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 APPENA SI ENTRA NELL'ALDILA'… 2
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Inserito il - 04/01/2007 : 12:59:47  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
APPENA SI ENTRA NELL'ALDILA'… 2


della Dott.ssa Elisa Albano - psicologiaspirituale.it


Seconda parte


Nella prima parte di questo argomento sull'anima, avevamo affrontato il percorso che questa compie dal momento in cui, a seguito di un evento traumatico, fuoriesce dal suo involucro materiale e continua a sopravvivere indenne in un'altra dimensione. Eravamo giunti al punto in cui l'anima - lo spirito o la coscienza individuale, come la si voglia definire - dopo essere entrata in contatto con un essere di luce che infonde pace e comprensione, si rende conto che in quella condizione non esiste un "inferno", un "purgatorio" o un "paradiso, così come vengono comunemente descritti dai testi sacri, ma solo un'unica e grande indulgenza, liberazione da ogni male e unione perfetta con le altre anime.
Esistono, semmai, stati della mente in cui il soggetto si trova immerso, a seconda delle convinzioni, che lo hanno accompagnato per tutta l'esistenza, delle paure e delle esperienze vissute sulla terra.
Sembrerebbe, inoltre, che soltanto nei casi di suicidio, l'anima si ritrova a vivere esperienze più dolorose, conflittuali e angoscianti.

Fiorella, ad esempio, una donna di trent'anni, che si era tagliata le vene dei polsi, dopo aver perso marito e figlio in un incidente stradale, così ha descritto la sua esperienza a Lucia Pavesi, sociologa ed esperta nel campo delle esperienze di pre-morte:
"…sospesa fuori dal mio corpo osservavo compiaciuta le larghe ferite dei miei polsi fasciati da garze. Avevo fatto davvero un buon lavoro e il monitor collegato al mio cuore segnava una lunga linea piatta.Fissai la scena per qualche istante, finché una forza onnipotente mi spinse trascinandomi verso il centro della Terra, verso un abisso senza fine, profondo quanto sconosciuto.
Passai attraverso uno stretto cunicolo, alla fine del quale mi trovai in un luogo misterioso, dove il buio era rischiarato, a tratti, da bagliori rossastri e minacciosi. I miei piedi poggiavano su un terreno fangoso e viscido da cui emanava un fetido olezzo.

Intorno a me distinguevo figure grottesche e mostruose che si contorcevano in un'agonia senza fine e io ero costretta, mio malgrado, ad avanzare in quel luogo cupo."[1]
Ad ogni modo, a tutti viene offerta indulgenza e occasione per riparare alla propria condotta errata.
Dopo aver provato la disperazione, Fiorella si trovò al cospetto dei suoi nonni morti tempo addietro e "immersa in un mondo fantastico, dove tutto era gioia e dolcezza". Dichiarò di aver incontrato il marito Giovanni e il figlio Andrea. Fu proprio quest'ultimo a "parlarle":
"Mamma, sei stata perdonata del tuo grave errore, ma non puoi fermarti con noi. Devi fare ancora molte cose importanti. Ora che hai conosciuto il vero amore e la grande pace, devi tornare a vivere, perché così è stabilito". [2]
Una donna di Firenze, che tentò il suicidio e cadde in coma per cinque giorni, al suo risveglio raccontò di essersi trovata immersa in un mondo di silenzio e in uno stato d'animo angoscioso. Ma anche in quello stato aveva visto un essere di luce che l'aveva incoraggiata a restare calma e ad avere fiducia.

