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 Evento: Conferenze: Affinità Karmiche e Relazioni Famil.
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Inserito il - 28/01/2007 : 19:19:41  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Conferenze: Affinità Karmiche e Relazioni Familiari

Gestione della Crisi e Superamento dei Conflitti. Riflessione sulle molteplici sfumature del sentimento dell'amore per armonizzare la propria personalità e migliorare le relazioni.

Varese, Sabato 17 Marzo 2007 ore 16.00

Aula Magna Scuola Media Statale "Salvemini" - Via Brunico 29, Varese

Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Florida Vedic College e The Yorker Intl. University. International Affiliate of the American Psychological Association

Conferenza ad Ingresso Gratuito, è consigliata la prenotazione

Seguirà Seminario di Approfondimento il 21 aprile 2007


locandina

http://www.c-s-b.org/it/images/locandine/varese_17-03-2007.jpg


Informazioni e Prenotazioni

Dott.ssa Daniela Scuderi:
347 9766801 - 031 762184
d.scuderi@c-s-b.org

Segreteria CSB:
tel 0587 733730
fax 0587 739898
secretary@c-s-b.org
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Inserito il - 12/03/2007 : 12:02:32  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Dare e ricevere amore è l’essenza stessa della vita, quello che ciascun essere vivente ricerca maggiormente.
Qual è il rapporto fra compagnie e visione del mondo, fra legami e impronte karmiche, fra relazioni e obiettivi da raggiungere nella vita?
Una interessante ed inedita “mappatura” del sentimento amoroso.

[...] La persona cerca all’esterno perché è la naturale tendenza, perché i sensi sono scagliati all’esterno. Lo sforzo occorre per fare l’inversione di marcia, per impegnarli nella introspezione, nella visione interiore. E’ un’operazione che richiede non solo sforzo ma anche esperienza, giusta guida, perché se è facile sperdersi nel mondo esterno è ancora più facile sperdersi nel labirinto mentale: muto, silenzioso, agghiacciante. Generalmente le persone che le fanno male pagano uno scotto così alto che provano repulsione, quindi si scagliano di nuovo nel mondo oggettivo perché appare più familiare, perché i sensi sono proiettati nella facoltà di estroversione. Guardare all’esterno è “naturale”, non è il meglio di quel che c’è da fare ma è quello più normale. Normale è rappresentato dalla norma, quindi è rappresentato dalla più alta percentuale di persone che lo fanno. In un ospedale è normale essere ammalati e mano a mano che guariscono sono dimessi.
In questi pianeti esistono anche gli esseri liberati ma si incontrano gli esseri incarnati che non sono assolutamente quelli sani i quali hanno la tendenza all’estroversione, a trovare tutto all’esterno la ragione della loro esistenza. Il problema esistenziale lo si vorrebbe risolvere in questo stato patologico con strumenti esterni. Qualcuno potrebbe chiedere: “Ma se il mondo esterno non servisse, perché mai ci sarebbe”? “Ma Lei non ha detto prima che l’universo è un progetto, e allora che progetto è’”. Come progetto ha la sua finalità, non dovete appiattirvi su di una funzione esclusivamente estrovertita. Dovete armonizzare le due tendenze, quella introvertita con quella estrovertita, da questo equilibrio avremo il superamento o la trascendenza degli opposti. Molte persone che ho incontrato in uno stato di depressione, anche pauroso, gravissimo, non sono molto diverse da persone che ho incontrato in uno stato di euforia, di agitazione. La depressione, l’agitazione sono tipiche di molti disturbi della personalità, soprattutto i distici che nel loro ciclo a volte sono depressi e a volte sono agitati. Il loro rapporto non è sempre esclusivamente con il mondo esterno, a volte anche con il mondo interno. Ma non è sano né l’uno né l’altro, sono due forme patologiche di affrontare l’interiorità e l’esteriorità. Quando c’è una vera soluzione a questo conflitto generato dalla coppia di opposti si ha un’armonizzazione al di sopra di essi e le due forze si equilibrano, si armonizzano e producono una terza posizione che è quella che risolve tutti i conflitti. Anche nei rapporti familiari è sempre così.
Schema: inerzia, indolenza, riluttanza ad agire, debolezza di carattere. Al suo opposto: forza, violenza, brutalità, azione esasperata. Ho descritto una coppia di opposti forte. La calma è un equilibrio di queste due tendenze, la debolezza e la forza violenta. Ma con questa calma non si va lontani perché se è senza la forza torna a diventare inerzia, se prende la via della forza, della violenza passa dall’altra parte. E’ necessario che sfoci dall’azione spirituale che si esprime sempre in grande serenità perché è l’armonizzazione di questi due poli, entrambi negativi. Il mondo è costituito da una serie infinita di questi poli che sono coppie di opposti. Se ne è occupato già Eraclito, altro filosofo presocratico. Altri latini hanno detto: “La virtù sta nel mezzo”, a patto di non diventare mediocri. Ma l’azione spirituale è la risoluzione, è il risultato vero. L’attività spirituale ha in sé i due poli, ma li trascende. Questo è un argomento di straordinaria importanza anche per la pace in famiglia. Nelle relazioni, nelle amicizie, nei vari tipi di amore.[...]


