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 Via libera in Brasile alla soia OGM
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Inserito il - 16/10/2003 : 16:12:45  Mostra Profilo
Via libera in Brasile alla soia OGM

a cura di Fabio Quattrocchi


«Marina, cerca di capire... Governare è un'altra cosa». Dopo l'ennesima capriola sul programma di governo, stavolta è dovuto intervenire Lula in persona per asciugare le lacrime di un vecchio compagno di lotta. Anzi, di una compagna, la più simbolica e carismatica tra quanti occupano oggi una poltrona nel governo brasiliano. A Marina Silva, ministro dell'Ambiente, il decreto che liberalizza in Brasile la soia modificata geneticamente non è andato proprio giu. Per mesi aveva fatto di tutto da brava politica di lungo corso, sostenendo le sue ragioni, cercando di mediare tra interessi divergenti. Alla fine, quando Lula aveva già preso la sua decisione, favorevole ai grandi agricoltori, non le è rimasto altro che scoppiare a piangere. In una riunione di partito, ha brandito una foto di Chico Mendes, il suo maestro di vita e politica, ed è esplosa. «Sì, potrei lasciare il governo», ha rivelato a qualche amico. E si è chiusa nel silenzio.

Da quel giorno, la settimana scorsa, Marina Silva ha ricevuto quintali di fiori, decine di telefonate di sostegno, centinaia di email. Per le strade di Brasilia sfilano le manifestazioni degli ecologisti contrari agli Ogm, arrivano le delegazioni degli indios che Marina ha difeso per tutta la vita. Lula era all'estero quando è successo il fattaccio, ma ha capito immediatamente. I suoi più stretti collaboratori, anche loro amici della Silva da quando era una ragazzina, lo avevano avvertito. «Lula, passi con altri ministri, ma non possiamo perdere Marina. Ne va dell'immagine del governo, in Brasile e soprattutto all'estero. Bisogna parlarle».

Da quando il maggior partito della sinistra latinoamericana è al potere, i casi di coscienza dei vecchi compagni sono all'ordine del giorno. Non è solo la sinistra marxista del Pt, che sognava una sterzata a 180 gradi, a protestare per il «tradimento» degli ideali. Il problema sono i ministri costretti a governare senza fondi, a causa della politica di bilancio restrittiva, gli economisti storici messi da parte in favore dei tecnocrati, i difensori degli investimenti pubblici costretti a guardare. La presenza di Marina Silva al governo, però, è qualcosa di più. Fragile, minuta, con il fisico debilitato dalle epatiti contratte quando viveva nella miseria più assoluta e da una intossicazione di mercurio, la Silva è il simbolo vivente della speranza di cambiamento.



Era una ragazzina di 15 anni che non sapeva leggere e scrivere quando entrò in contatto con il movimento dei seringueros , gli estrattori di caucciù, il cui leader era Chico Mendes. Dal lontano Acre, toccò poi a lei prendere il testimone della battaglia per la preservazione della foresta quando Mendes venne assassinato, nel 1988, da una squadraccia mandata dai proprietari terrieri della regione. Lotta poi proseguita fino al cuore del potere brasiliano, al Senato, e in numerosi viaggi all'estero, da dove la Silva riceve decine di inviti ogni anno per portare la sua testimonianza.



Sulla questione della soia modificata, il programma di governo del Pt era stato chiaro. Con un secco no. Ora Lula è costretto realisticamente ad una marcia indietro. Il Brasile è il principale produttore mondiale del legume e se blocca le nuove sementi i propri agricoltori si vedranno chiudere molti mercati. È un decreto provvisorio, ha promesso il presidente all'amica, poi approveremo una legge organica. Ma in molti, in Brasile, pensano che la storia non finirà qui. I grandi proprietari premono anche per rivedere i confini delle terre garantite agli indios nella foresta. Se il governo Lula dovesse cedere anche su questo, difficilmente la companheira Marina si limiterà alle lacrime.


Autore: Rocco Cotroneo

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