"…La luce mi aveva assolto fin dall'inizio: infatti, pur giudicandomi severamente, aveva sempre continuato ad inviarmi pensieri di speranza.". [3]
In questa fase dell'esperienza, cioè dopo l'incontro confronto con l'essere di luce, il riavvicinamento ai propri cari, o comunque l'aver sostato in luoghi di pace, il soggetto, in genere, tende a non voler più fare ritorno nella sua realtà terrena, tranne in quei casi in cui ha lasciato qualcosa in sospeso o la sua vita deve ancora necessariamente essere vissuta.
Il rientro nel corpo fisico, quando questo avviene, può verificarsi a volte, percorrendo a ritroso lo spazio buio affrontato all'inizio, oppure in un modo brusco, descritto da alcuni come uno "sprofondare verso il basso" o ancora inavvertitamente dopo una fase di incoscienza vissuta all'interno del proprio involucro.

Maria, una ragazza di ventitré anni, di cui ho già accennato nell'articolo precedente, così mi rivelò:
"Non ho memoria del rientro nel mio corpo. So solo che mi sentivo combattuta tra il voler restare in quel posto perfetto e voler ritrovare tutte le mie cose. Poi deve aver prevalso questo mio ultimo desiderio e la volontà di quell'entità luminosa che mi invogliava a tornare indietro.Questa è l'ultima cosa che ricordo. Poi c'è stato il nulla. Quando ho riaperto gli occhi ero nel letto d'ospedale."
Per alcuni, invece, il ritorno viene percepito proprio come un reintrodursi nell'involucro materiale, o attraverso la testa in senso generico o, nello specifico, dalla parte delle narici e della bocca.
"Il mio corpo mi risucchiava e sembrava che il movimento partisse dalla testa, che io rientrassi dalla testa. Non mi pareva di poterci fare niente, né di avere il tempo di pensarci. Ero là, lontano alcuni metri dal mio corpo, e di colpo era tutto finito. Non ho avuto neppure il tempo di dirmi:'Il mio corpo mi sta risucchiando'". [4]

Ad ogni modo, tutti i soggetti che hanno fatto ritorno da un'esperienza di pre-morte, si sono trovati profondamente cambiati nel loro atteggiamento nei confronti dell'esistenza. Hanno assunto un nuovo stile di vita, improntato su valori quali l'amore, la dedizione agli altri, la serenità d'animo, la pazienza e la tolleranza. "Niente è stato più lo stesso." Dichiarò ancora Maria.
"Anche perché ora so che esiste veramente qualcosa oltre questa esistenza. Non dico di essere diventata religiosa. Questo, no. Ma adesso credo in una vita che continua e in una forza superiore che ci guida e vuole solo il nostro bene. Cerco di non prendermela più per le piccole cose come facevo un tempo e non mi faccio coinvolgere in discussioni inutili. Sono più malleabile e mi sforzo di vivere la vita al meglio. Credimi, non si può non cambiare, dopo un'esperienza del genere."
Ma le testimonianze in questo senso sono migliaia.
Oltre al potenziamento della capacità di amare, vengono riscoperti i valori della conoscenza. Così come è accaduto a Maria che, dopo la sua esperienza di pre-morte ha ripreso con maggiore convinzione e tenacia i suoi studi informatici e per quell'uomo d'affari che dichiarò al dottor Moody di non disprezzare più professori e letture, la stragrande maggioranza dei sopravissuti ha intrapreso percorsi culturali prima inimmaginabili.

"…dopo aver provato quell'esperienza ho sentito il desiderio di allargare le mie conoscenze. Non pensavo tuttavia che ci fosse qualcuno a conoscenza della cosa, perché non ero mai uscito da quel piccolo mondo provinciale. Non sapevo niente di psicologia o di cose del genere. Sapevo soltanto che mi pareva di essere di colpo cresciuto dopo quanto mi era accaduto, perché quell'esperienza mi aveva rivelato l'esistenza di un mondo nuovo che non avrei mai creduto possibile. Continuavo a pensare: 'Ci sono tante cose che devo scoprire'. In altre parole, nella vita non ci sono soltanto il cinema al venerdì sera e le partite di calcio.(…)". [5]
Le percezioni si assottigliano. I soggetti divengono più sensibili e recettivi, sia verso gli eventi della vita che dei sentimenti altrui. Gli aspetti più materiali del quotidiano passano in second'ordine e aumentano gli interessi filosofici e spirituali, anche se questi ultimi non sempre hanno a che fare con un risveglio religioso.