Note sull'autore: Marco Ferrini, Ph.D. Psychology. Da oltre trent’anni si dedica allo studio e all’insegnamento della cultura vedica, che ha approfondito con viaggi in India e soggiorni di studio nei luoghi sacri dell’Induismo. Ha ideato programmi radio ed è intervenuto in trasmissioni televisive su tematiche inerenti la cultura Vedica. E’ autore di saggi e libri sulla Filosofia, la Scienza, l’Arte e la Religione dell’ India antica. Tiene Lezioni, Corsi, Conferenze e Seminari presso Facoltà universitarie e Istituzioni culturali. Collabora con studiosi e centri di ricerca in Italia, negli Stati Uniti e in India.

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Inserito il - 14/03/2007 : 12:38:38  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Estratto da "Affinità Karmiche e Relazioni Familiari"

http://www.csbstore.com/it/index.php?main_page=product_info&products_id=69

[…]
Approfondiamo l’analisi dei conflitti e proponiamo vari tipi di soluzioni dei conflitti stessi; vediamo ad esempio come ciò che determina il conflitto, la causa patologica può diventare energia risolutiva del conflitto stesso. Abbiamo esaminato diverse situazioni nelle quali il conflitto insorge dall’interazione tra individui. E’ impensabile che esista conflitto tra una persona e una cosa, il conflitto è sempre interno alla persona. Quando un oggetto materiale appare come causa di conflitto è una proiezione, una difficoltà interna riflessa all’esterno. Prima si è detto che è sempre l’esito di una relazione difficile, ma ciò non implica necessariamente che la relazione sia tra due soggetti diversi.
Molti conflitti sono intrapersonali e non interpersonali. Intrapersonali significa che un individuo ha conflitti interiori, con sé stesso. Si tratta di vari livelli di psiche e coscienza che entrano in conflitto e questa conflittualità è una delle cause più frequenti del malessere diffuso nella società moderna.

Ogni problema intrapersonale genera in un breve tempo conflitti interpersonali perché quando la persona non sta bene, non vive bene, ha tendenza a proiettare sugli altri la causa del proprio malessere. Appare più comodo incolpare gli altri dei propri problemi, ma non è la soluzione perché così facendo si allarga la sfera della sofferenza. Gli altri vengono presi dallo stesso nostro malessere, perché insoddisfazione, irrequietezza, aggressività, nervosismo sono contagiosi.
Il lavoro deve essere fatto su due piani; quello più facile è verso l’esterno e consiste nell’aggiustare i rapporti con gli altri. I problemi più difficili da risolvere sono quelli con noi stessi, che spesso non sappiamo di avere, perché creati da atteggiamenti quasi sempre inconsci. La soluzione di questo tipo di problemi implica un lavoro serio su noi stessi e una disciplina da seguire; chi non ha voglia di fare questo lavoro a monte, di compiere una serie di aggiustamenti nella personalità, è suo malgrado costretto a subire le spinte dell’inconscio e le conseguenze, per lo più sono ignote, dei nostri samskara o dei desideri latenti, forze situate nella mente profonda.
Abbiamo immense forze da gestire che prima dobbiamo conoscere. Dobbiamo avere una conoscenza, seppur teorica, perché la pratica senza conoscenza è rischiosissima. Prima di fare l’esperienza, vijnana, occorre jnana, la conoscenza; occorre un quadro teorico di riferimento per potere agire.
E’ assai pericoloso impostare relazioni, matrimoni, società, attività, qualsiasi cosa senza avere la conoscenza necessaria. Ci sono buone probabilità che questi rapporti alla fine risultino fallimentari.
Se la relazione si basa sulle spinte dell’ego, i problemi rimangono. Se invece sono incentrate sul livello superiore del divino, su Dio, ogni problematica, se mai dovesse sorgere, poi si risolve. A livello di essere incarnato, d’altra parte, l’ego è l’elemento di interfaccia, perché senza ego non possono esserci relazioni; ma poiché l’ego è fortemente influenzato da vari condizionamenti, paradossalmente, oltre ad essere l’oggetto della relazione, è anche l’oggetto del conflitto.
L’ego è indispensabile perché è il destinatario, il punto di riferimento, tuttavia se i due soggetti sono teocentrici, la relazione funziona senza conflittualità. I conflitti si destrutturano in presenza dell’amore. Un esempio molto elementare è dato dall’oscurità che si destruttura in presenza della luce; non è necessario lottare contro le ombre, basta illuminarle. Non dovete trasformarvi in novelli Don Chisciotte e lottare contro i mulini a vento, è sufficiente avere uno scopo positivo perché tutto ciò che è negativo si trasformi da solo.

[...]



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