diverrete sempre più esperte. E quando il bambino avrà circa un mese, la seduta avrà raggiunto la durata dai venti ai trenta minuti.
Il massaggio va fatto molto lentamente, e sarà in seguito a questa lentezza che vi renderete conto di essere diventate veramente esperte.
Il trattamento dovrà continuare almeno per i primi quattro mesi. Quando il bambino riuscirà a girarsi e a distendere profondamente il dorso e la colonna vertebrale, potrete anche smettere. In realtà, per il benessere del bambino, nulla vi vieta di proseguire.
Ad ogni modo, il massaggio al bambino praticato da mamma o papà assicura la completezza fisico-emotiva necessaria per una crescita armoniosa, nonché un saldo legame, i cui benefici effetti si manifesteranno anche nelle successive fasi di crescita del bambino.
Per conoscere meglio le tecniche del massaggio, sarà opportuno che vi rivolgiate a una persona esperta.
“………Toccare: è da lì che, molto semplicemente, tutto è cominciato.………Nel bambino piccolo, la pelle viene prima di ogni altra cosa. E’ il primo dei cinque sensi. E’ la pelle che sa……Ah, sì, questa pelle, bisogna prendersene cura, nutrirla con Amore, non con le creme. Essere cullati, accarezzati, essere tenuti in braccio o massaggiati, sono tutti nutrimenti per il bambino piccolo, indispensabili come le vitamine, i sali minerali e le proteine, se non di più. Se viene privato di tutto ciò e dell’odore, del calore e della voce della mamma, voce che conosce bene, il bambino, anche se gonfio di latte, si lascerà morire di fame.” (Tratto dal libro ‘Shantala’– L’arte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici – Frédérick Leboyer – Editore Bompiani)
---===oooOooo===---
LO SVEZZAMENTO
L’introduzione dell’alimentazione solida rappresenta l’inizio di una nuova epoca di interazione bambino/madre/ambiente, e induce l’avvio di un progetto di educazione alimentare che avrà corso e ripercussioni anche molto più avanti negli anni. Non è un periodo sempre facile, ma nemmeno necessariamente drammatico come potrebbe essere lo svezzamento inteso come interruzione rapida e più o meno drastica dell’allattamento al seno.
Anche la letteratura internazionale va sempre più nella direzione di eliminare il termine “svezzamento” e ciò che evoca. In effetti, ci si è resi conto che sia la biologia che la psicologia hanno tempi lunghi ed è meglio lasciare tranquillamente durare a lungo il periodo dell’allattamento - sempre che ciò sia possibile - quale integrazione alle pappe. Proponendo con calma e gradualmente i nuovi cibi e mantenendo contemporaneamente l’offerta del latte materno, il bambino avrà modo di abituarsi senza bruschi passaggi a nuovi cibi e alla loro digestione. Da parte dei genitori ci vorrà un po’ di pazienza e di sensibilità per regolare gradualmente la proposta alimentare.
Il bambino esplora le caratteristiche specifiche dei nuovi alimenti con labbra, denti, olfatto, palato (sapore, consistenza, odore, calore), conosce con gli occhi (forma e colore) e con il tatto; ogni cibo colpisce e suscita una conoscenza che si fissa nella memoria.
E’ importante dar tempo a queste esperienze per non limitare e mortificare la vivacità sensoriale del bambino in questo particolare momento. Il cibo rimane pregno di significati e di simboli, ma al tempo stesso va caratterizzandosi soprattutto come risposta al bisogno puntuale e sempre più differenziato di sfamarsi.
Se l’introduzione degli alimenti solidi nella dieta è graduale e soprattutto non in conflitto con l’allattamento al seno, nel senso che non lo soppianta provocandone automaticamente la scomparsa, il bambino vivrà molto più tranquillamente questa nuova fase. Anche il suo organismo si abituerà a ricevere le sostanze nutritive solide, mentre il latte materno diventerà sempre più complementare. Studi in merito affermano che il latte della madre cambia anche quando è affiancato dalla nuova alimentazione, proseguendo quell’adeguamento alle esigenze del bambino già posto in atto sin dal principio.