In alcuni casi, la scoperta di questa realtà ultraterrena, induce anche l'individuo più credente a profonde riflessioni e revisioni sui propri concetti convenzionali di fede. Vengono abbandonate le nozioni di ricompensa e punizione, in quanto ci si rende conto che anche al cospetto delle colpe più pesanti l'essere di luce si mostra indulgente e incita al cambiamento. I dogmi e le dottrine, perdono di significato. Ciò che conta veramente è il divenire esseri spirituali in crescita con una piena consapevolezza di se stessi e della propria anima.
Come già visto, nel caso di Maria e di molti altri, contrariamente a quanto si possa pensare, l'esperienza di pre- morte, non viene vissuta soltanto da coloro che hanno sempre perseguito un credo religioso e vissuto nella certezza di un aldilà. Molte ricerche accreditate, hanno dimostrato che le persone molto devote sono più propense a identificare Dio nell'essere di luce ma l'esperienza restava la stessa anche per quei soggetti che si professavano aconfessionali o che non si sarebbero mai aspettati nulla oltre la soglia della morte. In definitiva, l'educazione religiosa può influire solo sull'interpretazione del fenomeno. Per tutti, comunque, consegue un forte risveglio spirituale, come se l'anima, posta dinnanzi alla propria realtà ricordasse improvvisamente le sue origini e la sua ragion d'essere.

Inoltre, costantemente, in coloro che hanno vissuto un'esperienza di pre-morte si registra una scomparsa della paura della morte e di tutte quelle ad essa connesse.
"Mi sono accadute molte cose. Mi è stata puntata una pistola alla tempia; e non mi ha spaventato molto perché pensavo: 'Bene, se davvero muoio, se davvero mi uccidono, so che continuerò a vivere". [6]
Con ciò non si vuol dare ad intendere che il soggetto, dal momento del suo ritorno nella dimensione terrena, forte del fatto di aver scoperto che la sua anima è unica e immortale, comincia a vivere in modo spericolato, andando volontariamente incontro a situazioni che potrebbero compromettere seriamente o in modo irreversibile la sua incolumità. Tutt'altro. L'istinto di sopravvivenza rimane. Una donna che aveva vissuto un'esperienza di pre- morte così racconta:
"Poco dopo l'infarto, scivolai sui gradini di casa. Mentre cadevo cercavo disperatamente un appiglio cui aggrapparmi. E' vero che pensavo: 'Strano! Sai benissimo che se muori vai in un posto meraviglioso!' Però mi sentivo stringere la gola dal panico. L'istinto di conservazione non scompare, dopo un'esperienza del genere!". [7]
Come già si è stato visto e dimostrato, sia con il caso di Maria e di tanti altri e come ancora ne vedremo, la consapevolezza di una vita che continua infonde nell'individuo, che ne ha potuto fare esperienza, una maggiore sensibilità, nonché rispetto e attenzione, nei confronti dell'esistenza che gli appartiene.

Anche nei casi in cui il soggetto ha tentato il suicidio, proprio l'aver constatato che al di là di tutto c'è ancora amore e comprensione, ha contribuito a dare un senso nuovo alla sua vita.
Gianluca R., un uomo di cinquantadue anni, conosciuto per caso tempo fa, mi rivelò che a seguito di una grossa perdita finanziaria, in gioventù aveva tentato il suicidio con dei barbiturici. All'epoca aveva una moglie e due figli piccoli, ma per lui non esisteva nient'altro ormai se non il disonore e il profondo senso di fallimento che si portava dietro. Il suo gesto, ovviamente, non aveva condotto all'esito desiderato e lui si era ritrovato in un letto di ospedale, salvato in extremis dalla moglie che rientrando prima del previsto in casa lo aveva trovato in fin di vita ai piedi del letto. La corsa con l'ambulanza verso il pronto soccorso sembrava disperata. I medici lo avevano dato per spacciato. Ma dopo un quarto d'ora di disperati tentativi, il cuore aveva ripreso a battere. Ancora oggi, Gianluca, non ama parlare molto di quel periodo, tanto meno di ciò che ha vissuto durante quel quarto d'ora. Ma assicura di aver fatto "l'esperienza più interessante" di tutta la sua vita. E la sua visione delle cose è cambiata radicalmente a seguito di quell'episodio.

