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 Evento: Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero
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Inserito il - 14/04/2008 : 12:27:10  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Conferenze: Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero

Percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell'India

Firenze, 3 Maggio 2008 ore 16.30
Auditorium Ente Cassa di Risparmio - via Folco Portinari 5, Firenze


Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Colleges e Universities Americani.
International Affiliate of the American Psychological Association

Conferenza ad Ingresso Gratuito, è gradita la prenotazione

Al termine sarà offerto un dessert vegetariano

Seguirà corso di approfondimento presso l'Aula Magna della Fondazione Studi Bhaktivedanta, via Gramsci 64, Ponsacco (PI)


locandina

http://www.c-s-b.org/it/images/locandine/firenze_03-05-2008.jpg


Informazioni e Prenotazioni

Segreteria CSB:
0587 733730
320 3264838
fax 0587 739898
secretary@c-s-b.org
http://www.c-s-b.org



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Inserito il - 28/04/2008 : 11:05:49  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Libro: Il Ruolo della Volontà

Studio delle leggi psicologiche e delle discipline che presiedono allo sviluppo delle facoltà interiori di determinazione, chiaroveggenza e saggezza per resistere alle tendenze negative della società e vivere con gioia e coerenza le proprie scelte etiche.

Estratto da "Il Ruolo della Volontà"

ed. Centro Studi Bhaktivedanta 2008 - http://www.c-s-b.org/it/

[…]
Oltre alle funzioni psicologiche costituzionalmente deboli, ve ne sono altre che non hanno avuto la loro normale evoluzione e maturazione e sono rimaste ad uno stato primitivo, caotico, infantile. Sono facoltà psichiche che generalmente restano più o meno inconsce e non si inseriscono nella personalità cosciente, ma possono erompere in essa in modi improvvisi, tumultuosi e dolorosi.
Si può dire che più spesso nell’uomo rimangono immature e dissociate le facoltà che rientrano nella sfera dell’eros, mentre nella donna quelle relative al logos. Nessuno è esclusivamente uomo o donna, perché nella personalità dell’uno come dell’altra coesistono caratteristiche maschili e femminili, se non altro perché siamo passati attraverso innumerevoli vite, dove siamo stati uomini e donne, e portiamo con noi strascichi residui di quelle personalità anche nella vita presente. Questo potrebbe spiegare molte deviazioni di gusti e tendenze.

È necessario considerare l’integrazione della personalità per poter attingere il meglio delle caratteristiche maschili e femminili di ciascuno e svilupparle a prescindere dal genere.
In un individuo maschile le tendenze verso il logos sono maggiori. Il logos è razionalità, pensiero, audacia. Spesso accade che persone che hanno mirabilmente sviluppato queste qualità sono dei fiaschi viventi perché sono carenti nei sentimenti, nelle intuizioni e nella sensibilità, caratteristiche tipicamente femminili. Quando queste caratteristiche sono sviluppate all’estremo, significa invece che rimangono carenti quelle di tipo logos, tra cui lucidità e distacco emotivo nel trattare questioni personali. Quando è carente o immatura questa categoria di qualità, la donna sviluppa la tendenza all’impulso passionale, ad un’intuizione spesso erronea che sfocia in superstizione, magia, esoterismo fasullo. Un eccesso di sentimento senza l’illuminazione della buddhi, la razionalità, può risultare disastroso. L’impulsività e la fretta possono sostituirsi alla corretta visione delle cose, portando a conclusioni affrettate ed erronee.

L’eros, il mondo dell’affettività, dell’amore anche tenebroso, burrascoso, passionevole e talvolta torbido, può essere rischiarato dalla luce dell’intelletto nella forma di osservazione distaccata, così come, mutatis mutandis, in campo maschile l’eccessiva razionalità può asfissiare il sentimento. Il troppo pensare su basi logiche può costruire imperi in campo commerciale, militare o politico, ma può rivelarsi un disastro nelle relazioni umane. Sono esistiti grandi imperatori che erano dei falliti sul piano personale e interpersonale, uomini che hanno conquistato continenti interi, che hanno fatto tremare la terra, come Gengis Khan, Attila, Hitler, Napoleone: erano persone terribili e sole; rappresentano fallimenti da manuale.

Poi ci sono quelli eccezionalmente maldotati, che non hanno né capacità di sentimenti, né capacità manageriali. Anche tra le donne esiste la categoria che comprende chi non ha sviluppato l’area dei sentimenti, perché il sentimento prevalente è l’egoismo, per cui tutto viene da esso magnetizzato e le capacità di empatia si bruciano. Essendo poco sviluppata la parte razionale, molte donne sono indotte a parlare del destino come di ineluttabile fatalismo. Queste persone possono apparire razionali, ma che non lo sono lo si vede all’azione. Anche fisicamente basta avere un organo malato per essere considerati malati. Essere sani significa non essere malati; nessuno di questi aspetti morbosi dovrebbe far parte della nostra personalità. Per cui, prima di conquistare gli imperi, è opportuno conquistare i sensi; prima di conquistare il mondo all’esterno di noi, i Veda insegnano che bisogna conquistare la mente, cosa che ci permetterà di interagire con il mondo esterno secondo modalità armoniche. I veri nemici da conquistare sono i cinque sensi e la mente selvaggia. Chi conquista la mente scopre sé stesso e conquista il mondo.
[…]

libro
http://www.csbstore.com/it/index.php?main_page=product_info&products_id=65

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Inserito il - 09/05/2008 : 14:23:46  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Conferenze: Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero

Percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell'India

Firenze, 3 Maggio 2008 ore 16.30
Auditorium Ente Cassa di Risparmio - via Folco Portinari 5, Firenze
Relatore: Marco Ferrini (Ph.D. Psychology). Professore incaricato di Colleges e Universities Americani.
International Affiliate of the American Psychological Association

Sabato 3 maggio, presso l'Auditorium dell'Ente Cassa di Risparmio, il Prof. Marco Ferrini ha tenuto una Conferenza sul tema: “Il Ruolo della Volontà e la Scienza del Pensiero. percorso attraverso antichi trattati Yoga di Psicologia e Spiritualità dell'India”.Che ruolo ha la volontà nella trasformazione dei contenuti inconsci? Come è possibile modificare i processi inconsci in corso, volgendo dinamiche negative in dinamiche positive propedeutiche al nostro benessere?

La scienza dello Yoga, attraverso antichi trattati di psicologia del profondo, insegna ed offre strumenti pratici per intervenire in quelle zone più celate della psiche, laddove si agitano forze subdole ed invisibili all'io cosciente che ne determinano le scelte, lo stato d'animo e l'attitudine verso la vita.
Tre fattori sono essenziali per conseguire tale obiettivo:
1) Imparare a conoscere le grandi potenzialità della mente inconscia
2) Dedicarsi ad esercizi e pratiche di vita per la decontaminazione del campo psichico inconscio
3) Utilizzare sapientemente la volontà, comportandosi in armonia con l'ordine cosmo-etico che governa l'universo ed ogni essere vivente.

Qui di seguito riportiamo un estratto della Conferenza con contenuti che sono stati poi approfonditi attraverso le domande poste dal pubblico.
“Analizzando il rapporto tra il sé e la volontà da una parte e le varie altre funzioni psichiche dall'altra, possiamo renderci conto di quanto sia stretto, convergente, quasi identificante, il legame tra la volontà e il sé, e quanto attraverso la volontà il sé agisca sulle altre funzioni psichiche, le governi e le orienti. Rimaniamo comunque aperti all'esistenza di altri due rapporti: il primo tra il sé spirituale e il suo riflesso distorto (l'ego) – quale somma dei contenuti psichici con i quali il soggetto si identifica –; e il secondo tra il sé individuale (spirituale) e il Sé cosmico, l'Anima Suprema o Dio per i teologi. Mentre il primo rapporto è spesso conflittuale, perché l'anima interagisce con una distorsione (con l'ego, personalità storica e transitoria), il secondo invece, quello con il Sé cosmico, è beatifico, fonte di completa armonia, di estasi. Il problema della volontà, dunque, consiste in quale dei due rapporti privilegiare.

Il processo inconscio non possiede una propria volontà, è piuttosto automatico; non possiamo vederlo in movimento con gli occhi né esaminarlo con la mente razionale, ma possiamo sperimentare che esiste una dinamica per la quale esso agisce spontaneamente rispondendo agli input che gli abbiamo fornito col pensiero cosciente, con o senza un deliberato atto volitivo. Il pensiero cosciente sceglie gli scopi, seleziona i dati, calcola, valuta e giunge a conclusioni e, generalmente senza saperlo, mette in moto il processo inconscio. Attraverso la volontà - che rappresenta la funzione più immediata e più diretta dell’io - si può produrre un’immagine mentale dello scopo che si vuole raggiungere, e questa mette in moto nell’inconscio un’attività diretta a realizzare tale scopo… anche se noi rimaniamo all’oscuro del modo in cui opera.

Il pensiero cosciente non è, perciò, l'esecutore materiale del risultato, ma colui che ne attiva i meccanismi[1]. Dunque agire qui ed ora nel modo più corretto possibile (dharmya) permette poi al processo inconscio di raggiungere spontaneamente, senza eccessiva fatica, i migliori risultati. Ecco perché chi si occupa diligentemente e con fiducia del qui ed ora, non ha necessità di preoccuparsi per il futuro, perché gli obiettivi verranno conseguiti dal processo inconscio che avremo messo in moto. La volontà è ottimamente usata quando si limita a fornire l’impulso iniziale e lascia che l’elaborazione inconscia segua naturalmente e spontaneamente”.
Il relatore ha proseguito descrivendo le attività e le attitudini che favoriscono l'attivazione di processi inconsci positivi, che capitalizzano l'energia del soggetto e ne sviluppano una volontà forte e sana, e quali sono invece le azioni e le attitudini negative, che disperdono l'energia psichica e distruggono la forza di di volontà. Tali tematiche verranno approfondite durante il Corso di cinque lezioni che si terrà presso la Sede del CSB a Ponsacco nei giorni 7, 14, 21, 28 maggio e 4 giugno.

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[1] Cfr. BG. III.27: “Sviato dall'influenza dell'ego, il sé spirituale crede di essere l'autore delle proprie azioni, che in realtà sono compiute dai guna, [le tre energie archetipe costituenti la Natura]”.
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