Non ci sono regole fisse per stabilire quando smettere di allattare. L’ideale sarebbe che la richiesta di latte materno venisse meno spontaneamente e, di conseguenza, a tempi diversi da un bambino all’altro, a seconda della diversità delle esigenze; la casistica va tranquillamente dagli otto mesi al secondo anno di vita e oltre. Pare che solo allora il bambino non abbia più bisogno delle sostanze che va cercando nel latte di sua madre, utili – si ipotizza – per completare la maturazione di qualche parte o funzione del suo organismo. Soprattutto per la maturazione del sistema nervoso centrale.
Il bambino che non abbia vissuto bene e completamente il periodo dell’allattamento – perché troppo precocemente svezzato o per aver recepito l’eventuale disagio di una madre non positivamente coinvolta nel ruolo di nutrice – è probabile che egli affronti con minore sicurezza questo passaggio.
E’ evidente che il bambino, crescendo, dimostri di essere pronto per nuove esperienze. E’ inevitabile procedere per tentativi, poiché ogni bambino possiede una propria individualità nonché un bagaglio di esigenze che vanno capite e rispettate. E’ bene dar fiducia al bambino e lasciare che assaggi, conosca e si esprima. E’ necessario, quindi, prestare attenzione ai suoi rifiuti e alle sue preferenze.
Al giorno d’oggi molte donne allattano con relativa facilità, e perché questo avvenga, l’allattamento deve essere precoce, non misto e a richiesta. Inoltre il taglio del cordone ombelicale non deve essere praticato troppo presto, altrimenti il bambino, essendo in acidosi, ha meno forza di suzione, è debole e non riesce a succhiare. Se invece il taglio del cordone non è avvenuto troppo presto, la placenta ha la capacità di correggere l’acidosi iniziale. Ciò significa che la placenta non ha esaurito la sua funzione, ma che continua a inviare le sostanze che correggono l’acidità del bambino. In questo modo diventa più facile l’immediata suzione del colostro materno, importante per il bambino affinché, nelle ore successive alla nascita, non perda quella forza di succhiare, forza che stenterebbe poi a ritrovare. (Lorenzo Braibanti)
Ora si è venuti alla conclusione che l’allattamento materno cessa quando lo decide il bambino stesso. Ci sono bambini che a 8 mesi non vogliono più attaccarsi alla mammella, altri invece che continuano molto più a lungo. Il bambino è il pediatra di se stesso e conosce bene la propria fisiologia. La conosce per istinto. Ora si sa che, se il bambino prolunga la richiesta di latte materno, è perché ne ha ancora bisogno. E ne ha bisogno per assumere alcune sostanze che completano lo sviluppo delle guaine nervose di fosfolipidi dell’ipotalamo. Si pensa, quindi, che se il bambino continua a richiedere il latte materno anche dopo l’anno di età, lo faccia proprio per raggiungere una precisa maturazione del suo sistema nervoso centrale. (Lorenzo Braibanti)
Da quanto sopra si vede con quanta precisione Madre Natura ha stabilito ogni cosa per il bene delle nuove creature che vengono al modo. L’allattamento fa bene al bambino, ma anche alla donna. Infatti, diminuisce l’osteoporosi, il rischio di tumore alle ovaie, aiuta a perdere l’eccesso di peso accumulato in gravidanza e consolida quel rapporto col piccino che era iniziato già sin dai primi momenti della gravidanza, e forse, in certi casi fortunati, ancor prima del concepimento. Soprattutto, fa bene a lui. Nel bambino allattato al seno, le infezioni respiratorie sono tre volte meno frequenti rispetto ai piccoli nutriti con il biberon; sono meno frequenti anche le infezioni gastrointestinali, le allergie e persino il pericolo della morte in culla. Non va trascurato nemmeno il notevole risparmio mensile, che si aggira attorno a una somma non indifferente.
Comunque, una succhiatina serale, prima di dormire, non dovrebbe creare un grosso problema per la mamma, mentre è enormemente benefica per il bambino.
Non avete mai visto una donna che allatta il suo piccino ? E’ uno spettacolo che fa una gran tenerezza. Non è possibile non commuoversi !
|
|