"Ho compreso di aver commesso una sciocchezza incommensurabile. Quando ho riaperto gli occhi ce l'avevo un po' con i medici e con mia moglie che avevano fatto di tutto per riportarmi in vita. Sarei voluto rimanere lì dov' ero. Eppure,né in quel momento né in seguito mi è saltato più in mente di ritentare il suicidio. Ormai avevo capito che nulla può veramente distruggerci o ferirci. C'è sempre una possibilità e la vita vale comunque la pena di essere vissuta, così com'è. Soprattutto so che bisogna andare fino in fondo.Da allora, non c'è stato più nulla che mi potesse fare veramente paura, tanto meno i problemi economici."
Il soggetto, quindi, dopo un'esperienza di pre-morte, indipendentemente da come essa si sia verificata, si sente rinvigorito nello spirito e nel fisico e pronto ad affrontare le difficoltà della vita con più coraggio, dinamismo e senso di lealtà.
La scoperta dell'aldilà non fa sì che l'individuo tenda a svalorizzare la sua esistenza terrena, anzi, egli mostra di apprezzare maggiormente la vita in tutti i suoi aspetti.

Tutti coloro che sono tornati hanno cominciato, per la prima volta, a percepire la propria vita come un bene prezioso, sovvertendo i suoi valori e dando priorità ad onestà, letizia e tenerezza.
Resta, per certi versi, la paura della sofferenza legata all'eventuale circostanza finale, tuttavia, questa appare minimizzata rispetto all'importanza che si da all'anima e alla sua immortalità. Ci si rende conto, in definitiva, che i poteri dello spirito sono infiniti e che nessuna ferita, menomazione o malattia può davvero danneggiare l'essenza più profonda di se stessi. Si accettano le prove naturali che l'esistenza comporta come qualcosa di inevitabile ma di poi non così dannoso per la propria anima che, una volta superato il tutto, continuerà a vivere, ad apprendere e ad amare.
Ma a questo punto del nostro percorso sarà lecito domandarsi: per tutti coloro che invece non fanno ritorno cosa accade? L'anima quali tragitti segue e che senso dà alla propria sopravvivenza? E' possibile ipotizzare una permanenza eterna in quell'altra dimensione nella consapevolezza di aver completato la propria esperienza in una sola esistenza? Oppure è più logico pensare che la nostra evoluzione spirituale necessiti di più vite e di numerose altre opportunità per raggiungere la perfezione?


Dott.ssa Elisa Albano

NB. Gli articoli sono tratti da un testo in preparazione.

[1] LUCIA PAVESI - Oltre la vita (Esperienze di pre-morte)., Ed De Vecchi, Milano 1997., p. 55
[2] Idem p. 56
[3] PAOLA GIOVETTI - DEDE RIVA - RUDY STAUDER - Esperienze di frontiera (Il confine sottile tra realtà terrena e l'"altra" dimensione)., Ed Sonzogno, Milano, 2001, p. 80.
[4] RAYMOND A. MOODY Jr. - La vita oltre la vita., Op. Cit., p. 76.
[5] RAYMOND A. MOODY Jr. - La vita oltre la vita., Op. Cit., p. 81
[6] RAYMOND A. MOODY Jr. - La vita oltre la vita., Op. Cit. p.85
[7] LUCIA PAVESI - Op. Cit., p. 174

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